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San Nicola, la Chiesa Russa di Bari e la rinascita dell’Ortodossia

di Luigi Antonio Fino

San Nicola. Foto Pina Catino

Quali prospettive per la geopolitica dellortodossia nellera della globalizzazione? San Nicola fra Cristianesimo latino, Ortodossia ed Islam.

Bari - San Nicola, legame indissolubile si è sempre detto, ma il culto di San Nicola è in realtà patrimonio di tante comunità pugliesi e di tutta l'Italia meridionale ed ancor più dei popoli dell'Europa Orientale, sia Cristiani Ortodossi che Cattolici di rito Orientale. Il mitema di San Nicola, l'universo dischiuso dal Santo Vescovo di Myra, è infinitamente ampio nel tempo e nello spazio.

C'è chi ha persino sostenuto che sarebbe dubbia storicamente l'esistenza stessa di San Nicola il che, a nostro avviso, non modificherebbe nulla della valenza geopolitica del Santo, anzi potrebbe accrescerne l'intrinseca capacità di crocevia e sintesi fra culture diverse. Padre Gerardo Cioffari ha riaffermato la veridicità storica della figura del Vescovo di Mira al tempo di Costantino, con diffusione del suo culto già nel IVV secolo. Più tardi sarebbe vissuto un Santo monaco della Licia chiamato Nicola Sionita, perché archimandrita del monastero di Sion e poi vescovo di Pinara.

San Nicola nasce comunque nell'Asia Minore, lì dove alla forza degli antichi Dei pagani si sostituì la Cristianità che fu nei primi anni iconoclasta, poi abilmente sostitutiva, inglobando via via miti, racconti, archetipi. Proprio di archetipo, nel caso di San Nicola, occorre parlare, ed un brillante nicolaista barese, Enzo Varricchio, ha efficacemente schematizzato le "interfaccie" di San Nicola in tutto il mondo, di cui il più noto è senza dubbio Babbo Natale, ma figure simili sono presenti nelle culture di ogni parte del mondo, anche non abramitiche. Dai miti celtici ai grandi spazi delle pianure russe, fino al Mediterraneo, il mito del donatore, di colui che media fra mondo umano ed ultraterreno, è sempre presente. In preparazione, ad opera del grande studioso barese, un mappamondo nicolaiano con migliaia e migliaia di voci.

San Nicola è chiamato nel mondo slavo con il nome di Mikula, letimologia popolare lo assimilerebbe dunque a San Michele, ed il primo Mikula nominato nelle cronache russe era il custode della sacra icona della Vergine Odighitria in un convento di Ljubec. In seguito questa icona viene portata a Vladimir per poi essere definitivamente sistemata nella Chiesa dellAssunzione a Mosca nel 1395.

San Nicola è chiamato in russo in vari modi: il Miracoloso (Ciudotvorez), il santo che è dalla tua parte (Ugodnik), il protettore dei marinai (Morskoi) ed è anche il protettore delle ragazze da marito. La tradizione, a questo ultimo proposito, riporta che quando il padre del santo morì gli lasciò molte ricchezze e Nicola le distribuì fra i poveri, ma in particolare ad un padre che aveva tre figlie, purtroppo senza dote. Le giovani erano già pronte ad essere avviate alla prostituzione quando San Nicola gettò di nascosto attraverso le finestre della loro casa un serto doro di gran valore per ciascuna, salvandole dalla triste sorte.

È probabile che proprio da questepisodio derivi lusanza di mettere fuori dalla finestra l8 dicembre una candela accesa od una scatola dove San Nicola possa mettere i regali per le ragazze da marito. In Russia San Nicola è anche il protettore dei carcerati e dei condannati innocenti, nonché il protagonista di numerose favole diffuse fra i contadini.

Esisteva persino una confraternita Nicolina che aveva il compito di aiutare chi era in difficoltà, di preparare i cibi per le feste del Santo e di cercare di comporre le liti proprio in occasione della festa del 6 dicembre.

San Nicola e San Gennaro, Cappella di San Nicola. Chiesa di San Nicola alla Carità in Napoli. Foto Pina Catino.

San Nicola è destinato ad unire culture diverse e, significativamente, a legare il mondo bizantino, area geografica di provenienza del mitema nicolaiano, con il mondo slavo passando dalla Puglia, avamposto levantino dellEuropa occidentale. Davvero una spiritualità ed una santità senza confini!

Nicola nacque infatti intorno al 260 a Patara, importante città della Licia, una regione a sud dellAsia Minore, oggi in Turchia. Vide la luce, dunque, in una città portuale ben nota ai cristiani, essendovi transitato duecento anni prima San Paolo in uno dei suoi viaggi. Dellinfanzia di Nicola non si conoscono episodi che possano vantare una qualche base documentaria. Attendibile è la voce che, come già accennato, ereditasse dal padre una grossa somma di denaro.

Allepisodio miracoloso delle tre fanciulle, nella vita di Nicola segue la sua elezione a vescovo di Mira. Con ogni probabilità, dunque, il giovane si era trasferito in questa altrettanto importante città della Licia, in cui ancora oggi si conservano notevoli tracce del quarto e quinto secolo avanti Cristo fra cui le tombe rupestri e lanfiteatro romano.

Alcuni agiografi fra i più recenti, aiutandosi con i dati della vita del monaco Nicola, raccontano come fu ordinato diacono e sacerdote e come partì per Myra dove arcivescovo era un suo zio. Appare quindi evidente il desiderio di vivere in una città ove non fosse conosciuto, come invece lo era a Patara, dove il padre delle tre fanciulle aveva svelato il segreto della dote alle sue figlie.

Considerando il tempo necessario ai Miresi per conoscerne le virtù, si può pensare che si fosse trasferito verso il 290 e che poi venisse eletto vescovo intorno al 300.

Il primo agiografo, Michele Archimandrita, narra che il Signore rivelò ad un uomo di chiesa come procedere: Recati con altri alla casa di Dio di notte; appostati nellatrio ed il primo che allalba entrerà prendilo e fallo ordinare Vescovo. Il suo nome è Nicola. Da questo racconto si deduce che il disegno fu divino e slegato dalliniziativa umana del protagonista, così almeno dice la tradizione!

Il primo ventennio del IV secolo fu decisivo, anche per quanto riguarda il passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Alcuni sinassari tramandano che Nicola dovette subire la persecuzione di Diocleziano. Il vescovo della sua città natale, Metodio, dové affrontare il martirio mentre per Nicola si parla, tardivamente, di carcere. È chiaro quindi che Nicola evitò di provocare le autorità, romane, preferendo soffrire in ombra ed allievare così le sofferenze del suo gregge.

La data più comunemente accolta per la morte di San Nicola è il 343, come indicato nella Leggenda aurea di Jacopo da Varazze, ma altri indicano date diverse. A Mira il sarcofago di San Nicola lasciava sgorgare il myron, che si raccoglieva con una piuma, cioè in piccole quantità, divenuto poi il liquido più famoso del genere, tanto da attirare sin dallora un gran numero di pellegrini.

Basilica di San Nicola, Bari. Foto Pina Catino

Come accennato allinizio di queste note occorreranno poi circa mille anni perché San Nicola raggiunga la Santa Russia per diventarne il Santo più venerato.

Verranno gli anni bui dellateismo comunista anche se personalmente ritengo che non di vero ateismo debba parlarsi ma di tentativo crudele e violento di sostituire alla Fede Cristiana la religione comunista con il suo esoterismo ed i suoi riti, sconosciuti alle masse, ma ben presenti, e che negli ultimi anni hanno richiamato lattenzione di studiosi di grande valore fra cui il politologo italiano Giorgio Galli.

Un processo sostitutivo, dunque, tipico dei tempi di passaggio, da cui però il nostro Santo non viene disturbato più di tanto perché nelle innumerevoli metamorfosi è sempre uno scrigno di saggezza e di buonsenso, nonché di Fede, variamente vissuta!

Occorre allora riflettere meglio sulla connotazione identitaria, mediterranea in primis, poi cristiana ed in particolare pugliese, del nostro San Nicola.

Tempo fa, dalle colonne di un quotidiano barese, un padre domenicano ribadiva il non doversi identificare Babbo Natale con San Nicola. Il messaggio è molto forte e possiede grande valenza simbolica prima che dottrinale: stemperando le differenze alla ricerca dellUnità non saremo più noi stessi. Noi come cattolici, come cristiani, come europei. Le occasioni di dialogo secondo il Pontefice Benedetto XVI sono: Occasioni o pedagogie in cui i cuori degli uomini sono stimolati ad aprirsi a Dio. Insomma: fate pure gli affari, ma la Fede sia sempre il centro dellazione del credente!

Quale allora la specificità, e quindi la particolare valenza di San Nicola per Bari e per l'intera Puglia? Oggi nel Mediterraneo si agitano aggressivi integralismi di varie matrice, non solo islamica.

Forze nuove si affacciano sulla ribalta della storia. Cambiano gli scenari geopolitici con un crescente flusso migratorio verso l'Europa occidentale da Est e da Sud. Masse di diseredati in cerca di benessere, pieni di speranze, che recano con sé valori diversi, solo in parte rapportabili alla nostra eredità culturale.

Nel mondo ortodosso sono vivi sentimenti anti-occidentali "merito" del capitalismo selvaggio che dilaga nei paesi dell' ex-socialismo reale.

Nei paesi arabi del Mediterraneo c'è sempre maggiore insofferenza verso gli Stati Uniti, i costumi decadenti dell'Occidente, Israele con la sua politica estera dai toni talvolta concilianti ma intransigente nella difesa dei coloni ebrei nei territori occupati, mentre in Europa nessuno conosce la verità su conflitti come quelli in Algeria od in Sudan.

La Puglia oggi più che mai è un crocevia di culture ed è impossibile eludere gli appuntamenti cui andrà incontro.

Nel cuore del Mediterraneo Bari, con il suo patrono da sempre sinonimo di ecumenismo e di convergenze religiose e culturali, è ponte ideale e spirituale fra Est ed Ovest. In fondo il nostro Santo è quasi una metafora perché è "condannato" a vivere nelle aspettative dei fedeli dai riti diversissimi e con problematiche sociali e culturali spesso antitetiche!

Ansia di riappropriarsi di Fede autentica e liberamente vissuta ad Est con note di fanatismo ed irrazionalità, a fronte di un'Europa in cui, come nel resto dell' Occidente, si afferma una voglia di Sacro un po’ confusa, a nostro avviso deliberatamente confusa, da nuovi mediatori del consenso i cui messaggi viaggiano su Internet. Idee che vogliono trarre legittimità da uno strano miscuglio di tesi, propugnando valori presi in prestito dalle religioni orientali, dall'antico Egitto, dall'occultismo anglo-sassone dell'Ottocento. In quest'ottica vanno letti la New Age, il Buddismo in versione lamaista tibetana, culti vari, fra i più diversi ma tutti tolleranti, poco impegnativi... Un bisogno di Sacro da vivere quindi senza severità.

Bari ed il suo Santo patrono devono entrare di diritto nel Terzo Millennio come il centro propulsore di iniziative di Pace, di solidarietà, di ecumenismo, riappropriandosi di un patrimonio storico e spirituale unico al mondo, sottovalutato proprio dai Pugliesi. Questo stato di cose era il prodotto di una certa perifericità delle nostre realtà ma dalla caduta del muro di Berlino in poi siamo anche noi sotto i riflettori e quindi

Se la nostra comunità non saprà vincere questa sfida di fine secolo, daremo legittimità ad ogni genere di pretese, anche di qualcuno che rivendichi il diritto di conservare le sacre reliquie nicolaiane lontano da Bari!

Alcuni anni fa, infatti, come è noto, la Turchia è tornata ad avanzare la richiesta della restituzione delle reliquie invocando addirittura le Nazioni Unite!

Di fronte a questo genere di problematiche quali iniziative, ad esempio, sono state ipotizzate per accogliere pellegrini Russi e di altri Paesi slavi che sempre più numerosi giungono a Bari?

Basilica di San Nicola, Bari. Foto Pina Catino

La Chiesa Russa di San Nicola, in Corso Benedetto Croce, oggetto nel corso degli anni di contese giudiziarie e di conflitti teologici fra ortodossi, offre alla nostra riflessione ulteriori spunti di geopolitica.

Ricordiamo qui brevemente che il monumento, oggi sottoposto a vincolo dalla Sovraintendenza, fu edificato nel 1913 dalla Imperiale Società Ortodossa di Palestina con una grande sottoscrizione popolare cui partecipò con un lascito personale lo stesso zar Nicola II, devotissimo di San Nicola. Lultimo zar fu anchegli pellegrino a Bari.

La scelta di edificare a Bari la Chiesaostello per pellegrini divenne operativa, peraltro, dopo il rifiuto delle autorità turche di lasciare edificare analogo edificio a Myra.

Bari, la felice Bari nella tradizione ortodossa, divenne così ancor più meta di pellegrinaggio per gli ortodossi insieme a Gerusalemme ed al Monte Athos.

Il 22 maggio del 1913 fu posta la prima pietra del monumento. Una cronaca dettagliata dellavvenimento è riportata nel volume del nicolaista Padre Gerardo Cioffari: Viaggiatori russi in Puglia dal600 al primo 900, Schena editore, Fasano e porta la firma di due studiosi russi, A. Dmitriewskij e V. Jusmanov. La data non fu scelta a caso perché il 22 maggio corrisponde nel calendario in uso in Russia al 9 maggio, anniversario della traslazione delle reliquie nicolaiane da Myra a Bari.

La posa della prima pietra appare oggi commovente in particolare se si pensa che di lì a pochi anni la rivoluzione bolscevica avrebbe segnato linizio della persecuzione religiosa. La cerimonia durò circa unora e si concluse con un discorso dellallora Sindaco di Bari, Fiorese, ed uno del capo delegazione russo, il principe Nikolaj Zevaxov, di cui parleremo più oltre.

Nei primi anni novanta larea del quartiere Carrassi era un grande spazio rurale, con qualche insediamento industriale ed alcuni edifici militari. Con il nuovo imponente monumento la vita cambiò, si crearono nuove strutture aggreganti ed abitative e finalmente regolate in qualche modo da un punto di vista urbanistico.

La chiesa venne completata nel 1915 e lo stesso Zar, in pellegrinaggio a Bari, si rallegrò dellopera. Nel 1917 scoppiò la rivoluzione comunista ed il Principe Zevaxov che era tornato in Russia fuggì dopo il 1920 rientrando a Bari. Qui iniziò una lunga vertenza fra lAmministrazione Comunale e le nuove autorità russe per stabilire la legittima proprietà dellimmobile.

Il Comune di Bari con uno stratagemma giudiziario-finanziario riuscirà ad appropriarsi nel 1937 della grande struttura raggiungendo con il Principe un accordo per cui gli sarebbero state versate 20.000 lire per ventanni, trasferibili agli eredi in caso di morte. Il principe però è scapolo e morirà in miseria a Ginevra, principale base operativa della Chiesa Russa dellEmigrazione in Europa, nel 1948, facendo risparmiare così al Comune le ultime nove rate.

Furono stabiliti inoltre altri vincoli che consentiranno alla comunità ortodossa della Chiesa Russa dellEmigrazione di far vivere la piccola parte rimasta aperta al culto.

Nel 1998 la svolta: lAmministrazione Comunale guidata da Simeone Di Cagno Abbrescia sigla un accordo con il Patriarcato di Mosca con cui viene concessa alla Chiesa Russa Ortodossa di usufruire di una parte dei locali di proprietà comunale. Lallora sindaco parlò di vittoria della piccola diplomazia transfrontaliera.

In seguito vi sono state aperture e chiusure fra le due Chiese. Un gruppo di volenterosi baresi, fra cui Beppe Pisani e chi scrive, proprio perché estranei alla contesa teologica e politica, cercò negli anni scorsi senza risultati di far organizzare una manifestazione in comune fra i due gruppi di Ortodossi.

Putin nella recente visita a Bari non visitò i Russi dellemigrazione ma, finalmente, il 17 maggio 2007 una sfarzosa cerimonia a Mosca ha chiuso definitivamente la frattura nata dalla Rivoluzione dOttobre.

Il patriarca Alessio II ed il metropolita Lavr hanno firmato latto di riunificazione, od unione canonica, fra la Chiesa Patriarcale di Mosca e la Chiesa Russa di oltre frontiera. Lavvenimento è davvero eccezionale se si pensa che i Russi dellemigrazione hanno condotto per quasi ottantanni una lotta senza quartiere alla Chiesa Patriarcale di Mosca definendola collaborazionista col regime comunista e traditrice della Fede.

La cerimonia ha peraltro avuto grande importanza per Vladimir Putin perché lo designa esplicitamente erede delle due Russie, ossia luomo che ha risollevato il Paese dal baratro in cui era caduto dopo lo scioglimento per decreto dellURSS. Il tutto naturalmente con buona pace di coloro che si lamentano per le crescenti restrizioni delle libertà di espressione e per i diritti umani.

Il Presidente Putin diventa dunque lerede dei religiosissimi Zar di tutte le Russie ma al tempo stesso dei capi comunisti. Non è la prima volta che si determina una così apparentemente singolare conversione!

Basilica di San Nicola, Bari. Foto Pina Catino

Stalin fu costretto durante la II Guerra Mondiale a ridare spazio alla Chiesa Ortodossa, anche da lui perseguitata e ridotta ad un ruolo marginale, per farle benedire la Grande Guerra Patriottica contro i Tedeschi ed i loro alleati fra cui i milioni di ex-sovietici che avevano applaudito le forze dellAsse arruolandosi direttamente nelle loro fila o collaborando con gli italo-tedeschi.

Nel 1941, infatti, allindomani dellattacco tedesco Stalin ricevette al Cremlino per la prima volta dalla presa del potere da parte dei comunisti, un gruppo di alti prelati. A seguito di questa udienza, vera e propria riconciliazione interessata con la Chiesa Ortodossa Russa, si ebbe nel 1943 lelezione del Patriarca, il primo dalla morte di Tichon avvenuta nel 1927.

Stalin interruppe qualsiasi propaganda ateistica, permise alla Chiesa di riprendere le proprie attività e questa contraccambiò dichiarando un dovere religioso la difesa della Patria e minacciando di scomunica chi si fosse sottratto al combattimento contro gli invasori e, naturalmente, i collaborazionisti”…

A guerra finita non ci fu per questi ultimi nessuna pietà. Chi non cadde in battaglia fu spietatamente massacrato nei Gulag od ucciso nei modi più atroci. Tutti indistintamente: dagli anziani ufficiali dellArmata Bianca che erano riparati in Occidente ritornando a combattere nelle file tedesche, ai Cosacchi, ai Tartari, agli Armeni, a tutta una congerie di popolazioni mussulmane turco-tatare ed a molte altre ancora.

Negli ultimi anni alcuni studiosi, anche italiani, hanno finalmente reso giustizia a questi uomini finora bollati da una storiografia a senso unico come traditori.

Ne riparleremo anche noi a partire dai Branderburghesi, il primo vero nucleo di idealisti il cui sogno finì nel sangue e nelloblio ma che ora trova una giusta collocazione nella Storia.

Ritornando ancora alla cerimonia di Mosca, Putin dopo aver baciato unicona ha spiegato che: La divisione della Chiesa è stato il risultato di una profonda crisi della società russa. Al lato i due prelati in una sorta di loggia speciale.

La Chiesa dellEmigrazione, come accennato, nacque in risposta alla rivoluzione sovietica del 1917 che, grazie allideologia atea di Lenin, eliminò fisicamente non solo lo Zar e la sua famiglia ma un gran numero di religiosi, distruggendo moltissime chiese.

Dopo alcuni anni di proteste e conseguenti repressioni il neo eletto patriarca Tichon dovette adeguarsi al nuovo regime per cercare di salvare il salvabile. I Vescovi russi dellemigrazione rifiutarono di sottoscriverla considerandola latto decisivo di resa al comunismo.

Per i russi della diaspora la frattura è stato un dramma senza fine fino a quando il patriarca Alessio II un paio di anni or sono affermò: Abbiamo dovuto vivere in un mondo diviso dalla cortina di ferro su parti opposte ed ognuno di noi è stato sottoposto allinfluenza interessata di sistemi politici contrapposti.

Il martirio della Chiesa Russa Ortodossa fu atroce ed a partire dal sangue dei martiri si può ricercare una nuova unità che è in primo luogo autocritica se, nel riscrivere le tragiche fasi dellateismo bolscevico, sempre Alessio II scrive che: “…il nostro popolo non possedeva unimmunità sufficientemente forte contro le perniciose pseudo-dottrine senza Dio. Il riferimento, molto chiaro, non è solo al marxismo ma al clima decadente della corte imperiale dominata dallambigua figura di Rasputin. Questo ambiguo personaggio era il più noto fra i santoni di quel mondo al tramonto fatto di nobildonne ed ufficiali in bellissime divise, di feste e cerimonie religiose avulse dalle tensioni popolari ed esposte alle idee rivoluzionarie venute da Occidente, in specie dal mondo degli ebrei di lingua tedesca.

Per qualcuno esiste un filo rosso-nero che lega esoterismo e marxismo sovietico ma questa è unaltra storia ed è davvero complicata. Ne parleremo in un prossimo futuro!

Subito dopo la Rivoluzione si crearono diversi nuclei di feroce guerriglia contro i comunisti. I controrivoluzionari erano divisi in vari gruppi, con motivazioni ideali e politiche anche molto diverse fra di loro, ed anche di questo ritorneremo a parlare. Per meglio lottare contro il comunismo ateo, quindi, le diocesi meridionali e siberiane si staccarono dal Patriarcato. Il trionfo delle forze rivoluzionarie costrinse però buona parte della gerarchia ortodossa ad emigrare prima a Costantinopoli e poi a Karlovcy, in Serbia.

Capo spirituale di questa Chiesa dellEmigrazione (Zarubenaja Cerkov, Chiesa Oltre-frontiera) divenne Antonij Chrapovickij, un famoso teologo dotato di grande carisma.

Nel 1927 mentre il luogotenente del Patriarcato di Mosca, Sergio Stragorodskij, firmava latto di lealtà al governo sovietico, allestero i russi dellemigrazione si dividevano in due correnti. La prima con base a Parigi di orientamento democratico non sottoscrisse latto ma mantenne rapporti di comunione con Mosca, mentre gli esuli in Serbia rompevano la comunione isolandosi. A loro si unirono comunità di russi anticomunisti in Svizzera, Germania, Stati Uniti ed in altri Paesi.

Questo stato di cose si è protratto fino al 2000 coinvolgendo le tante chiese che giuridicamente dipendevano dalla Chiesa Oltre-frontiera fra cui quella di Bari.

La Chiesa dellEmigrazione non cambiò atteggiamento nemmeno con la caduta del comunismo perché continuava ad accusare lintera gerarchia ecclesiastica ortodossa di tradimento e connivenza col KGB e pertanto non veniva riconosciuta canonicamente valida alcuna ordinazione episcopale.

Il cambiamento è avvenuto, come già accennato, solo nel 2001, con lelezione del metropolita Lavr a capo della Chiesa Russa Oltre-frontiera, con i suoi quindici vescovi e circa quindicimila fedeli. Furono stabiliti così contatti ed il Santo Sinodo di Mosca indirizzò a Lavr un appello alla riconciliazione. Nel 2004 questi incontrò a Mosca Alessio II e venne costituita una commissione per lo studio dei rapporti bilaterali. Le due Chiese hanno stabilito una comunione canonica, accettando pertanto le reciproche gerarchie, mantengono lindipendenza amministrativa e burocratica ma al patriarca russo Alessio II è riconosciuta la suprema autorità.

Il pericolo che Mosca possa mettere le mani sulle proprietà della Chiesa di Oltre-frontiera in America, fra cui la sede di Manhattan, è stato paventato da alcuni russi dellemigrazione contrari allaccordo, ma non sembra reale. In ogni caso alcuni rifiutano lincontro con il Patriarcato di Mosca. Fra questi lattuale pope residente a Bari, Padre Sergio. Alle firma del documento erano presenti a Mosca anche alcuni eredi della famiglia imperiale. Altamente simbolico anche il luogo della cerimonia: la Chiesa di Cristo Salvatore che Stalin aveva fatto saltare con la dinamite!

Al suo posto il dittatore georgiano voleva costruire il Palazzo del Soviet, con in cima una colossale statua di Lenin. Il terreno risultò però instabile ed il progetto fu abbandonato. Krusciov realizzò poi una grande piscina circolare scoperta amata da tutti i moscoviti che dinverno sotto la neve si immergevano nellacqua calda. Eltsin allinizio degli anni90 ha fatto abbattere a sua volta la piscina per ricostruire la cattedrale.

Altre cerimonie si sono svolte in altri due luoghi simbolo per gli ortodossi russi. Il primo è la cattedrale dellAssunzione allinterno del Cremino. Qui tutti gli Zar venivano incoronati, anche quando la capitale era a San Pietroburgo. Laltro è Butovo, località alle porte di Mosca dove lNKVD uccise tantissimi innocenti. Per la Chiesa Ortodossa è da tempo un luogo della memoria, anche per onorare le decine di migliaia di sacerdoti uccisi durante le purghe staliniane.

In tutti questi anni a Bari la piccola chiesa del piano terra ha ospitato fedeli ortodossi di tante nazionalità: greci, serbi, montenegrini, rumeni, bulgari, russi, ucraini, bielorussi, etiopi copti, che poi hanno trovato modo di riunirsi sia nella Chiesa di San Gregorio vicino alla Basilica di San Nicola che nella nuova Chiesa Russa al primo piano di Corso Benedetto Croce, retta da Padre Vladimir Kuciùmov, rappresentante del Patriarcato di Mosca ed ancora, naturalmente, nella cappella per il Rito Ortodosso allestita nella cripta della Basilica di San Nicola.

Basilica di San Nicola, Bari. Foto Pina Catino

Allinizio del nostro scritto parlavamo della valenza geopolitica del monumento.

La geopolitica dellortodossia non è più materia per soli addetti ai lavori.

In un convegno organizzato l11 dicembre 2005 allHotel Sheraton a Bari sul tema: Il Mediterraneo: integrazione e diversità fra conflitti e pace il Pope Ortodosso Padre Màdaro, rappresentante in Italia del Patriarcato di Costantinopoli, tracciò un excursus storico sullo scisma fra Chiese dOriente e dOccidente prodottosi nel corso di tanti anni ed accompagnato da eventi tragici come la IV Crociata conclusasi con il saccheggio di Costantinopoli.

Lorientamento dellOrtodossia oggi è di sostenere il dialogo senza pregiudizi esaltando le differenti tradizioni quale elemento di ricchezza e rifiutando un sincretismo che annichilirebbe ogni valenza storica e spirituale.

Con la fine dellURSS e del comunismo, le Chiese Ortodosse, chiese autocefale e quindi già per questo portate ad essere Chiese nazionali, hanno dovuto reimpostare il rapporto con i governi in maniera estremamente differenziata rispetto alle varie realtà.

Solo per citare il caso dei nostri dirimpettai balcanici in questi ultimi anni si sono moltiplicate le chiese, con tensioni anche gravi e con immancabili interferenze politiche! Del resto è inevitabile che se Fede e Politica sono vissute con semplicità si intreccino e si contaminino, anche positivamente o, viceversa, alimentino rancori e fanatismo. È per questo che dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, il potere sovietico pianificò immediatamente lo sradicamento di ogni Fede religiosa scontrandosi con la Chiesa Ortodossa, maggioritaria in quasi tutto lImpero Russo.

Le recenti tensioni politiche in Ucraina hanno fatto conoscere invece al mondo il conflitto fra Ortodossi e Greco-Cattolici in quella terra. È la memoria dei martiri che deve unirli ed unirci. Proprio in Ucraina, infatti, culla della Cristianità Orientale, fu martirizzato il primo metropolita, Vladimir Bogojavlenskij di Kiev, il 25 gennaio 1918.

In questi ultimi anni, con il contributo anche dei figli degli esuli rientrati da ogni parte del mondo nella Santa Madre Russia, terra dei loro avi, si cerca di ricostruire la memoria delle innumerevoli vittime, di quanti affrontarono il martirio per Cristo.

Ricordiamoli tutti, in specie i tanti rimasti senza nome perché la loro memoria avrebbe anche in un recente passato, infastidito le amichevoli relazioni fra il nostro Paese e quelle realtà, governate da spietate dittature.

Ricordiamoli oltre ogni divisione qui a Bari con laiuto di San Nicola, sulla cui tomba Papa Pio XII riaccese nel 1936 una lampada già accesa nel 1089 da Papa Urbano. Quella luce da sola non sanerà ferite ancora aperte ma contribuirà certamente ad un più vivo e sincero dialogo fra tutti i credenti.

Luigi Antonio Fino


Testo inviatoci dall'autore nel mese di Gennaio 2011

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