“Il Mistero delle acque
rosse”
Il
sale, incorruttibile dono del mare
di
Pina Catino
La Salina di Margherita di Savoia (già Saline di
Barletta, nome tenuto fino al 1879, N.d.R.) ricopre 3.871 ettari di superficie, riconosciuta tale per Decreto
ministeriale del
30 maggio 1979
per effetto della Convenzione di Ramsar (Iran) del 2
febbraio 1971 sulle Zone umide di interesse
internazionale e la nidificazione di uccelli acquatici.
Sono più di 100 le specie presenti, legati ai vari
ambienti della Salina, che costituisce uno scalo di
sopravvivenza, sulle rotte migratorie.
L’acqua della
Salina, dall’azzurro colore del mare, incomincia a
cambiare il suo colore, a diventare rosso. Un rosso che
diventerà sempre più intenso, la ragione di ciò è dovuta
alla presenza di microscopici animaletti monocellulari
di colore rosso,
la Dunaliella salina, (protozoo presente nelle acque dell’Adriatico) che
in queste concentrazioni saline diventano visibili.
Sono
loro infatti a far sembrare rosse le acque della salina,
e a consentire la vita a un animaletto più evoluto,
l’Artemia salina, un piccolo crostaceo di circa
5 mm, di forma allungata e provvisto di due zampette
laterali, che a sua volta è il piatto prelibato per le
avocette. Gli aironi rossi, i fenicotteri rosa, assumono
questa colorazione perché ghiotti di Dunaliella
salina.
E’ la più grande salina marittima d’Italia e tra le più
estese d’Europa. Costituisce, con il suo sistema di
produzione, una delle industrie estrattive più
all’avanguardia nel mondo. Produce dai 5 ai 7 milioni di
quintali di sale l’anno, e ha bisogno di 30 milioni di
metri cubi d’acqua marina, che si preleva direttamente
dal mare con una potente idrovora.
Pina Catino
Scritto in occasione della mostra: "Sorridere... con
gli occhi e con l'anima" per "Le giornate
della salute mentale: abitare il territorio" (promosse
per ricordare i trent'anni della legge 180/78)
|