22 Settembre: l’Italia
riconosca lo Stato Palestinese
di Agostino Spataro
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Yasser Arafat, riceve
Agostino Spataro, Hotel Excelsior, Roma, 1988 |
1.. Mentre ri-esplodono gli scandali delle
frequentazioni notturne e diurne di Silvio Berlusconi,
permettetemi di ricordare che il suo governo si è
assunto la grave responsabilità di votare contro la
richiesta, avanzata all’Onu da Abu Mazen, per il
riconoscimento pieno dello Stato del popolo martire di
Palestina entro i territori del 1967 assegnati dall’Onu
del 1947 e confermati dalla risoluzione n. 242/1967 del
CdS dell’Onu che chiedeva l’immediato ritiro dai
territori palestinesi delle forze d’occupazione
israeliane.
Credo che il “no” detto da Berlusconi ai palestinesi
sia molto più grave di quello che egli avrebbe ricevuto
da Emanuela Arcuri.
Perciò, parliamone e soprattutto agiscano i
responsabili politici e parlamentari per evitare questo
nuovo errore che sbilancia, pesantemente, la posizione
dell’Italia a favore della parte occupante.
Chiarendo che l’errore non è quello che- secondo il
ministro Frattini- commetterebbero i rappresentanti
dell’Autorità nazionale palestinese nel chiedere per il
loro Paese il riconoscimento quale 194° membro della
Nazioni Unite, ma quello commesso dal governo italiano
di negare tale riconoscimento, senza portare motivazioni
convincenti.
Il governo, infatti, non può rifiutare, in nome del
popolo italiano, una richiesta legittima e dolorosamente
motivata da 63 anni (sì, sessantatre anni, avete letto
bene!) di spoliazioni di beni, espulsioni, diaspore,
massacri, occupazioni militari, distruzioni di
abitazioni, repressione, incarceramenti, sfruttamento
della forza lavoro,miseria, privazioni di ogni sorta e
persino tentativi di distruzione della identità
culturale ed etnica.
2.. Esagerazioni? Faziosità? Per una verifica
di tali affermazioni, rimando agli scritti di diversi
pacifisti israeliani che le documentano.
Per tutti cito “Sacred Landscape” opera di
Meron Benvenisti, esponente israeliano della prima ora,
a lungo amministratore di Gerusalemme, ampiamente
richiamato da Riccardo Cristiano nel suo “La speranza
svanita” (Editori Riuniti, 2002).
In questo testo, scritto non da un arabo facinoroso,
fazioso, ma da uno “dei più grandi figli d’Israele”,
troverete quello che mai nessun giornalista e
commentatore occidentale ha detto sui metodi adottati
dagli israeliani per cacciare dai loro villaggi, dalle
loro terre gli arabi palestinesi e privarli di ogni
diritto.
Dopo è venuto il “terrorismo” palestinese, che
personalmente condanno, ossia la risposta disperata di
alcuni gruppi al permanere dell’occupazione israeliana.
Per altro, non bisognerebbe dimenticare che il
terrorismo in Palestina l' hanno introdotto e,
sanguinosamente sperimentato, le bande armate di Begin
(che diventerà primo ministro d’Israele) ai danni degli
arabi e delle forze di garanzia inglesi che esercitavano
il mandato internazionale.
3.. Ho accennato a questi gravissimi precedenti
solo per ricordare a certi “benpensanti”, che
enfatizzano i “limiti” dell’Autorità palestinese, com'è
nato e si è affermato lo Stato d’Israele che, nel
prosieguo, ha realizzato anche tanti fatti positivi;
quanto è stato lungo il “calvario” del popolo
palestinese al quale, dopo 63 anni, non si può chiedere
di aspettare ancora, magari altri 40, per vedere
riconosciuto il diritto ad avere uno Stato.
Da notare che tale iniquo trattamento è stato
applicato soltanto ai danni dei palestinesi.
Mentre, cioè, l’intero terzo mondo si liberava dal
giogo coloniale, nascevano nuovi Stati (l’ultimo, il Sud
Sudan, è nato un mese fa) e confederazioni di stati,
soltanto il popolo palestinese è rimasto senza Stato.
Perché? Che cosa ha fatto di male?
In realtà, i palestinesi il male lo hanno subito,
nell’indifferenza generale del mondo, hanno perfino
rischiato di essere cancellati dalla faccia della terra,
di perdere la loro dignità di popolo che solo grazie
all’opera di Yasser Arafat e dell’Olp è stata
salvaguardata e rilanciata come una “questione” primaria
della politica internazionale.
Se tutto ciò è vero, ognuno si chiede: perché questo
popolo, al quale è stata sottratta metà della sua terra
sulla quale viveva da millenni per insediarvi lo stato
d’Israele, che da oltre 40 è sotto occupazione militare
israeliana, non debba avere il diritto a creare uno
Stato nei territori assegnati dall’Onu?
Domanda semplice e al contempo tremenda, ineludibile,
alla quale l’Italia, l’Europa e il mondo intero sono
chiamati a rispondere il 22 settembre a New York.
4.. Votare "no" vuol dire negare ai
palestinesi, solo a loro nel mondo, il sacrosanto
diritto alla libertà e alla sovranità statuale.
Di fronte a questo diritto, non reggono gli speciosi
argomenti per aggirarlo e tanto meno le minacce di
taluni esponenti israeliani che dimenticano che Israele
è uno Stato creato dall’Onu per un risarcimento da altri
dovuto, che ovviamente ha diritto di esistere e di
vivere in pace con i suoi vicini, ma non di occuparli.
Quanto è difficile fare capire le ragioni dei deboli!
Soprattutto, a certi esponenti politici ed analisti,
che, spesso, sbagliano l’analisi come l’ultima sulla
“primavera araba” che per cacciare il tiranno ha, forse,
aperto la porta del dragone.
Forse, per fargliele capire servirebbero più spirito
di comprensione e anche uno sforzo d’immaginazione
magari -in questo caso- provando a mettersi nei panni
dei palestinesi.
Non può esserci confronto fra chi oggi è vittima di
un’occupazione e chi paventa di poterlo diventare
domani.
Perciò, spiace che gli Stati Uniti di Obama, invece di
dare corso alle speranze che egli stesso aveva acceso
anche riguardo alla questione palestinese, continuano a
minacciare incomprensibili veti.
L’Italia e l’Europa sono altra cosa; non possono
consentire il perdurare di questa grave ingiustizia. Il
"no" pregiudicherebbe le possibilità di una ripresa, su
basi di equità e di solidarietà (non con la
petropolitica e con i bombardamenti della Nato, per
intenderci), delle relazioni euro arabe che
costituiscono il baricentro, il punto di snodo della
prospettiva di pace e di progresso nel Mediterraneo, nel
Medio Oriente, in Africa e in Europa.
5.. In particolare, il voto contrario
dell’Italia andrebbe contro il sentimento della
maggioranza degli italiani che, da sempre, hanno
perorato i diritti d’Israele e quelli (purtroppo
disattesi) del popolo palestinese: due Stati per due
popoli che potrebbero convivere in pace e in
cooperazione.
Su questa scia è andata avanti la politica estera del
nostro Paese.
Se oggi una piccola, ibrida minoranza di deputati
chiede al governo di votare "no", ricordo che nel 1982
presentammo al governo una richiesta unitaria,
sottoscritta dalla stragrande maggioranza dei deputati
(450, fra i quali i tre segretari di Dc, Pci, Psi:
Zaccagnini, Berlinguer e Craxi ossia i rappresentanti di
circa il 90% dell’elettorato italiano), con la quale si
chiedeva il riconoscimento dei diritti nazionali del
popolo palestinese.
La mozione sarà approvata dalla Camera, ma il governo,
allora presieduto dal troppo filo atlantico Spadolini,
non volle dare seguito alla decisione parlamentare.
Non so se si possa fare un confronto fra la
maggioranza parlamentare di allora e la minoranza
attuale.
So di sicuro che il no annunciato dal governo
Berlusconi è il vero errore che bisognerebbe evitare.
Agostino Spataro
16 settembre 2011
p.s. Mi dispiace tediarvi, ma poiché nel
nostro Paese, fra pensiero unico e pulsioni sanfediste,
la libertà di pensiero pericolosamente si assottiglia,
sono costretto a ribadire che questa presa di posizione
non scaturisce da un sentimento antiebraico o
anti-israeliano, ma solo dalla solidarietà dovuta al
popolo palestinese vittima di una lunga ed assurda
occupazione straniera.
Sono stato, sono, a favore della giusta causa
palestinese, ieri in Parlamento oggi da cittadino
comune, ma non per ciò avversario degli israeliani,
tanto più degli ebrei.
A noi piace stare dalla parte delle vittime. Come lo
siamo stati, sempre, con gli ebrei perseguitati,
massacrati dal nazismo tedesco e dal fascismo italiano.
Quindi, per favore, non si rispolveri l’abusata accusa
di antisemitismo, per altro imprecisa poiché – secondo
il racconto biblico- semiti dovrebbero essere anche gli
arabi.
In ogni caso, la nostra cultura politica marxista ci
rende immuni da ogni tentazione razzistica e
sciovinista. Non so se chi lancia anatemi possa vantare
la medesima immunizzazione.
Se questa precisazione non basta, aggiungo che sono
figlio di un operaio siciliano (Pietro Spataro) che è
stato deportato e per due anni rinchiuso in un lager
nazista in Germania e per questo è stato insignito
(purtroppo post- mortem) di una medaglia d’onore del
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.