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La chiesa di San
Nicola alla Carità in Napoli
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Navata centrale, nel tamburo della cupola
i “Dottori della Chiesa” di
Francesco De Mura |
L’autrice ringrazia don Riccardo Carafa dei Duchi d’Andria per la
consultazione di testi storici pregiati, e Padre Mario Rega,
Parrocchia San Nicola alla Carità, dei Pii Operai Catechisti Rurali,
in Napoli, per averle fatto eseguire i rilievi fotografici. |
Oggi si può ammirare la chiesa di San Nicola alla Carità [1] nel suo
antico splendore. Nei suoi tre secoli di storia, la chiesa ha avuto
più volte bisogno di restauri, specialmente agli stucchi ed agli
affreschi. Nonostante i restauri parziali, a metà secolo scorso, la
chiesa era in condizioni disastrose per le infiltrazioni dell’acqua
dal tetto in varie parti, mentre le infiltrazioni sotterranee
dell’acqua piovana e delle fogne cittadine, sotto le fondazioni,
mettevano in pericolo la statica stessa di tutto l’edificio
monumentale.
Padre Emilio Toscano, nominato parroco nel 1957, riuscì ad ottenere
dal Comune di Napoli, gli urgenti restauri per assicurare la
staticità delle strutture portanti della chiesa. |
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Volta centrale, Nascita di San Nicola |
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Liberazione del Santo |
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Ratto
del fanciullo Basilio |
Gioiello barocco, la chiesa raggiunse il suo massimo splendore nel
sec. XVIII, quando vennero portati a termine i lavori.
Paolo De Matteis, discepolo prediletto di
Luca Giordano ed antagonista del Solimena, affrescò la volta
dell’abside, la parete sopra la cantoria, i peducci della cupola e
poi, nel 1707, dipinse la grandiosa tela del transito di San Nicola
e i quadri laterali dell’abside.
Il 10 maggio 1716 la chiesa veniva solennemente consacrata dal Card.
Francesco Pignatelli.
La facciata, iniziata nel 1723 con disegno di
Francesco Solimena, fu completata dopo la sua morte, nel 1776.
La documentazione relativa alla costruzione della facciata, dal 1722
al 1776, è conservata nell’ Archivio Pii Operai di Napoli (cart. IV)
e nell’Archivio di Stato di Napoli (Fondo Monasteri soppressi,
fasc. 4248/13).
Nella chiesa di San Nicola alla Carità, in via Toledo, si venera San
Nicola di Bari, Vescovo di Myra. Qui è custodita dal 2 luglio 1682,
la falangina di un indice di San Nicola, fino allora conservata nel
reliquario della cattedrale di Scala. (La documentazione per
l’autenticità della reliquia è conservata nell’Archivio Pii Operai
Napoli, ms. 36). |
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Altare Maggiore,
particolare |
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San Nicola e San Gennaro, Cappella di San
Nicola |
La chiesa fu costruita nel sec. XVII dai Pii Operai, una
Congregazione fondata a Napoli dal Venerabile Carlo Carafa, dei
duchi d’Andria, conti di Ruvo di Puglia, approvata dall’Arcivescovo
di Napoli il giorno di Pentecoste 1606. A ricordo, nel Santuario
della Madonna dei Monti, rimase nello stemma dei Pii Operai, il
monogramma della Vergine (le lettere M e A intrecciate) su tre
monti, sormontato da una colomba.
È la prima istituzione che sorge nella Chiesa con il fine precipuo
di svolgere missioni al popolo nei villaggi e paesi rurali. |
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San Nicola |
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Cappella di San Nicola, 1647 |
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Cappella di San Nicola, 1647 |
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San Nicola |
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Particolare |
Il Ven. Carlo Carafa morì l’8 settembre 1633. Fu sepolto prima nella
chiesa di San Giorgio Maggiore; nel 1969 i resti mortali furono
traslati nell’ipogeo della chiesa di San Nicola alla Carità e nel
1985 nella prima cappella della navata destra, tutt’ora meta di
tanti devoti.
La causa di beatificazione del Ven. Carafa iniziò nel 1740, e nel
1832 veniva dichiarata l’eroicità delle virtù.
La sua Congregazione si sviluppò notevolmente fra Napoli, Roma e
dintorni nei sec. XVII e XVIII; nel 1656 sfiorò l’estinzione, quando
tutti i pii operai, nell’assistere gli appestati, contrassero la
malattia, solo in quattro sopravvissero.
Con le soppressioni napoleonica prima, postgaribaldina, in seguito,
l’istituzione perse le fonti di sostentamento e dovette chiudere le
varie Case e Opere.
Nel 1943 la Santa Sede unì ai Pii Operai la Congregazione dei
Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), fondata dal servo di Dio,
don Gaetano Mauro nel 1928 a Moltalto Uffugo (Cs.). |
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Il grande affresco dipinto sopra la porta
d'ingresso da
Paolo De Matteis nei primi anni del 1700 rappresenta
la "Liberazione di un ossesso". San Nicola, toccando un
"albero stregato", ne fa fuggire il maleficio sotto
forma di satanelli e chimere, e libera un giovane
ossesso sdraiato a terra. |
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Napoli, Museo del
Tesoro di San Gennaro, San Nicola. 1670-80. Domenico
Marinelli, argentiere. |
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L'ingresso della sala Parrocchiale in via
S. Nicola alla Carità |
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Napoli, chiesa di San
Nicola alla Carità. Il Beato Carlo Carafa, tela di autore
ignoto |
Cenni su Don Carlo Carafa dei duchi d’Andria e conti di Ruvo.
A Mariglianella di Nola, nel 1561, dai nobili don Fabrizio Carafa
dei duchi d’Andria e conti di Ruvo e da donna Caterina di Sangro,
nacque Don Carlo [2].
Rimasto orfano all’età di tre anni, fu messo nel Collegio di Nola,
della Compagnia di Gesù; nel 1578 entrò nel noviziato dei gesuiti
indi mandato a Roma per il proseguimento degli studi.
Qui rimase pochi anni e, nel 1584, dovette lasciare la Compagnia di
Gesù e tornare a Mariglianella, perché ammalato di tisi; guarì dopo
tre anni di cure assidue.
Lasciò l’abito ecclesiastico, per la carriera militare, nella quale
si distinse nel 1593 in Savoia contro i protestanti, nel 1594 nelle
Fiandre contro il calvinista Enrico IV e nel 1598 da luogotenente
generale in Acaia contro i Turchi, liberando la città di Patrasso.
Dopo pochi mesi di vita dissipata, nel 1599 riprese gli studi
ecclesiastici con i padri Gesuiti, venendo ordinato sacerdote in
Napoli, il 1 gennaio 1600.
Giovane sacerdote, mentre dedicava amorevoli cure agli ammalati
nell’ospedale degli Incurabili, conobbe due sacerdoti ai quali
l’arcivescovo di Napoli aveva affidato la chiesa di San Sepolcro sul
monte San Martino. Stabilitosi con i due confratelli in una spelonca
adiacente alla chiesa, si dedicò alla evangelizzazione degli
abitanti della zona, tanto che la loro azione pastorale si estese
rapidamente con le missioni, al popolo nelle campagne e nei casali
intorno a Napoli.
Nel 1602 la Chiesa di Santa Maria Ognibene, fu affidata a don Carlo,
dal Cardinale Gesualdo, che lo autorizzò ad accettare novizi e a
formare una comunità missionaria, (i Pii Operai) di cui il Carafa ne
scrisse le Costituzioni che i congregati, osservarono, stabilendosi
in angusti locali adiacenti al Conservatorio dello Splendore, oggi
via Pasquale Scura. |
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Sul sepolcro del Venerabile P.D. Carlo
Carafa nel 1985 fu eretto un monumento di marmo bianco,
trasferito dall'ipogeo, costruito da una base a forma di
parallelepipedo e un'urna sovrapposta. Nella stessa
cappella fu trasferito il busto seicentesco dello stesso
Carafa e la maschera di cera fatta sul cadavere il
giorno della morte (8 settembre 1633). |
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Il Beato Carlo Carafa. Da notare, il XX duca don
Riccardo Carafa, che si riflette nella bacheca in vetro. |
Note bibliografiche
-
[1] Vizzari D., La chiesa napoletana di San Nicola alla
Carità, Napoli, Ardor, 1993.
-
[2] Gisolfo F., Della vita del P.D. Carlo Carafa, Napoli,
Fusco, 1667;
-
De Luise G., L’apostolo di Napoli: memorie della vita del
Ven. P.D. Carlo Carafa, Napoli, Corso, 1890;
-
Vizzari D., Notizie storiche della vita del Ven. P.D. Carlo
Carafa, Napoli, Ardor, 1968
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Pina Catino
Febbraio 2010
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