La grotta di Piedigrotta è stata per secoli, forse
millenni, teatro di pratiche orgiastiche in onore di
Priapo, che periodicamente impegnavano giovani di
entrambi i sessi, i quali davano libero sfogo alle loro
più elementari pulsioni con innegabili benefici per il
corpo e lo spirito. Il buio della caverna faceva cadere
ogni inutile inibizione e alimenti energetici venivano
in soccorso ai maschi impegnati in defatiganti amplessi
(la famosa sfogliatella dalla forma che rammenta il pube
femminile era il viagra dell’epoca).
Con l’avvento del Cristianesimo questi costumi
scostumati sono stati incanalati in una più tranquilla
festività a cadenza annuale, durante la quale gli
istinti repressi potevano sfrenarsi in balli e
strusciamenti reciproci; nasce la famosa Piedigrotta
napoletana, assassinata negli anni Settanta del secolo
scorso dal traffico caotico della città e da
amministratori miopi e sconclusionati. Erano feste
memorabili, che duravano fino a quindici giorni, durante
le quali, al passaggio dei mastodontici carri
allegorici, era permesso un po’ di tutto: urlare,
sbracciarsi, calare coppoloni in testa a tipi
“soggetti”, esercitare vigorosamente la mano morta su
sederi di tutte le età, pur senza trascurare eventuali
seni generosamente esposti, dimenticando in tal modo le
angustie quotidiane. L’antico spirito greco della festa,
nata tra venerazioni priapiche e sfrenate danze
liberatorie, sembrava rivivere nel popolo festoso,
esaltando lo spirito trasgressivo e godereccio dei
napoletani.
Meno famose della celebre sorella sono le grotte
Platomonie, poste lungo il litorale dell’antico borgo di
S. Lucia ed oggi, in parte abbandonate o vergognosamente
trasformate in garage privati, che potrebbero invece
dare un sollievo allo scottante problema del parcheggio,
ma da anni al centro di una diatriba (truffa) infinita
tra squallidi speculatori ed una giunta comunale
incapace.
Questi anfratti sono il prodotto erosivo dell’acqua
sulla roccia nel corso del tempo e derivano il loro nome
dal greco platamon. Alcune furono adoperate per
l’allevamento delle murene, ma la loro fama è legata ad
un particolare rito orgiastico, che si svolgeva più
volte all’anno e consisteva nell’incontro tra una menade
incoronata da un’alga marina ed uno jerofante agghindato
da uomo pesce che la fecondava.
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Il borgo di Santa Lucia
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A partire dal Quattrocento il rituale subì una sorta di
legalizzazione, ed i due officianti erano freschi sposi
che consumavano il matrimonio alla presenza dei membri
di una setta, che accompagnavano la deflorazione con
ritmiche cantilene e preparavano un’atmosfera adeguata
bruciando essenze profumate inebrianti in tripodi ornati
di falli alati, del tipo di quelli che gli scavi di
Pompei porteranno alla luce secoli dopo.
"Nelle
deliziose grotte Platamonie per rinfrescare gl’immensi
ardori dell’estate, passeggiavano quinci e si riparavano
con spessi e sontuosi conviti, ricevendo dispogliati la
grata aura e il desiderato fiato di ponente, e nudi tra
le chiare onde a nuoto si difendevano dal noioso caldo".
[Benedetto di Falco, secolo XV.]
"Quivi, come narrasi, la gente allegra e spensierata
accorreva a banchettare e a darsi spasso; finché i
sollazzi mutati, poscia, in orge scandalose, resero quei
luoghi dei sozzi postriboli". [Loise de Rosa, 1452.]
Vari autori ci raccontano che oltre a rituali i luoghi
erano adoperati anche per ammucchiate che di iniziatico
avevano ben poco.
Anche la malavita cercava di usufruire di un
nascondiglio sicuro per nascondere merci di contrabbando
e mal tollerava l’utilizzo con finalità erotiche delle
grotte, per cui fece giungere al vicerè don Pedro da
Toledo notizia delle orge scandalose che vi si
svolgevano. Il risultato fu la distruzione delle
stratificazioni più profonde e la chiusura di tutte le
altre. Al medesimo vicerè si deve l'ampliamento
cinquecentesco che per la prima volta inglobò
all'interno delle mura il monte Echia, ancora in epoca
aragonese fortezza militare siti Perillos,
propaggine esterna della città.
Ma dove si sono ripetuti a lungo riti intrisi di
tradizione e di mistero e si è scatenata incontenibile
la furia erotica, i luoghi restano impregnati da forze
che molto lentamente decantano ed a nulla valse murare
le grotte più profonde adibite alle congiunzioni carnali
più folli e scatenate; dal sottosuolo emanano
sedimentazioni energetiche, viscerali, piroclastiche,
telluriche, sibilline e più volte sarà capitato a
qualcuno, passeggiando per via Chiatamone, senza capirne
il motivo, di avvertire chiaramente un dolce,
improvviso, irrazionale, irrefrenabile desiderio di
sesso più che di amore.
Achille della Ragione
Testo ed immagini trasmessici dall'autore nel febbraio
2009