Dopo la bocciatura del Tar
Riparte l’iniziativa
contro il rigassificatore
di Agostino Spataro
La sentenza del Tar del Lazio che annulla la procedura
d’approvazione del progetto del rigassificatore di Porto
Empedocle sta provocando una serie di reazioni a catena.
La turbolenza non investe solo la provincia di Agrigento
ma, direttamente, anche il governo della Regione dentro
il quale è esplosa una pesante polemica fra due
assessori che il presidente Lombardo, invece di
spiegarne le ragioni all’opinione pubblica, vorrebbe
sedare con intimazioni autoritarie. Una lite clamorosa,
non dovuta a nervosismo o a mala creanza, ma al disagio
che crea la decisione del Tar che potrebbe scombussolare
accordi dichiarati e intese sottaciute, di vario livello
e natura, e provocare serie preoccupazioni anche in
importanti ambienti finanziari e imprenditoriali, non
solo siciliani.
Le cose, dunque, si complicano anche perché, un mese
prima della sentenza del Tar, la revoca dei permessi era
stata chiesta ai vari ministri competenti dall’on. Fabio
Granata, vicepresidente dell’Antimafia nazionale ed
esponente del Fli che sostiene la giunta Lombardo, “per
possibili infiltrazioni mafiose nel business del
rigassificatore empedoclino”. Insomma, la sentenza
potrebbe ingenerare un vero putiferio che, però, allo
stato non sembra scalfire l’imperscrutabile silenzio di
gran parte del ceto politico. Tutti muti, distratti.
Perché?
Uno dei pochi a parlare è stato, ovviamente, il sindaco
di Agrigento il quale, insieme a altri promotori dei
ricorsi, ha meritatamente rivendicato il successo
dell’iniziativa giudiziaria. Tutto bene, dunque? Prima
di cantare vittoria bisognerà respingere le pressioni di
ogni tipo e natura, i tentativi di aggirare gli ostacoli
e d’intorbidire le acque. Diverse manovre sono già state
attivate in tal senso. La partita, pertanto, è tutta
aperta e dall’esito incerto.
L’opinione pubblica avrà modo di verificare le coerenze
e la serietà dei vari soggetti. Sotto osservazione sarà,
in particolare, il sindaco Zambuto, nei fatti, l’unico
esponente politico e istituzionale che si è assunto la
responsabilità di contrastare una decisione ritenuta
arbitraria e dannosa per la città e per la provincia di
Agrigento. Anche perché per la gente il problema
fondamentale non è solo quello di ottenere una procedura
autorizzativa lecita e qualche compensazione monetaria o
d’altra natura, ma di riaprire il discorso
sull’opportunità o meno di realizzare il rigassificatore.
Molti temono i rischi gravissimi che potrebbero nascere
dall’insediamento del mega impianto sulla spiaggia a
ridosso fra Agrigento e Porto Empedocle e di un popoloso
comprensorio.
Esagerazioni? Non direi. L’Unione europea - sulla base
della direttiva “Seveso”- prevede per i rigassificatori
una procedura più scrupolosa poiché li considera a
“rischio d’incidente rilevante” non solo per l’ambiente,
ma anche per la salute delle popolazioni circostanti. Un
esempio concreto? L’incidente di Viareggio dello scorso
anno(ieri la procura di Lucca ha chiesto 38
incriminazioni per gravi reati) in cui l’esplosione di
un solo vagone di gas liquefatto ha provocato un
disastro ambientale terribile e 30 morti nel sonno. Si
trattava di
30 metri
cubi,
figurarsi quali conseguenze potrebbe provocare
l’esplosione di una delle navi metaniere (con un carico
di centinaia di milioni di m/c) che settimanalmente
dovrebbero attraccare al pontile empedoclino.
Insomma, nessuno, in linea di principio, è contrario a
questo tipo d’impianti, ma non si possono sottovalutare
i rischi derivanti per le popolazioni. Perciò, è
legittimo pretendere dai governi e dagli organi
competenti e dalle stesse imprese titolari massima
trasparenza e soprattutto adeguate assicurazioni in
ordine a questi e ad altri rischi. In questa materia il
decisore si assume una tremenda responsabilità politica
e morale. Perciò, prima di procedere, deve consultare il
“genio del luogo” cioè i cittadini di tutti i comuni del
comprensorio.
Nel nostro caso, il referendum è stato svolto solo nel
comune di Agrigento e il risultato è stato chiaramente
contrario. C’è, dunque, anche un problema di democrazia
sostanziale. La volontà popolare non può essere sempre
calpestata dagli intrighi di certa politica e
dell’affarismo. Non si può consentire a nessuno di
giocare con la salute nostra e dei nostri figli. A mio
avviso, i due rigassificatori sono superflui rispetto
alle reali esigenze della Sicilia. Tuttavia, se l’on.
Raffaele Lombardo, che in campagna elettorale li
aborriva (vedi video su Youtube) mentre ora stranamente
li ritiene “utili e legittimi”, perché non li autorizza
su piattaforme marine, a debita distanza dalla costa?
Agostino Spataro
Pubblicato, con altro titolo, in “La
Repubblica”
del 17 dicembre 2010.