la collezione d'arte: Salvatore D'Onofrio

Paesaggio

 

Note sull'artista

Salvatore D’Onofrio, artista di Melito di Napoli di grande versatilità e copiosa produzione, spazia in ambiti diversi, apparentemente dissimili, accomunati all’origine dall’irrequietezza di uomo “pensante” in continua analisi critica del mondo circostante e dei comportamenti umani. Acuto lettore della dialettica tra ciò che appare e ciò che è al di là delle apparenze, tra il sembrare e l’essere, D’Onofrio è mosso da urgenza di demistificazione che lo rende tormentosamente attento alle dinamiche che fatalmente intercorrono tra le forze divergenti che dominano l’umano agire. Dinamiche che egli è solito interpretare e decodificare con  rigoroso metodo di indagine mutuato da profonda formazione filosofica.

La mia arte consiste fondamentalmente nella capacità di ingoiare tutto e tutto “risputare”. I miei lavori sono un’enciclopedia di esistenze e di estetica, di letteratura e di filosofia, di passione e di scienza: in una parola, un’opera totale”. Con queste parole Salvatore D’Onofrio cerca di compendiare la sua visione artistica della realtà e della vita.

Nato nell’hinterland napoletano a Melito, dopo aver ultimato gli studi universitari presso la facoltà di “Storia e Filosofia” dell’Università “Federico II” di Napoli, ha iniziato la sua attività di docente negli Istituti Superiori. La notevole predisposizione per il disegno e per la pittura, che avevano sorpreso tutti quando era ancora piccolo, lo hanno indotto ad non abbandonare mai l’Arte e ad approfondire la conoscenza dei maestri dell’arte e delle loro tecniche specifiche; dai primi degli anni Settanta ha iniziato ad operare nel campo delle arti visive con professionalità e senza mai cessare di studiare a fondo ogni sistema espressivo e tutte le regole relativamente ai diversi generi e stili, affermandosi ben presto per la potenza e l’interiorità delle sue opere dalle notevoli dimensioni culturali.

Sanguigna 3

Il maestro volge il suo lavoro alla ricerca di nuove soluzioni segniche, cromatiche e prospettiche in tumultuosi bozzetti che, però, sono da considerarsi vere opere in quel loro evolversi verso visioni assolute. D’Onofrio  tenta di affidare all’immortalità della storia l’oggetto del suo interesse. Nella pressante ricerca da parte dell’uomo di sicuri punti di riferimento e valori assoluti per una migliore interpretazione del suo “cosmo” e della sua complessità del reale, recepito nella sua assolutezza, a volte volge il suo sguardo alla riscoperta delle proprie origini, le radici del proprio territorio che sono fonte di energia creativa per altri intensi linguaggi e spunto per la realizzazione di espressività originali e di un rinnovato rapporto con la conoscenza della bellezza, immanente al reale, in modo da proiettare la visione fino al trascendente.

L’artista campano fa intravedere la notevole metaforicità dell’espressione artistica tradizionale a fianco di una decisa immediatezza letterale della forma e del significato; la compenetrazione delle due parallele realtà, vita ed arte, ha determinato in lui una nuova consapevolezza dell’ambiente e della società. Si avverte, infatti, l’urgenza di sviluppare un discorso che, stimolando l’essenzialità del reale, fa vivere la profonda illusione al confine tra simulazione e realtà; solo egli, quale artista, sa attingere nel suo intimo le energie da profondere per comporre insiemi equilibrati, esaltanti per l’ampio respiro, tendenti all’astrattismo pur restando saldamente ancorati ad una rappresentazione prettamente figurativa del reale.

La tragicità della Storia, poi, si accompagna così alla passionalità della vita, all’iconografia di una nuova femminilità (quella del terzo millennio), all’illusorietà degli oggetti, al recupero delle tradizioni millenarie.

Prof. D'Onofrio

Vi è su tutto un’unità scenografica particolarmente coinvolgente, che accoglie l’oggetto o il personaggio con elementi scenici palpitanti e veri, dai quali appare una realtà viva in palpitanti vibrazioni in grado di rendere l’insieme quasi irreale nel suo realismo accentuato; i suoi personaggi, quindi, vivono di una teatralità particolarmente accesa nei segni e nei cromatismi, da rendere “sacra” ogni visione, da nobilitare anche l’oggetto comune.

La realtà, infatti, è spesso labile, ma l’opera riesce a glorificare la forma, fissando l’atmosfera del passato e la “realtà contrapposta” seppur tra riverberi ingannevoli; si percepisce lo sforzo di accedere ad un mondo corrispondente che permette a lui, artista-filosofo, di cogliere l’euritmia dell’universo e la sua essenza. D’Onofrio intraprende un iter artistico studiando l’essenzialità del reale al confine tra simulazione e verità; egli cerca il “bello” e l’armonia, poetiche sensazioni e equilibrio strutturale, complessità volumetriche e scenografie accoglienti. Grafismo, pittura e scultura si combinano in lui in un valido senso della forma e della materia tra scintillii e intimi pensieri. Sono, infatti, complessi i rimandi filosofici delle sue opere.


Tratto dalla presentazione della mostra “Salvatore D’Onofrio: Omaggio a Casandrino”, palestra I.C. “Torricelli” di piazza Caduti di Nassirya di Casandrino. 23-24 ottobre 2008

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