Raddoppiati gli addetti della Provincia con una «controllata»
Il potere di Lombardo
In tre anni 500 assunti. Dal porto alle Asl, Catania serbatoio di voti. Nel
suo esercito ha arruolato ex missini, ex verdi, ex comunisti: l'importante è
che portino consensi.
di Alfio
Sciacca
CATANIA
- Una delle creature di Raffaele Lombardo cresciute più in fretta si chiama
«Pubbliservizi», società di servizi il cui principale committente è proprio
la provincia di Catania. Nata nel 2005 si è fatta grande in poco tempo: ha
500 dipendenti e costa al bilancio provinciale 15 milioni di euro. Dentro
c'è un esercito di guardiani, giardinieri, custodi e addetti alle pulizie:
molti sono ex lavoratori di cooperative transitate sotto l'ombrello della
provincia, altri sono stati assunti per chiamata diretta. Un modo semplice
per assumere a tempo indeterminato personale che si considera a tutti gli
effetti dipendente della provincia senza dover espletare concorsi e
osservare blocchi alle assunzioni. Andando avanti così quella che molti
chiamano «la provincia due» si avvia a contendere il primato di dipendenti
alla «provincia uno» con i suoi 760 assunti. E Lombardo qualche settimana fa
ha pure bandito i concorsi per assumere altro personale. La «Pubbliservizi»
è solo un tassello del sistema su cui l'erede di Cuffaro ha costruito la sua
forza elettorale. Per il resto è una corsa continua ad occupare posti di
comando da trasformare in moltiplicatori di consensi. Raffaele, come lo
chiamano tutti, entra ovunque ci sia da spartire incarichi buoni per
controllare «clienti» e posti di lavoro. A Catania è ormai l'asso
pigliatutto. All'aeroporto la «Sac Service» è guidata dal fido Orazio D'Antoni.
L'autorità portuale ufficialmente è guidata da un uomo di An, Santo
Castiglione, che risponde più a lui che al suo partito. Nulla sfugge al
controllo di Lombardo: dalle municipalizzate alle nomine nei due principali
enti culturali, Stabile e Bellini, fino alle presidenze delle neonate
società di raccolta dei rifiuti. Con l' «Ato Ambiente» e «Ato Ionica», per
esempio, ha accontentato Mimmo Calvagno e Mario Zappia, transitati all' Mpa
dalla Margherita. Ma se c'è un settore in cui Raffaele si segnala è la
sanità. Il direttore dell'Asl è un amico della prima ora, Antonio Scavone,
mentre le quattro aziende ospedaliere cittadine le ha dovute dividere con
l'azzurro Pino Firrarello. Così a Catania i primari devono avere il placet
di Lombardo o Firrarello. E tutti, compresi esponenti del centrosinistra,
non sanno resistere al fascino del potere di Lombardo. Più che ai tempi del
vicerè andreottiano Nino Drago. Ne sa qualcosa il presidente degli
industriali Fabio Scaccia che, forte dell'indicazione del ministro Bianchi,
pensava di essere già il nuovo presidente dell'autorità portuale. Fino a
quando (lo ha raccontato in un'assemblea) non gli è stato consigliato:
«Lascia stare Bianchi. Ci parlasti cu Raffaele?». Persino il tanto bastonato
Scapagnini è stato nell'ultimo periodo un sindaco commissariato. Basti dire
che Catania è l'unica città d'Italia dove il capo del personale, il
ragioniere generale e l'ingegnere capo lavorano sia alla provincia che al
comune. E nel suo esercito Lombardo ha arruolato di tutto: ex missini, ex
verdi, ex comunisti. L'importante è che portino voti. Con Raffaele si lavora
secondo uno schema che ricorda i sistemi di vendita multilevel (per capirci
quelli delle pentole o delle scope elettriche). Diventi capo area se fai un
fatturato cento, vieni promosso capo-zona se lo porti a mille. E così via in
una continua corsa al rialzo sotto le bandiere dell'autonomia.
Corriere della
Sera, 26 febbraio 2008 - pagina 11
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