la collezione d'arte: Setyo Mardyiantoro

Abbraccio setoso (da Saluserbe 2008)


offers (da "Provocazioni-Evocazioni" 2006)





 

Note sull'artista

Setyo Mardiyantoro è nato a Giava, Indonesia, il 13/4/’64. Si è laureato in Tecnologia dell’agricoltura nel 1990 presso l’Università di Jember, Indonesia. Nel ’91 è venuto in Italia per seguire la sua reale vocazione che è artistica. Attualmente vive a Napoli dove studia Architettura e lavora come pittore.

Nel suo lavoro vi è tutta la storia della sua esperienza maturata in due mondi completamente differenti e simili solo per la ricchezza e varietà delle loro tradizioni culturali e per la produzione di opere d’arte. Il ricordo e la nostalgia per una natura esuberante può essere visto nei paesaggi italiani che l’ammirazione copre d’una luce dorata e che sono arricchiti d’uccelli stilizzati, simbolo dei sentimenti e pensieri che hanno richiamato. Immagini di favole orientali, scene e animali mitologici si contrappongono a volti enigmatici di donne occidentali in atteggiamenti pensierosi. Nei suoi primi lavori si rifà alla tecnica Batik indonesiana. Dove il “tik” è la goccia di cera che si da’ per lasciare un puntino senza colorazione. Nel contatto con l'arte occidentale ha trovato che il puntinismo è particolarmente vicino, come risultato, a questa tecnica ed è a questo che si ispira nei suoi ultimi lavori. Setyo è anche un danzatore e ha dato diverse rappresentazioni di danza tradizionale. La danza è infatti fondamentale nella cultura indonesiana per raggiungere l’equilibrio interiore ed esprime contenuti mitologici ed insegnamenti morali. È questo equilibrio che si trova anche nei suoi lavori pittorici dove l’esuberanza dei colori e la ricchezza delle raffigurazioni risulta sempre in una composizione di grande equilibrio che rende il suo lavoro cosi piacevole. [Vincenzo Montella]

Grandioso e alieno appare lo sfondo culturale di Setyo, indonesiano autentico, la cui solida identità da’ sapore inconfondibile a storie che nulla hanno di naif e, pur rifacendosi al repertorio classico dell’avventura d’oltremare, appaiono curiosamente nuove e fresche nel nostro emisfero. Sono storie di persone, proferite da figure isolate, a piccoli gruppi, aderenti per cosi dire ad un tappeto di decori. Parlano di gratitudine e amicizia, di pace interiore e religiosa nobiltà. Il paesaggio affiora e domina su tutto, animato dal vento, dal rumore del mare, dal grido degli uccelli, segnato da fatiche ancestrali: storie di terre d’oblio pervase dall’impeto di una naturalezza davvero innocente, direi troppo esposta. Un senso di depaisement, che in Setyo non può scadere in compiaciuto esotismo, si comunica all’osservatore. Nel prezioso dosaggio di elementi narrativi, nella scelta del gesto e del dettaglio, egli scrosta ogni traccia di tentazioni espressive restituendoci la sua natura con purezza e con rassegnato stupore, forse per constatare che neppure a Giava –che mai piu’ sarà un paese esotico- rimangono oasi incontaminate. Nel suo caleidoscopio di forme sinuose fatte di luce, dove i passaggi di tono avvengono col graduale infittirsi di puntini e tratteggi disegnati nella tinta primaria, talora su stoffe e materie precarie, questa pittura vive la sostanza psicologica di un clima storico d’oriente, misurandone le incidenze sull’uomo del villaggio globale odierno. L’autore del resto vive in Italia, nella Napoli metropoli del sud. [Elio Galasso]

Un clima di forti risonanze interne, di emozioni visive che si raccordano ad un tessuto spirituale in cui si coniugano memoria e sogno, intensamente, con una forte attesa meditativa, con una sensibilità lirica e musicale, così si legge l'arte di Setyo Mardiyantoro. La sua origine indonesiana si riconosce soprattutto nel taglio finemente decorativo e lineare del suo segno pittorico; un decorativismo che è raccordato ad una tensione visionaria e intimista, ad una lettura di segni minimi della percezione visiva, che nel riflesso psicologico diventano riflettori di uno spazio interno e sensibilissimo. Si interpretano così i suoi paesaggi, in cui talora si intravedono profili conosciuti delle architetture italiane. Luoghi che nulla hanno di realmente realistico, sebbene tutto in essi sembra riverberare una natura esultante di colori e di luce. La vera arte di Setyo è nel suo filtro sensibile e poetico, un filtro che si alimenta di una spiritualità che recupera il visibile nel sensibile con una disposizione emotiva che ha del religioso, del mistico. D'altra parte non si pensi ad un'arte impulsiva, legata solo al palpito emozionale, alla felicità di un riflesso sensibile puramente cromatico e segnico. L'arte di Setyo è segnata per un verso da una forte spinta introspettiva, da un contatto meditato con le proprie emozioni, per l'altro scaturisce da una riflessione compositiva, da una misura composta e attenta dell'architettura visiva. Gli stessi suoi paesaggi fantastici rivelano una struttura che sembra funzionale al dettato emotivo, a ciò che l'artista intende comunicare e rivelare di sé e della sua vita. Ciò lo si nota anche nelle sue pagine più decorative, negli acquerelli, che pure sono percorsi da una liricità intrinseca che seduce, che appassiona. Lo si nota anche nelle pitture più liriche e sognanti, in cui il segno ha come una sua interna significazione, non solo in termini sensitivi, ma altresì didascalici, ossia illustrativi di una scelta espressiva, di un modo di rappresentare la realtà e di rappresentarsi. La conferma deriva dalle sue immagini più figurative, che sono giocate sul simbolo, ovvero sulla coniugazione di una tipologia femminile con un contesto decorativo. Dunque arte anche pensata, ma filtrata comunque in una visibilità interna, in una manifestazione che trascende la forma, che anzi assegna alla forma una natura rivelativa dello spirito. [Giorgio Agnisola]

Singolare, suggestivo questo incontro tra Oriente ed Occidente entro una trama segnica di estrema sensibilità grafica e illustrativa. Le immagini di Setyo Mardyantoro, artista indonesiano, ricalcano nella loro campitura la calligrafia grafica orientale, ma narrano l’Occidente: luoghi, figure, monumenti. Non si tratta solo d’una convergenza stilistica, d’una contaminazione linguistica. Il segno risponde ad un bisogno intimo, ad un adeguamento della sensibilità o piuttosto ad una reinterpretazione dello spazio in cui oggi l’artista vive, cogliendo in profondità i segni differenti rispetto alla cultura d’origine, nell’orizzonte del proprio universo interiore, con una memoria vivida e persistente del duplice spazio sovrapposto e ormai coniugato a cui l’artista affida la propria dimensione psicologica e lirica. Perché la doppia natura di Setyo resta integra, quasi astratta nell’avvertimento di un mondo sognante: uno spazio in cui non esistono contingenze fisiche ma solo aurei sensi dell’anima: isola della memoria, fatta di aria e di luce, di inquiete radici rigenerate nello specchio di un riverberante antico silenzio. È qui appunto che Setyo ritrova il senso primigenio della sua ispirazione, la formula stessa del suo sentimento visivo, la sua natura surreale e fantastica, popolata da segni anche figurativi, che diventano nel nuovo registro simboli di una natura intrisa di poesia, preziosa e spirituale, ma riflessa nel tessuto di una penetrazione più psicologica, quasi fragile, insieme adulta e bambina, della vita. Eppure l’artista non si affida ad un gettito estemporaneo della sensibilità. Recupera, nello spirito proprio della tradizione figurativa orientale, un rigore compositivo e simbolico che a primo sguardo non pare, tale è la freschezza talora ingenua delle immagini. Si osservino gli sfondi, così freschi e fioriti, delle sue nuove icone. Sono di una incantevole, arabescata sensibilità. Ma quando lo sguardo si addentra nel particolare, si percepisce l’innesto tra le culture, si intuisce lo stesso cammino d’artista, spirituale e professionale. Del resto Setyo lavora da anni, anche nelle pitture su stoffa e negli acrilici con lo stesso gusto, con la stessa sensibilità. Mentre nei dipinti, però, egli ricrea una formula più composita, sempre ricca comunque e intensa, anche cromaticamente, qui, nei disegni, il miracolo di una convergenza culturale è più intrinseco, meno tematico, più limpidamente interiore. [Giorgio Agnisola]


Ulteriori informazioni sull'autore in http://www.absolutearts.com/

Stratificazioni, particolare

Materiale tratto dalle presentazioni delle mostre: "Dall’uno all’altro Mar" 20-30 dicembre 2008 Galleria Onart, Mondragone;  "Ancora più lontano" 23-30 aprile 2005, Castel dell'Ovo, Napoli; "Frammenti di senso", Caiazzo (Ce) 27 dicembre 2004 - 7 gennaio 2005; "Provocazioni-Evocazioni", Campagna SA 6 - 16 agosto 2006.

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