Le Pagine di Storia

Proclama di Francesco II del 6 settembre 1860

a cura di Alfonso Grasso

 

Dacché un ardito condottiero, con tutte le forze di cui l'Europa rivoluzionaria dispone, ha attaccato i Nostri domini invocando il nome di un Sovrano d'Italia, congiunto e amico, Noi abbiamo con tutti i mezzi in poter Nostro combattuto durante cinque mesi per la Sacra indipendenza dei Nostri Stati. La sorte delle armi Ci è stata contraria. L'ardita impresa che quel Sovrano nel modo più formale protestava sconoscere, e che non pertanto, nella pendenza di trattative di un intimo accordo, riceveva nei suoi Stati principalmente ajuto ed appoggio, quell'impresa, cui tutta l'Europa, dopo d'aver proclamato il principio di non intervenzione, assiste indifferente, lasciandoci soli lottare contro il nemico di tutti, è sul punto di estendere i suoi tristi efetti fin sulla Capitale. Le forze nemiche si avanzano in queste vicinanze.

D'altra parte la Sicilia e le Province del continente, da lunga mano e da lungo tempo travagliate dalla Rivoluzione, insorte sotto tanta pressione, hanno formato dei Governi provvisori col titolo e sotto la protezione nominale di quel Sovrano, ed hanno confidato ad un preteso Dittatore l'autorità ed il pieno arbitrio de' loro destini.

Forti sui Nostri diritti, fondati sulla storia, sui patti internazionali e sul diritto pubblico Europeo, mentre Noi intendiamo prolungare, finché ci sarà possibile, la nostra difesa, non siam meno determinati a qualunque sacrifizio per risparmiare gli orrori di una lotta e dell'anarchia a questa vasta Metropoli, sede gloriosa delle più vetuste memoria e culla delle arti e della civiltà del Reame.

In conseguenza noi moveremo col Nostro Esercito fuori dalle sue mura, confidando nella lealtà e nello amore de' Nostri Sudditi pel mantenimento dell'orine e del rispetto all'autorità.

Nel prendere tanta determinazione sentiamo però allo stesso tempo il dovere, che ci dettano i Nostri diritti antichi e incossussi, il nostro Onore, l'interesse dei Nostri eredi e successori, e più ancora quelli dei nostri Amatissimi sudditi, ed altamente protestiamo contro tutti gli atti finora consumati e gli avvenimenti che sonosi compiuti o si compiranno in avvenire. Riserbiamo tutt'i Nostri titoli e ragioni, sorgenti da Sacri incontrastabili diritti di successione, e dai Trattati, e dichiariamo solennemente tutti i menzionati avvenimenti e fatti nulli, irriti, e di niun valore, rassegnando per quel che ci riguarda nelle mani dell'Onnipotente Iddio la Nostra causa e quella deo Nostri popoli, nella ferma coscienza di non aver avuto nel breve tempo del Nostro Regno un sol pensiero che non fosse consacrato al loro bene e alla loro felicità. Le istituzioni che abbiamo loro irrevocabilmente garentite ne sono il pegno.

Questa nostra protesta sarà da noi trasmessa a tutte le Corti, e vogliamo che, sottoscritta da noi, munita del suggello delle nostre Armi Reali, e consegnata dal Nostro Ministro degli Affari Esteri, sia conservata nei nostri Reali Ministeri degli Affari Esteri, della Presidenza del Consiglio del Ministri, e di Grazia e Giustizia, come un monumento della Nostra costante volontà di opporre sempre la ragione e il diritto alla violenza e alla usurpazione.

Napoli, 6 settembre 1860

Francesco

Giacomo De Martino

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