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Poggioreale

Corredo funerario elimo presso territorio poggioreale (foto tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Corredo.jpg)

 

Nobile e barocca Poggioreale ovvero Elima

Nobile e barocca, Poggioreale, in provincia di Trapani, fa parte di quei comuni violentemente funestati dal terremoto del 1968. Da 45 anni non ha conosciuto altro che un lento, drammatico e inesorabile declino. I suoi abitanti, costretti a lasciarla all’indomani della tragedia, oggi guardano con preoccupazione al futuro di un paese che rischia di scomparire nell’oblio e si affidano anche a Facebook per salvare le meraviglia di una città pronta a riconquistare la sua suggestiva visione. E’ la terra degli “Elimi”, misterioso popolo che per più di un millennio si insediò in quella parte di Sicilia dominata dalla superba Segesta, ovvero Poggioreale, in Provincia di Trapani. Un piccolo centro che sorge su quella Valle del Belice tristemente nota ai più per la funesta scossa che nel 1968 rase al suolo diversi comuni nella parte occidentale dell’isola.

Poggioreale reca ancora oggi, a distanza di 45 anni, i segni di quella “freccia” che la colpì dritta al cuore e la ragione è da ricercare nel fatto che ben lungi dal cicatrizzarsi, quella ferita sanguina ancora. Quel che resta dell’antico centro barocco non è quello che ci è stato restituito dal terremoto. Negli anni si sono avvicendati numerosi crolli che stanno conducendo all’inesorabile, impotente declino di un pezzo della valle del Belice, ma soprattutto alle perdita di uno spaccato di vita contadina, di tecniche costruttive, di un patrimonio archeologico notevole. Sul vicino Monte Castellazzo nelle campagne di scavi nel periodo 1974-79 sono emersi i resti di capanne della media età del Bronzo (1.400-1.300 a.C.) I successivi scavi del 1981, sotto il coordinamento del Dott. G. Falsone, permisero di individuare una nuova fase più antica risalente, addirittura, alla fine dell'età del Rame o agli inizi del Bronzo Antico (2000 a.C.).

La ricchezza di Poggioreale è certificata dall’origine del suo nome, derivante dal latino“Podus Riali” ovvero “Poggio degno di un Re” perché sorge su una collina da cui è godibile una splendida vista e un clima mite. Il suo fiore all’occhiello è sicuramente il centro storico, scelto dal regista Giuseppe Tornatore come set di due fra i suoi più celebri film: “Malena” e “L’uomo delle stelle”. Ciò perché al di là della tragedia che l’ha colpito, Poggioreale rimane un luogo incantato e chiunque abbia fatto l’esperienza di passeggiare fra quei ruderi, non ha potuto fare a meno di respirare l’atmosfera magica che promana dalle sue antiche strade.

Nonostante i media non se ne occupino più perché la tragedia del Belice sembra ormai archiviata, nei fatti sono numerosi i turisti che in qualsiasi stagione dell’anno visitano l’antico borgo barocco. E, oltre ai turisti, c’è qualcuno che ama questo paese dimenticato, i poggiorealesi che non hanno mai abbandonato il ricordo delle strade e dei vicoli della città antica, che sopravvive imperiosa e regale a dispetto degli eventi.

La città di Elima

Molti storici hanno voluto in maniera del tutto arbitraria identificare la città di Elima con Erice, ritenendo pertanto che una città di nome Elima non sia mai esistita. Se le fonti attestano dell'arrivo di un Elimo, di nobili discendenze, al punto tale che il popolo da lui prese il nome, si deve ritenere che allo stesso modo di come Segesta prese nome dall'eponimo Aceste, debba essere esistita una città Elima dall'eponimo Elimo. Lo storico Dionigi di Alicarnasso riporta che Enea giunto in Sicilia, incontratosi con Aceste e Elimo, dimostrò loro la sua amicizia col fondare per essi le città di Segesta e di Elima.

Lo storico Aloisio pone, con certezza, la costruzione della città di Elima sul monte Castellazzo di Poggioreale, afferma che non si trattò di una città grande e importante quanto Segesta, destinata a diventare il centro politico degli Elimi, ma che ebbe una connotazione di fortilizio, posta in una posizione strategica a controllo della via del Crimiso destro (Belice), a suo tempo un fiume navigabile, che da Selinunte conduceva al punto di confluenza,in uno snodo cruciale per raggiungere Agrigento-Siracusa o per raggiungere la città di Schera (Corleone) e Makella (Marineo) e da lì seguendo il corso dell'Eleuterio il mare dei Tirreni e Himera.

Si ringrazia il Sig. Giuseppe Ippolito per averci inviato il testo di cui sopra, settembre 2013

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