Sarà capitato anche a voi domandarsi: perché ci chiamiamo siciliani?
O, perché la nostra Isola si chiama Sicilia e non Trinacria o
Sicania?
Le risposte sono facili a darsi. “Sicilia” e “siciliani” derivano da
“siculi” ossia dal nome di un popolo del nord che, circa tredici
secoli prima di Cristo, si sarebbe insediato nella parte orientale
dell’Isola e, dopo avere sconfitto e, in qualche modo, integrato i
preesistenti sicani (di probabile origine iberica) e gli elimi,
impose i suoi costumi e le sue leggi all’Isola intera e quindi anche
il nome.
Questa, in estrema sintesi, la “storia”. Tuttavia, nessuno ha mai
chiarito, con nettezza, l’origine geo- etnica di questo popolo che
ha imposto il suo nome alla Sicilia e ai suoi abitatori.
Un nome dimostratosi forte, affascinante visto che è riuscito ad
abolire il precedente (Trinacria?) e a sopravvivere alle successive
dominazioni, talune molto potenti e longeve come furono quelle dei
greci, romani, bizantina, arabi, normanno-svevi, francesi, spagnoli,
ecc. Fino ai nostri giorni.
Stranamente, conosciamo origini e storia dei principali popoli
dominatori sopravvenuti in Sicilia, ma non, esattamente, quelle dei
siculi che ci hanno dato il nome.
La storiografia, antica e moderna, concorda sul fatto che i “siculi”
giunsero nell’Isola, provenienti dal nord. Ma da quale regione del
Nord? Dal nord cis o trans alpino?
Su questi interrogativi le ipotesi si biforcano: una sostiene che
siano “liguri”, ossia provenienti dalle regioni del nord-ovest,
un’altra popolazioni illiriche. Altre ancora ampliano il campo delle
supposizioni, addirittura, alle regioni caucasiche e ai popoli del
mare.
Per quanto suggestive la lasciamo volentieri agli storici il compito
d’indagine, sperando che giungano ad una conclusione univoca ed
esaustiva.
A noi, che storici non siamo, non resta che affidarci alle fonti
note (da Tucidide a Diodoro Siculo, da Ignazio Scaturro a Lorenzo
Braccesi, ecc) le quali, grosso modo, concordano sul fatto che i
“siculi” provengano dall’area illirica-balcanica e giunsero in
Trinacria perché sospinti da altri popoli insediati nelle regioni
del centro-nord della penisola.
Come dire: in fondo c’è posto!
I Siculi a Bolzano
Un tourbillon d’ipotesi e congetture riaffacciatosi alla mia
mente recentemente, mentre leggevo sul web una notizia, a dir poco,
sorprendente: “Il Consiglio nazionale dei Siculi in visita a
Bolzano… per “conoscere il modello dell’autonomia
altoatesina…”
Confesso che quel titolo mi fece sobbalzare sulla sedia del
cafe-internet di Budapest. Di fronte un annuncio così chiaro e
inatteso non sapevo che cosa pensare.
Vuoi vedere
- mi dissi - che, in mia assenza, in Sicilia hanno fatto la
rivoluzione? Che a Palermo è arrivata l’onda della “primavera araba”
e sbaraccato l’Ars e la Regione e instaurato un comando transitorio,
il “Consiglio nazionale dei siculi”, per l’appunto?
La rivoluzione in Sicilia? Sapendo quel che avevo lasciato, rimasi
fortemente perplesso. Forse, poteva trattarsi di un gruppo di
volenterosi politici siciliani recatisi a Bolzano per apprendere
l’arte del buon governo. Anche questa mi parve un’improbabile
eventualità: difficilmente il ceto dominante siciliano andrebbe a
Bolzano per far tesoro di quella virtuosa gestione dell’Autonomia
che ha fatto dell’Alto Adige una delle regioni più ricche e
progredite d’Europa. Andare a Bolzano, sarebbe un’umiliazione,
un’ammissione del fallimento in cui hanno trascinato la nostra
regione.
Continuando la lettura, scoprii che i “siculi” di cui l’articolo
parlava non erano quelli di Sicilia, ma i rappresentanti di una
consistente minoranza ungherese che, da molti secoli, vive in
Transilvania, nel nord della Romania. Una singolare omonimia mai
veramente indagata, ai più sconosciuta. Le due comunità, infatti,
non hanno alcuna relazione anche se - come vedremo - potrebbero
avere una comune origine etnica, antropologica.
Szekelorum, Siculorum, Siculi
Ed è su questo punto che desidero soffermarmi, senza pretendere di
dimostrare alcunché, ma solo per mostrare, raccontare gli esiti di
alcuni rinvenimenti bibliografici che rafforzano l’ipotesi della
probabile comunanza fra i siculi di Transilvania e quelli di
Sicilia. Nulla di sensazionale, dunque. Anche perché la
ricostruzione di tali rapporti è inficiata dalle accennate lacune
sulle origini dei “siculi” nostrani e dall’oscurità che avvolge
l’esistenza di quegli altri “siculi”.
Da tutto ciò, taluni deducono, erroneamente, che gli unici siculi al
mondo siamo noi: i siciliani. Invece, così non è. Non solo perché,
oggi, leggiamo di un “consiglio nazionale dei Siculi” di
Transilvania, ma per una serie d’indizi che taluni autori hanno
segnalato. Infatti, qualche sentore della loro presenza in quella
montuosa regione rumena l’avevo riscontrato anch’io durante una
ricerca mirata a conoscere il significato del cognome della mia
compianta suocera ungherese: Ilona Szekely la cui famiglia è
originaria dalla città di Torda, in Transilvania…
Successe mesi addietro, in una libreria antiquaria di Budapest,
quando ebbi fra le mani un antico tomo in latino “Geographica globi
terracquei Synopsis” del celeberrum geographo Hubnero (edizione:
Cassovlae Typis Academicis Soc. Iesus…) dove l’autore afferma, senza
indugio, che Skekely vuol dire “Siculi”. Scrive, infatti: “In
Transilvania Siculorum, seu Szekelorum… à Szekely comitiorum loco
habetur Warfalea castellum….”.
In famiglia, la scoperta un po’ diverte, giacché mia moglie, calata
in Sicilia come fiera discendente degli unni di Attila, in realtà si
è ritrovata in una comunità di lontani consanguinei. Insomma,
cercavo il significato del cognome di una congiunta e trovai
un’indiretta conferma dell’esistenza di un popolo che ha lo stesso
nome del nostro.
Continuando nella ricerca, trovai un altro libro (in francese)
“Manual de la geographie” dell’eminente professore geografo Louis De
Foris (editeur: Chez Jh. Maronval- Paris, 1831) nel quale asserisce:
“La Sicile, appellé d’abord Trinacrie à cause de ses trois
promontaires les plus remarquables… tire son nom actuel des Sicules,
peuple illyrien, qui y passarent de l’Italie dont elle est separée
par le phare de Messine…”
Per brevità, ho citato solo questi scarni passaggi, omettendo altre
considerazioni rafforzative della suggestiva ipotesi. A mio parere,
ora che sappiamo dell’esistenza certa di questa comunità, la ricerca
va ripresa, magari, questa volta, sulla base di una collaborazione
storica e scientifica fra i siculi di Transilvania e i siculi di
Sicilia.
Agostino Spataro
12 marzo 2012
Articolo
inviato dall'autore al Portale del Sud nel mese di marzo 2012 |