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I sassi di Matera

Reportage fotografico di Pina Catino ©

 

Matera, nel Sasso Caveoso, la Chiesa Santa Maria d'Idris

Gli affreschi della Chiesa Santa Maria d'Idris nel Sasso Caveoso

Gli affreschi della Chiesa Santa Maria d'Idris nel Sasso Caveoso

Gli affreschi della Chiesa Santa Maria d'Idris nel Sasso Caveoso

Gli affreschi della Chiesa Santa Maria d'Idris nel Sasso Caveoso

I Sassi

Ferula

Chiesa rupestre

Tratturo Murgia Matese

“La bocca del Palombaro”, un immensa riserva idrica, profonda 15 metri, interamente scavata nella roccia. I Sassi di Matera diventano Patrimonio U.N.E.S.C.O. nel 1993 per i sistemi di "Raccolta delle Acque". Una fitta rete di cisterne e canali recupera e filtra le acque piovane per poi finire nel maestoso Palombaro, proprio nel cuore del Sasso Caveoso, presso la casa natale di San Giovanni da Matera e nella contigua chiesa del Purgatorio Vecchio.

Matera, “Il Palombaro”, si notino i vari livelli delle acque che segnano le pareti. Si estende su una superficie di 100 mq, rivestita di uno strato impermeabilizzante di coccio pesto. La maestosa cisterna, deriva il suo nome da "Palomba", muro di tamponamento di una corte a pozzo. Fu edificato nel 1846 per volere di mons. A. Di Macco, come riserva idrica pubblica, a sostegno degli abitanti del Sasso Caveoso.

Il canale di "troppo pieno" presente nel pavimento: consentiva il deflusso dell'acqua in eccesso nel Palombaro, ove confluivano anche le acque di altre tre cisterne, utilizzate come fagiale-silos, neviere, per la neve.

Matera, la fotoreporter Pina Catino, Presidente del Club U.N.E.S.C.O. Bisceglie e il proprietario del Palombaro, nella casa della "Raccolta delle Acque", uno dei migliori capolavori dell'ingegno umano.

Testo ed immagini di Pina Catino, luglio 2010. Riproduzione vietata

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