La Reale Cantina
Borbonica di Partinico (Pa), di recente restituita alla
pubblica fruizione può inquadrarsi, da un punto di vista
socio – economico, in quell’ampio scenario che vede
molte realizzazioni dei Borbone volte alla
riqualificazione appunto sociale ed economica dei
territori sui quali insistono. Come San Leucio,
Carditello e molte altre realizzazioni, questo manufatto
identifica e definisce il concetto di socialità che era
insito in molti degli interventi di quella Casa
Regnante. La Cantina infatti non era destinata, come
potrebbe ritenersi, alla produzione vinicola dei suoi
realizzatori o, per lo meno, non era destinata solo a
quello; era destinata principalmente ai produttori
locali che, a causa di un processo di vinificazione
piuttosto scadente, vedevano vanificato il lavoro di
produzione dei loro vini a fronte di una qualità delle
uve, all’origine, piuttosto elevata.
La realizzazione
della Cantina pose quindi le basi per una produzione
vinicola locale che crebbe nel tempo in quantità ma
sopratutto in qualità e quindi in prestigio. Dalla sua
entrata in funzione la fama dei vini locali crebbe
costantemente fino a raggiungere livelli qualitativi di
eccellenza riconosciuti un tutto il Regno.
Fu realizzata da
Ferdinando I di Borbone fra il 1800 ed il 1802 su
progetto dell’Arch. Don Carlo Chenchè con cui collaborò
l’Arch. Giuseppe Patti di Partinico, non prima di avere
affidato al Cav. Felice Lioj, Intendente della Commenda,
l’incarico di valutare le potenzialità agricole ed
economiche dei territori interessati. Questi si
estendevano per circa 78 salme e fra le sue coltivazioni
si trovavano dall’uva al grano, dalle lenticchie
all’avena, all’olio, alle fave, alla frutta e molto
altro ancora. Insomma un’azienda agricola moderna,
variegata ed efficiente che offriva una gran quantità di
prodotti e, ovviamente, di lavoro.
Il complesso fu
realizzato intorno a quella che sembrerebbe essere una
costruzione a torre preesistente di circa 180 mq.,
probabilmente risalente al periodo di Federico II,
riconoscibile dalla diversa struttura muraria e da una
caditoia destinata presumibilmente ad azioni difensive.
Intorno ad essa si sviluppa la tipica struttura a baglio
contadino, costituita da un ampio cortile di circa 1300
mq, dalle cantine, da magazzini per attrezzi, dalle case
dei contadini e dall’immancabile cappella. All’interno
di quest’ultima è possibile ammirare un dipinto su
sfondo di ardesia dedicato a Maria SS.ma del Ponte.
Le cantine vere e
proprie che si estendono per quasi 1000 mq., sono
suddivise in tre ambienti da due ordini di pilastri
raccordati elegantemente da archi a tutto sesto. Il
piano cantinato è invece scandito da cinque archi ed in
esso trovano ubicazione i palmenti sui quali fanno bella
mostra le bocche dalle quali usciva l’uva appena pigiata
e, in alto, le aperture per l’aereazione dette a bocca
di lupo.
Oggi il complesso,
mirabilmente restaurato, è destinato a mostre, convegni
ed attività di interesse pubblico in genere. Nell’antica
torre centrale trovano invece ubicazione gli uffici
direttivi ed un centro multimediale per la consultazione
dei dati sulla viti-vinicoltura.
Giovanni Maduli
10/9/2011
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