Il
“Cristo velato”, un vero e proprio prodigio tecnico, che permette di
vedere chiaramente sotto un velo di marmo le fattezze di nostro
Signore. Questo “unicum”, oltre a far giungere a Napoli folle di
visitatori da tutto il mondo, aveva incuriosito appassionati d’arte
e cultori di segreti alchemici. Si mormorava di un intervento
diretto del
Principe Raimondo di Sangro nella realizzazione dello
straordinario lenzuolo trasparente…, fino a quando, tempo fa, una
studiosa napoletana, Clara Miccinelli, aveva pubblicato alcuni
documenti notarili comprovanti l’antica leggenda, ma la serietà
della comunicazione si perse nei meandri di una troppo pervicace
disamina esoterica dell’argomento, per cui l’importante notizia non
è stata valutata e recepita dagli studiosi di storia dell’arte.
Abbiamo controllato il documento, conservato nell’archivio
napoletano e stilato dal notaio Liborio Scala il 25 novembre 1752,
tra Raimondo di Sangro ed il
Sammartino,
nel quale i due contraenti si accordano sulla realizzazione della
scultura e sul segreto da mantenere.
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Trascriviamo alcuni passi inequivocabili: “ad apprestare una Sindone di tela tessuta,
la quale doverà essere depositata sovra la scultura acciò dipoichè
esso Principe l’haverà lavorata secondo sua propria creazione; e
cioè una deposizione di strato minuzioso di marmo composito in grana
finissima sovrapposto al velo. Il quale strato di marmo dell’idea
del signor Principe farà apparire per sua finezza il sembiante di
nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua.
Viceversa il sig. Joseph S. Martino si obbliga alla pulitura ed
allustratura della Sindone e a non svelare al compimento di essa
statua la maniera escogitata dal Principe per ricovrire la statua”.
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Un altro documento reperito dalla studiosa ci rende nota la formula
segreta del principe per la sua stupefacente creazione: “Calcina
viva nuova
10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino.
Covri la grata della fornace co’ carboni accesi a fiamma di brace
con l’ausilio di mantici a basso vento. Cala il modello da covrire
in una vasca ammattonata, indi covrilo con velo sottilissimo di
spezial tessuto bagnato con acqua e calcina…. Sarà il velo come di
marmo divenuto al naturale e il sembiante del modello trasparire”.
I due
documenti dimostrano oramai in maniera inequivocabile, nonostante
non siano noti a gran parte degli studiosi, i limiti dell’abilità
del Sammartino ed aumentano a dismisura la fama del Principe.
Probabilmente, anche se al momento mancano i riscontri cartacei,
pure le altre due sculture velate della Cappella: la Pudicizia
del Corradini ed il Disinganno del Queirolo sono state
eseguite con la collaborazione del Principe, anche se va segnalato
che il Corradini, giunto a Napoli in tarda età, aveva già eseguito
statue dotate di velature molto abili, come l’omonima Pudicizia
conservata al Louvre.