J'accuse dell'autore di Gomorra: la tragedia è che Napoli si sta rassegnando
all'avvelenamento
Imprese, politici e camorra
ecco i colpevoli della peste
Gli ultimi dati dell'Oms parlano di un aumento vertiginoso, oltre la media
nazionale, dei casi di tumore a pancreas e polmoni
di
Roberto Saviano
È un
territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che
sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici:
avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze
di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere
l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.
È una
notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal
cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile
come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di
cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine
e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli
affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.
Si muore
di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire
nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana
è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro.
Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale.
La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un
aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le
donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più
a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.
Ma forse
queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è
all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché
se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto
questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un
altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della
Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che
raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il
certificato antimafia.
Eppure
non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci
guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan,
una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le
imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le
migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più
importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti
napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese,
un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli
impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.
Se si va
in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da
società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo
possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con
l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica
perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di
Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al
centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui
si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il
sistema dei consorzi.
Il
Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti
i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di
monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli
imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la
raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto.
Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di
guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di
Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e
gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la
società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono
sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi
13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è
stato di 6 miliardi di euro in due anni.
Ma
guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra
il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino,
Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata
nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa
trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver
mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione
necessaria, quella della camorra.
Accusato
dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di
concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e
continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di
Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche
abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed
acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003.
Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di
sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della
sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35
milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.
Gli
impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati.
Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con
alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di
giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e
fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche
del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla
osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.
La
Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili
all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a
Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta.
L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti,
le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in
località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.
Sullo
smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est.
Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per
smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21
centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o
10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800
tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda
chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto
compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.
Se i
rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una
montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande
montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto
che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.
Secondo
Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e
lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far
conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di
Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che
da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale
e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche.
Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato
questa terra.
È in un
altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a
renderli colpevoli. È in un altro paese che la maggiore forza economica è il
crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica
che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan
che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale
contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui
meccanismi.
Non è
affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha
piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi
e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque,
col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità,
quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo
territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un
costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni
tranquilli.
Quando
si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in
cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà
in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma
si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di
calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si
vuole e non si può uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di
più.
L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la
politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti.
Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando
sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una
situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece
quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.
Ciò che
rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere
compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di
spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate.
Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di
cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare.
L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media
nazionale avvengono in queste terre martoriate.
Varrebbe
la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia
all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che
ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più
nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella
propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi.
Abituarsi a non avere più nulla.
La
Repubblica,
5 gennaio 2008
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