Lombardo, ritorno a ... Berlusconi
di
Agostino Spataro
Isola dei primati, la nostra! A giugno,
Modica è entrata nel Guinnes per avere confezionato un
filone di pane lungo un chilometro, centro tre metri e
undici centimetri. A luglio, la Sicilia, forse, riuscirà
a imitare il successo modicano confezionando un
Lombardo-quater a poco più di due anni dalle elezioni.
Un governo ogni sei mesi; un ritmo
davvero sorprendente per un presidente eletto dal popolo
(col 65%). Un primato che ha deluso molte attese e
contraddetto il senso della nuova legge elettorale
voluta per garantire stabilità alle giunte e continuità
d’impegno alla coalizione vincente. Un risultato che ci
riporta alle peggiori stagioni della “prima Regione” e
di cui bisognerebbe prendere atto e correre ai ripari.
L'estrema caducità e lo scarso spessore
dei governi, infatti, sono di per sé un segno evidente
della crisi di una leadership senza più una maggioranza
definita che, per sopravvivere, continua a ricercare
alleanze a destra ed a sinistra, indifferentemente. Con
l’aggravante che tutto sta tornando indietro, come
d’incanto.
Si stanno rimangiando i loro stessi
propositi di riforma, annunciati o minacciati,
recuperando perfino taluni chiacchierati progetti
maturati e avviati durante le aborrite gestioni di
Cuffaro: dai rigassificatori ai termovalorizzatori. Ai
quali bisogna aggiungere quello di una centrale nucleare
proposta (o imposta?) dal governo Berlusconi. È stato,
di fatto, abolito il tanto sbandierato “nuovo
piano-rifiuti” e ripristinato il commissariato
all’emergenza, manco a dirlo, affidato al governatore in
persona. Tutto come prima, dunque. Forse, peggio.
Giacché, oggi, la crisi economica sta distruggendo quel
poco che resta del nostro tessuto produttivo (sano)
mentre la regione continua a essere paralizzata e sempre
più indebitata a causa d’avventurose operazioni
imprenditoriali. E da Roma non arriva il becco di un
quattrino.
Logiche arcane sembrano presiedere scelte
così ardimentose, supportate da piazzamenti di amici
inamovibili e nuovi arrivati (soprattutto dal catanese,
fra cui anche un ottuagenario ex arcivescovo di Catania)
in delicati organismi finanziari. Se queste sono le
premesse, il Lombardo-quater riserverà ai siciliani uno
strano futuro: più volto all’indietro che proiettato in
avanti.
Come previsto, il governatore è arrivato
al punto più dolente del suo percorso ossia al ritorno
alla casa madre che l'ha eletto. L’incontro, di ieri,
con Berlusconi lo conferma. Questo- a me pare- il dato
nuovo di cui Lombardo dovrà tener conto per tentare di
varare la sua quarta giunta. Non potrà continuare a
giocare con formule strampalate: governo con “chi ci
sta”, dei “tecnici”, dei “competenti, di “legislatura”,
ecc. I governi sono tutti e sempre politici! La realtà è
che il governatore non può uscire dall’accordo con
Micciché e Berlusconi e Fini e, per non farsi
strangolare dal fatale abbraccio, vorrebbe
controbilanciarlo con il re-ingresso in giunta dell’Udc.
E pazienza se dovranno essere sacrificati alcuni
assessori “tecnici” e lo stesso PD che si era illuso di
costruire con Lombardo addirittura una prospettiva
elettorale.
Dopo l’incontro con Berlusconi e il voto
favorevole del MPA alla stangata finanziaria, si delinea
un nuovo scenario dentro cui si dispiegherà la manovra
del governatore: rafforzamento dell’asse con Micciché,
apertura agli (ex) amici dell’Udc, trattative sottobanco
anche con esponenti del Pdl lealista e con taluni del Pd
che, all’occorrenza, potranno servire come “ruota di
scorta”. In fila, dall’altro ieri, c'è anche un gruppo
di quattro transfughi provenienti da vari partiti.
Un disegno tuttavia imperfetto poiché
contiene un quid che lo contraddice. È noto, infatti,
che nel PDL permangono contrasti sui rapporti con
Lombardo, ma c’è pieno accordo sul fatto che dopo
Lombardo verrà una candidatura targata PdL. Gli
aspiranti sono tanti, perciò sarà Berlusconi a
scegliere. Autonomisticamente!
Comunque vadano le cose, è certo che si è
cominciato a sgomberare il campo da un grande equivoco
che ha bloccato la regione per (quasi) metà legislatura.
Anche il Pd sembra aver, finalmente,
capito il tranello in cui stava andando a cacciarsi e ha
impresso una seria correzione alla linea politica, verso
un recupero unitario del suo ruolo di principale forza
aggregante di uno schieramento alternativo.
Questo mi sembra l’altro, rilevante
elemento di novità. Come uscire dall’impasse? La
risposta non è facile e non sta a noi darla. Possiamo
solo ricordare che in democrazia il governo deve
corrispondere alla volontà della maggioranza degli
elettori. Niente inciuci, dunque.
Agostino Spataro
pubblicato,
con altro titolo, in La Repubblica del 17 luglio
2010