Giacinto
Spagnoletti e la coscienza del letterato
A 90 anni dalla nascita
Da Renato Serra a Raffaele
Carrieri
di Marilena Cavallo
Tra il filo del romanzo mai
descrittivo e sempre calato all’interno di una psicologia
dell’anima, le venature poetiche di una nostalgia che non lo ha mai
allontanato dalla sua Taranto e dai luoghi della Magna Grecia e la
critica letteraria costantemente legata alla ricerca
dell’interiorità degli scrittori e dei poeti l’opera di Giacinto
Spagnoletti (Taranto 1920 - Roma 2003) costituisce un punto di
sicuro riferimento per comprendere un Novecento letterario che
continua ad occupare gran parte dello scenario dei nostri giorni.
Come si è accostato alla storia
della letteratura una personalità come Spagnoletti? Il suo incontro
con gli autori italiani e francesi, soprattutto, è partito non
dall’analisi storica o critica ma da un legame che lo ha condotto ad
esplorare il linguaggio del Novecento come mosaico articolato di una
sempre crescente creatività, fantasia e poetica della metafora. Da
scrittore e poeta si è avvicinato alla storia della letteratura.
Credo che questo sia stato un
merito e un pregio soprattutto se si pensa già ai suoi primi studi e
al suo lavoro dedicato a Renato Serra. Su Serra ha lavorato molto
tanto che ha sviluppato la sua tesi di laurea alla cattedra di
Natalino Sapegno. Ma Spagnoletti è stato sempre lontano da
incastellature ideologiche tanto che il suo ruolo, parallelo quasi a
quello cattedratico, è stato caratterizzato dal suo considerarsi ed
essere un critico militante.
D’altronde Spagnoletti nasce
culturalmente come scrittore di una pagina in cui la psicologia
della scrittura si incontra con la prosa d’arte. I suoi autori amati
sono stati Renato Serra, appunto, e poi scrittori come Italo Svevo,
Pierpaolo Pasolini, Sandro Penna passando attraverso Baudelaire e il
suo “splen” e il futurista Aldo Palazzeschi mai dimenticando le
grandi lezioni di Giacomo Debenedetti e Angelo Maria Ribellino.
Proprio grazie alle lezioni di Debenedetti (sempre l’avventura e il
personaggio senza la prevalenza della rappresentazione del reale e
dello storicismo) ha potuto esprimersi con una prosa incisiva nei
suoi tasselli lirici con Tenerezza (1946), Le orecchie del
diavolo (1954), Il fiato materno (1971), e il fortemente
lirico e nostalgico A mio padre, d’estate (1953), Poesie
raccolte (1990).
Da Verlaine a Danilo Dolci,
Spagnoletti ha indicato alcune strade da percorrere per tentare di
entrare in un Novecento poetico abbastanza ampio e mai omogeneo.
Intorno a questi autori si è soffermato sulla prevalenza della
grecità e ionicità in autori come Raffaele Carrieri o come Michele
Pierri in cui l’universalismo lirico ha permesso di portarlo nel di
dentro di una contestualizzazione europea delle poetiche del
Novecento sino a proporre una chiave di lettura di Alda Merini. Ma
in Spagnoletti non c’è mai una caduta nella provincialità o
provincialismo o nel tentativo di difesa dei poeti delle radici o
matrici sommerse.
I suoi scritti su Raffaele
Carrieri hanno una visione articolata e ci propongono una lettura
tout court della poesia del Novecento che, necessariamente, deve
potersi confrontare con le poetiche europee. Il Carrieri dei viaggi,
il Carrieri della contaminazione artistica, il Pierri della
“religiosità pavesiana”, il Pierri contemplante, il Lorenzo Calogero
della corda del misterioso e il recupero del dialetto come lingua
della poesia tra Sud e Nord sono incisi indelebili.
I suoi studi ultimi, quelli
dedicati alla poesia e al dialetto della poesia, offrono una visione
importante e ad intreccio tra la cultura italiana quella
mitelleuropea e quella direttamente recitata da Verlaine.
Spagnoletti, comunque, non ha mai cessato di essere l’allievo di
Renato Serra.
Infatti i suoi scritti richiamano
spesso la grande visione di un Serra che ha raccontato la funzione
dello scrittore e della letteratura in un “esercizio” umano che è
quell’esame costante della “coscienza del letterato”.
Spagnoletti ha inserito il suo mestiere di scrittore e di storico
del Novecento poetico italiano nella coscienza del letterato. Forse
sarebbe auspicabile una meditazione sul legame che Spagnoletti ha
avuto con gli scritti di Renato Serra. Un legame che lo ha
accompagnato sino ad inserirlo nella modernità linguistica di
Raffaele Carrieri.
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Marilena Cavallo |
Testo ed immagini messici a disposizione dalla gentile autrice, che
ringraziamo, in occasione
dell'incontro di studi su Giacinto Spagnoletti a 90 anni dalla
nascita organizzato dal Sindacato Libero Scrittori e Centro Studi e
Ricerche “Francesco Grisi”.Taranto,
8 febbraio 2010. |