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Dal Regno delle Due Sicilie al declino del Sud

di Tommaso Romano

Edizioni Edizioni Thule, Palermo € 10

In quest’anno di celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia abbiamo assistito ad una fioritura di pubblicazioni che, dopo molti anni di silenzio, hanno cercato di sollevare a livello popolare il velo della retorica risorgimentale. Si tratta in molti casi di opere fortemente di parte ed a volte slegate da una vera e propria indagine storica e sociale. Il saggio di Romano invece è, da questo punto di vista, molto puntuale e corredato da ricchissima bibliografia e da interessanti annotazioni, che intendono spiegare le ragioni della crisi del Regno borbonico senza cadere nel solito rinfaccio rivendicativo di stampo leghista. Romano infatti ridimensiona drasticamente il comportamento dei leghisti il cui unico scopo è imporre il federalismo che va solo a tutela dei loro interessi e contemporaneamente apre gli occhi al sud in una prospettiva che dovrebbe ricollocarlo nel suo centro naturale: il Mediterraneo.

Nel suo “Dal Regno delle Due Sicilie al declino del Sud”, Romano denuncia ancora una volta il modo violento con cui si compì l'unificazione del nostro paese ai danni del popolo meridionale e gli effetti deleteri che noi meridionali e siciliani abbiamo patito e continuiamo a patire. Romano tuttavia non invoca uno sterile revanscismo, o la nostalgia di un tempo ormai passato e neppure rivendica i famosi 'primati' di un sistema sull'altro stando ben attento a non cadere nella contrapposizione Nord-Sud, che tanto ha favorito l’estremismo e il razzismo del leghismo padano nei confronti del meridione .

Romano comincia il suo libro sostenendo la tesi che lo spirito italiano è genetico - ma su questo io ho qualche perplessità per via dei tanti mescolamenti genetici dovuti allo schiavismo e alle ripetute invasioni di popoli diversi - e linguistico e affonda le sue radici nella romanità, nella cultura greco-latina, nel medioevo cristiano ed è ben anteriore alla nascita dello stato unitario savoiardo.

Ciò non gli impedisce tuttavia, dati alla mano, di ricordare il benessere del Regno delle Due Sicilie nel momento in cui viene barbaramente conquistato e il suo scientifico annientamento. Un Regno che si avviava ad essere, e in molti campi come la Marina lo era, uno fra i maggiori d'Europa se solo - aggiungo io – il suo Re avesse avuto il coraggio di recepire le istanze di novità che spiravano in tutta Europa.

Occorre sgombrare la storia del Risorgimento dall'oleografia demagogica, sostiene Romano, ma occorre anche ricordare che le grandi masse furono estranee a questo movimento. Il Regno di Francesco II fu rapinato da un manipolo di uomini, a cui si aggregarono i cosiddetti “picciotti” di estrazione mafiosa, grazie ai tradimenti e alla corruzione dei capi militari, di aristocratici e politici .

Nel caso dell’Italia unita il liberalismo, figlio dei rivolgimenti culturali e politici iniziati nella seconda metà del settecento, ha creato le basi di potere per classi dirigenti senza scrupoli, votate agli affari, alle prevaricazioni, ai tradimenti. Dunque non è stata solo colpa di Garibaldi, di Cavour o di Vittorio Emanuele la caduta del Regno delle due Sicilie, ma bisogna inquadrarla in quei meccanismi intrinseci che stavano trasformando l’Europa. Non diversamente da quanto sta avvenendo oggi, con la spregiudicatezza delle speculazioni finanziarie senza patria e senza volto utile solo a tutelare gli interessi di una ristretta parte del paese che in nome della “libertà” s’è appropriata del potere finanziario e lo difende in tutti i modi.

Fara Misuraca

maggio 2011


Tommaso Romano è un politico, scrittore e poeta residente a Palermo. Ha insegnato in alcune Università del Belgio, Inghilterra e Grecia come Visiting Professor. È cultore di Antropologia nell’Università di Palermo. È stato per molti anni docente di Scienze della Comunicazione all’Istituto Superiore di Giornalismo e di Estetica all’Accademia di Belle Arti. Attualmente insegna Filosofia e Scienze dell'educazione. È il fondatore della casa editrice Thule di Palermo.

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