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Natalizia Pinto
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In una sera di fine
estate le alture della Selva di Fasano raccontano quelle
di Marradi
La poetessa Natalizia
Pinto ricorda l'amore e la tempesta tra gli artisti Dino
Campana e Sibilla Aleramo
Ricordatevi
dell’Amore. Questo il titolo
di uno spettacolo fatto di diversi stralci in cui la
poetessa Pinto è intervenuta con due sue poesie:
Natura è te e Le rose del poeta dedicate a
Dino Campana ed a Sibilla Aleramo.
Nel periodo della sua
docenza a Firenze la Pinto affascinata dai versi del
poeta Campana e dalla storia tra lui e Sibilla, si recò
nei luoghi in cui il poeta viveva a contatto con la
natura, e lì rivisse e sentì nel profondo i versi di
Campana nel mormorio dei ruscelli e nel sibilo del
vento, tra la terra, le pietre e gli alberi delle
montagne di Marradi.
Lì Sibilla raggiunse
Dino e si amarono intensamente. Lei una donna provata
dalla vita ma baciata dal gusto dell’arte che salva e
risolleva, si concede, s’abbandona ad un amore che per
essere tanto forte ed autentico, si rivela un’arma a
doppio taglio, poiché difficile da gestire e da vivere.
La Pinto riporta nella introduzione alle sue poesie, le
frasi dei due amanti: «Nessuno si ama come noi» di
Sibilla, «Forse è troppo potrebbe essere un pericolo» di
Dino. Sono tratte dal film Un viaggio chiamato amore
interpretato da Stefano Accorsi, nella parte di Dino, e
da Laura Morante, nelle vesti di Sibilla.
La Pinto nel leggere
le poesie appare in ansia per quest’amore, come se
volesse riscattare la vita dei due artisti con il loro
amore.
L’incontro avvenuto
nella villa Rosa Alò Scianaro a Selva di Fasano
(Br) è stato organizzato dall’Associazione Pro-Selva. Il
tutto si è svolto dopo un forte temporale seguito da una
placida sera di fine estate, un momento somigliante alle
alternanze dell’amore.
Patrizia Bessi
Le
rose del poeta
(per Dino e Sibilla) di Natalizia
Pinto
La tua voce
sfiora grida.
Tu rifletti la natura
nel fiorire delle rose
e nel battito del vento.
Sole splendido
e tempesta
Lei riscaldi
e fai volare
nel profumo delle rose
e nei baci volitivi.
Poi esplode d'improvviso
la tua anima ferita
e le rose, frantumate
son finite.
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Introduzione a “Il tempo in cornice” di
Natalizia Pinto
di Maria Marcone
Il tempo è per ciascuno di noi quel segmento di vita
che ci è dato percorrere; ma si potrebbe anche dire
che la vita è quel percorso temporale che a ciascuno
è dato attraversare.
Per ciascuno di noi vicende grandi e piccole,
congiunture oggettive e soggettive s’intrecciano
variamente nell’esperienza spazio – temporale. E ci
condizionano anche secondo le nostre personali
reazioni determinando incontri pensieri emozioni che
ci danno la concretezza del nostro essere unici ed
irripetibile.
Il poeta ha la sensibilità di fissare attimi intensi
in parole che incastonano in cornice n pensiero,
un’emozione, un luogo strappandolo al fluire
inarrestabile del tempo.
Leggere in sequenza temporale le liriche di Natalizia
Pinto raccolte in questo libro dal significativo
titolo: “Il tempo in cornice” è come riattraversare
insieme all’autrice i momenti più alti e intensi del
suo farsi persona consapevole e pensosa del mistero
fascinoso della vita: Natalizia è una creatura
solare, la bellezza vitale delle forme e l’acuto
desiderio di una vita totale piena di soddisfazioni
le impediscono una forza primigenia destinata a
scontrarsi con i limiti della realtà, da cui una
malinconia di fondo, un’irrequietezza,
un’insoddisfazione che non si traducono però in
ripiegamento o rinuncia, ma la spingono a tentare
nuove vie, a scavare nel proprio vissuto e nel
contingente alla ricerca di nuovi appigli per
riproporsi, per crescere, per essere.
A volte, al di là della volontà della creatura, la
vita trascina da tutt’altra parte, stringe lacci che
non ha cercato, induce a scelte che la condizionano.
È, questa, un’esperienza comune a quasi tutti gli
esseri umani, ma se il tuo pensiero è vigile e la
tua sensibilità acuta, non ti lasci trascinare dalla
corrente, ti fermi a cogliere il battito forte del
tuo straniamento, non foss’altro per dire prima di
tutto a te stesso che ti ribelli, anche se riconosci
che non ce l’hai fatta: “la vita trasporta là…
dove non vuoi andare” (Contingenze).
“Ora lo so / colmo di sole / di cielo azzurro per
me tu volevi l’albero della vita” (A mio padre):
se il padre le ha dato l’albero della vita, è suo
dovere diritto coltivare quest’albero fino ai limiti
del possibile.
Ed ecco perché si sente completamente Donna:
“Aperti gli orizzonti / rotti i confini / splende il
sole sulla vita / esplodono le immagini / oltre il
fulgore / di un mattino d’estate”.
E’ intimista questa poesia? Per la maggior parte si,
ma nel senso migliore, che cioè Natalizia si fa voce
di tutti. Talvolta però si slarga al mondo, come in
“Novembre” in “Unforgettable” in “Grazie Marco” in
“Per Mario Conti” in “Cieli di New York” in “No
mai!” quando l’anima si proietta fuori di sé e si
dimentica in altre situazioni con sincera commozione
e partecipazione emotiva.
Molto delicata e tenera la lirica: “Per farci festa
mamma” in cui si rievoca con versi semplici ma
pregnanti il quadro della mamma giovane e di lei
piccola di fronte al mare.
L’ultima lirica, “Dea”, è una metafora bellissima in
cui pare che l’autrice voglia fare un provvisorio
consuntivo e si proponga di compiere ancora un lungo
cammino ricco di risultati lussureggianti, dono
d’amore, dono del suo tempo al tempo di tutti.
Lirica schietta, immediata, senza paraventi, senza
indulgenza alle mode, specchio di un’anima.
(Maria Marcone)
Sogni ed
esperienze di vita: le poesie di Natalizia
Pinto
Recensione di Giuseppe Panella
Perché questo titolo: Il tempo in cornice?
Perché spingere e costringere il Tempo in un
quadro dai contorni già decisi per farlo
diventare elemento partecipe certo ma pur
sempre condizionato della vita libera e
fuggevole fatta di attimi che passano e non
ritornano? Forse proprio per questo…
Prendere il Tempo e immobilizzarlo, metterlo in posa,
trasformare ciò che è transeunte flusso dei
momenti della vita in parole ed emozioni
dette e scritte è da sempre uno dei compiti
“impossibili” della poesia. Anche perché poi
il tempo quotidiano di ognuno si riprende
quello che è suo (il sapore carico di
amarezza della caducità, la sensazione di
felice aderenza alla propria pelle e alla
propria anima, il colore dei sogni, il
contatto con il reale condiviso con gli
altri) e la poesia resta
spesso incapace di andare oltre il livello
di comunicazione superficiale.
Il Tempo domina e trionfa, le parole si dissolvono,
ma non sempre, per fortuna di noi tutti.
Solare come la sua autrice, il primo libro di poesia
di Natalizia Pinto si muove, serpeggia e si dispiega
tra le strade strette e cariche di storia di San
Frediano a Firenze e i paesaggi verdi e marini della
Puglia nativa. E’ fatto di impressioni, di
ombrosità, di lampeggiamenti, di trasalite e
commosse epifanie di luoghi e di
persone. E’ costruito della stessa “materia di cui
sono fatti i sogni” ed è giusto che sia così. Il
Tempo viene incorniciato dallo spazio che
attraversa: i sogni si ricompongono nei confini dei
ricordi, le memorie si attestano sul crinale delle
leggende raccontate e ricordate con commozione, gli
amori e i dolori si aprono nel loro racconto come
fiori conservati tra le pagine dei libri più amati e
che un soffio può distruggere polverizzandone le
forme già sbiadite.
Qui la poesia è forza evocatrice: i luoghi visitati,
la vita finora vissuta, le aspirazioni e i rimpianti
si fanno parola carica di emozione e di sentimenti
filtrati dall’esperienza della scrittura; il cammino
e gli eventi esperiti si ricompongono in evocazione
assorta o in rincorsa del ricordo; l’aspirazione è
all’eternità dell’emozione e il risultato è la sua
struggente impossibilità.
Nelle tre parti che lo compongono (L’attesa,
L’incontro, Il cammino) emerge un
desiderio (forse inconfessato ma, a mio avviso,
presente) di mostrare il percorso fatto nella
propria vita come giustificato dalla sua
esemplificazione e realizzazione poetica: una
tentazione autobiografica, dunque, cui i poeti solo
raramente sanno sottrarsi. La poesia si presenta
come paradigma della vita e ad essa si consacra. Le
situazioni, i luoghi, i tempi, le stagioni, le
aspirazioni, le passioni, i sogni, le evenienze e le
casualità della vita trascolorano e si innervano
nella fitta trama di una scrittura puntiforme e
puntigliosa, intesa a cercare la precisione e non la
vaghezza, l’accesa descrizione del momento e non
l’aerea vezzosità della pura parola come mero
belletto della pagina.
Si prenda, ad esempio, un testo decisamente e
marcatamente autobiografico come
17 novembre 1998
(compreso nella terza parte del volume): “Scie di
meteore solcano la notte / inondano il mio volto /
Con gli occhi chiusi sul mio letto / tra alberi e
prati sotto il cielo / […] Nessun gelo potrà
colpirmi / ricoperta di polvere di stelle. / Sogno
la mia vita nell’universo dell’oblio / e solo la
musica potrà svegliarla!” . Il lessico è preciso e
netto, chiaro è il disegno che il testo espande
nella sua aspirazione cosmica al ricongiungimento
con l’origine arcana della vita, la descrizione è
lucida e con scivolamenti nel quotidiano (“sul mio
letto”): la poesia si presenta pulita come un sogno
e turgida come il desiderio. Il confine tra reale e
vagheggiamento onirico si rivela inesistente nel
momento in cui il presente si configge nell’eterno
dell’oblio: eppure quanto sapore di realtà contiene
quell’aspirazione all’armonia musicale che la chiude
e quanta astrattezza sognante è compresa in quel
“ricoperta di polvere di stelle”. L’immagine è
vivida come, appunto, quelle che si ricordano dei
sogni fatti quando è appena mattina, quando non si
vuole saperne di svegliarsi ed è bello indugiare
ancora per qualche minuto tra le lenzuola in attesa
della sveglia dei doveri di ogni giorno…
La scrittura poetica di Natalizia Pinto è tutta
intessuta di tali magici momenti di sospensione tra
sogno e realtà, tra magia dell’esperienza onirica e
ricordo delle sue esperienze concrete: la sua
ambizione è renderla come susseguirsi ininterrotto
di sospiri e di immagini, di aspirazioni e di
riflessi, di contatti e di trasalimenti. Poesia come
aspirazione alla pienezza del vivere e come
inseguimento del di più che solo la scrittura sa
dare all’esperienza vissuta: il tutto con una
freschezza di suoni e di visione che solo
l’entusiasmo per la parola poetica riesce a dare a
chi si ritrova, di colpo, nell’occhio del suo
ciclone evocativo. In conclusione: la poesia di
Natalizia Pinto è il suo modo di presentarsi al
mondo, senza presunzione e senza altezzosità da
iniziatoo daistocratico possessore di verità
esclusive, ma con la volontà e la sicurezza di
salvarsi dalla marea montante della banalità e della
chiacchiera correnti.
(Giuseppe Panella)
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Locorotondo
Di cielo tiziano d’oriente
lampadario nella notte
abbagli le pareti bianche
su cui s’adagia
il grigio stanco
delle cummerse*
dalla valle appari
nel sogno che fa eterni
i battiti del cuore
e il mito nel canto
dei campi che odorano
di spighe e di stoppie.
* tetti spioventi realizzati con tegole di pietra.
Natalizia Pinto
Valle d’Itria 19 luglio 2004. |
Notte di San Lorenzo
Qui le ombre della sera
raccolgono gli intenti
che l’alba di questo giorno
ha coccolato
nei colori dei fiori
e sulle pareti
Qui le colonne reggono
il cielo in attesa di partorire scie di stelle
e si annientano perversioni e avidità
Qui centenari passi sulle chianche bianche
perseguono i sogni
e la saggezza invoca le stelle.
Natalizia Pinto
Selva di Fasano, Agosto 2008
Una poesía de gran calado y sensibilidad. Joan Lluis
Montané
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La poetessa
Natalizia Pinto premiata alla XIII Rassegna di poesia
“Anna Malfaiera”, organizzata dalla Società Dante
Alighieri, Il Mondo in Italiano, Comitato di Fabriano
di P. Bessi
Sembra un incontro
guidato dal destino quello della poetessa Natalizia
Pinto con la Rassegna di poesia “Anna Malfaiera” nella
città d’Arte marchigiana.
Anna Malfaiera,
grande poetessa italiana, ha perso la vita quando era
ancora giovane, ma i suoi versi continuano e
continueranno a far comprendere che la poesia è la voce
dell’anima , come quando in vita, invitata dalle scuole
di Roma, trasmetteva la sua conoscenza letteraria e la
sua esperienza poetica.
Natalizia Pinto si è
recata a Fabriano per ritirare un premio di merito
relativo ai frutti dei laboratori da lei guidati
nell’ambito del Progetto “Vita e didattica con il
vissuto artistico” dell’Istituto Leonardo da Vinci di
Fasano a.s. 2007/08. Con lei è stata premiata la
studentessa Miriam Magnifico per la poesia Impotente,
composta dopo aver ascoltato alcune poesie di Natalizia
Pinto.
La manifestazione
della Rassegna si è aperta con l'ingresso nel palco di
una figura bianco vestita che, con la danza e la voce,
ha rappresentato una poesia di Anna Malfaiera. Poi tutto
è stato intervallato da balletti e recite di ragazzi di
Fabriano
La premiazione è
avvenuta presso il teatro Gentile di Fabriano il 17
maggio 2009. Ha portato il saluto del Sindaco e di tutta
l'Amministrazione, Sonia Ruggeri Assessore del comune di
Fabriano. Hanno presieduto il Premio la Prof.ssa Mirella
Incerti Senegalesi e Luciana Corvi, rispettivamente
presidente e segretaria della Società Dante Alighieri,
Comitato di Fabriano, societàà che sin dal 1996 promuove
e cura la Rassegna di poesia Anna Malfaiera.
...Amo la tregua
dello scrivere non considero
le ragioni che lo
provocano...
Anna Malfaiera (da E Intanto dire 1991)
…La mia impazienza
è una ragnatela
intessuta e
insensata nella passività
assaporata diluita
cresciuta con me...
Anna Malfaiera (da Verso l’imperfetto 1984)
Il Tempo in cornice
Decisa
la mano traccia
(la rotondità)
identica continua
c’è una sequenza veloce
carrozze di un treno
in sogno
inizio no fine no
nemmeno
Qui…
Lottare nel trascorrere di un tempo
Afferrare il sogno
E non fuggire…
No… non… in eterno
Natalizia Pinto
(presente in
Il tempo in cornice,
ICI Edizioni)
Impotente
Il mio desiderio
percepiva il tempo
che mi separava da quel momento
Un raggio di sole
all’improvviso ha sciolto
come neve l’attesa
L’ho vissuto finalmente
e con le mie mani,
tra le mie dita
trattenevo stretto quell’attimo
Ma impotente
la paura che finesse mi assalì
E del ricordo son prigioniera.
Miriam Magnifico |
La
critica ad alto spessore rende giustizia alla poetessa
Natalizia Pinto
di Patrizia Bessi
La poetessa
brindisina Natalizia Pinto è presente nell’ultima
antologia poetica “Con le armi della poesia”
dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Già nella
prefazione dell’opera, il filosofo Sergio Givone
(Università di Firenze) scrive testualmente: “… E
come non citare, fra quanti ritentano antiche vie, ma
come se fosse ancora e sempre la prima volta, Natalizia
Pinto: «ha placato il vento / la nebbia / sorpeso il
mattino / ritiene il respiro / e s’adagia sospeso / nel
cuore il pensiero»”. La lirica citata dal prof.
Givone s’intitola “Attesa” e sembra conservare
nella sua leggerezza e nella sua sintesi l’anima poetica
dell’antica Grecia.
Molto bello e
profondo è, inoltre, quanto scrive Ernesto L’Arab
riferendosi nell’antologia alla Pinto. l’Italianista,
esperto di letteratura moderna e contemporanea, afferma
che i versi de “Il pianista” sono una commossa
meditazione sul valore soterico dell’arte. In questa
poesia l’autrice rende omaggio all’omonimo film di Roman
Polanki, tratto dalle memorie di Wladyslaw Szpilman,
importante musicista polacco che riesce a salvarsi
proprio in virtù delle sue eccelse doti artistiche […]
L’Arab, dunque, ritiene che in un’ottica intertestuale
si possa ravvisare nella produzione di Natalizia Pinto
più di una prova della sua concezione della poesia assai
vicina a quella "orfica" e "neo-orfica". Concezione
intesa come esaltazione della «funzione della parola
quale rivela l’essenza dell’Universo al poeta,
rendendolo coscienza superiore» della condizione
umana e «strumento conoscitivo privilegiato»
(Roberta Ramella, Sulle orme di Orfeo). Infine il
critico conclude con l’ultima strofa della poesia
citata: «[...]L’arte / vince / in note / diffonde /
amore».
Con la nostra
poetessa sono presenti nel testo composizioni da opere
di 28 poeti, altri autori di origine pugliese e pugliesi
come il prestigioso scrittore latino americano Joseph
Tusiani, Cristanziano Serricchio, Enrico Bagnato,
Antonietta Benagiano, Antonio Motta, e la scrittrice
Maria Marcone che ha prefato il primo libro di poesie
della Pinto: “Il tempo in cornice”. Troviamo
inoltre qui alcune poesie di Giorgio Barberi - Squarotti,
di Renato Minore, Francesco De Crescenzo, Enzo Minarelli,
Roberto Pasanisi. (febbraio 2009)
Esprimo pieno
apprezzamento per questa poesia di N. Pinto, capace di
creare un'atmosfera magica, stregata. Il fraseggiare
leggero toglie peso alle cose rivelandone l'essenza allo
sguardo stupefatto. Giorgio Poli (febbraio 2009)
Anch'io concordo
nell'augurare a Natalizia (di cui ben conosco l'opera e
che frequento da tempo) il giusto riconoscimento critico
e di pubblico... Giuseppe Panella (Scuola Normale
Superiore di Pisa)(febbraio 2009)
All'autrice i
complimenti per una poesia che definirei "panteista" nel
modo in cui esprime lo spazio vitale nel quale il cielo
"partorisce stelle" Un mondo fuso in un unicum che ci
vede nomadi ma "persistenti" grazie dei versi.
Patrizia Garofalo (febbraio 2009) |
Grandioso finale di “Fasanomusica 2010”
Argentina e Puglia
con Luis Bacalov e L'orchestra “Tito Schipa”
di Natalizia Pinto
Con Bacalov a
Buenos Aires, l’orchestra sinfonica “Tito Schipa”,
diretta da José María Sciuto, chiude a Borgo
Egnazia (Fasano – Br) la XXVII° stagione di “Fasanomusica”.
Il mito argentino in Puglia ha abolito il tempo e lo
spazio con la voce del soprano Sandra Pastrana,
con il sussurro dei violini, la sintonia degli
orchestrali, con l’inconfondibile suono di Gianni
Iorio al bandoneón.
Lo stupendo scenario
mediterraneo fatto di alberi di ulivi, muretti a secco e
torri illuminate, si è animato di nostalgia, prendendo
vita e nuova linfa dalla melodia esotica.
Questo ha indotto il
pubblico a chiedere numerosi bis.
Il Programma
comprendeva pezzi di Astor Piazzolla e di Luis Bacalov,
che ha chiuso la serata con due brani: la colonna sonora
de “Il postino di Neruda” con cui si è aggiudicato il Premio
Oscar, ed un delicatissimo pezzo, per solo pianoforte,
che ha dedicato a due signore spagnole presenti al
concerto.
(Luglio 2010) |
Luciano Erba vola in cielo
I poeti
sono indimenticabili: creano i fili dell'infinito
di
Natalizia Pinto
Il
ricordo del poeta Luciano Erba mi riporta ai
grandi poeti della Biennale di Poesia e Narrativa di
Alessandria. L’ho conosciuto al Convegno “Verità e
dubbio” del 2004 della Biennale.
Ora,
qualche giorno dalla sua scomparsa, ho ricevuto dal
Prof. Giuseppe Limone, filosofo e poeta, la sua poesia
dedicata a Luciano Erba. Ne ho apprezzato la profondità
e mi piacerebbe che tutti la leggessero.
A Mimìa e alle
figlie, con grande affetto e in perenne ricordo.
A
Luciano Erba
Un amico perduto
non è mai perduto.
È solo un amico
smarrito
fra
gl’interrogativi del cuore.
Io non ti
perdo,
anche se
il tempo ora
ci separa
in due parti,
in due
metà,
divise a
crudo con un tagliacarte.
Io
non ti scordo,
sei
l'amico vivo,
cavaliere
della penna e dell’onore,
abbracciato a memoria.
L’iridato
fiore
dell’ironia involontaria e del pudore di sé.
Svelto
come il capriolo
che scala
il sole, come il gatto
che apre
il fosforo sul buio
mentre
raschia il mistero e lo precede.
Io
non ti piango
per non
ferirti il cuore,
schivo
per gioco,
capace di
commuoversi in segreto.
Io
piango solo
che
t'incontrai tardi, non conobbi
il guizzo
verde della tua matrice, ma lo riconobbi
in
specchio
nello
sprizzo finissimo di sole
che
irradia sottotraccia
il grande
libro delle tue minime righe
fra toni
bassi e acuti colori.
Ora il
tempo è tornato, torna l'ingombro
grande
dei capelli d'oro
di tua
figlia
che porta
un pacco più grande di lei, ancora appesa
al grembo
di sua madre,
al caldo
cuore della dolce Mimìa.
Cadde
a Valenza
un
improvviso ramo
sub
tegmine fagi
a onorare
il tuo nome di poeta
con la
sua pioggia d'ombra
nel
convito di studi a te donato
fra gli
amici festanti.
Sfavillava nell'aria il tuo silenzio.
Siamo
la tua
forma cava, la tua eco
che dalla
nostra parte ti risponde.
Io ti
riagguanto
da dietro
come uno scoiattolo nel buio.
Restiamo
sulla roccia della riva
i crudi
gridi che il tuo dito scrive.
Dal
tuo luogo nuovo
ora ci
riconosci e ci segni
col lapis
di Dio, mentre ci ricordi
questo
po' di Repubblica del mondo.
Oggi
il tempo
torna e ti dissoda,
scoprendo
a vivo le reticolate
radìcole
bianche del tuo cuore, mentre ci porgi
con le
mani
l'incantato universo del tuo sguardo, la tua
semplicità nobile e scalena,
vereconda
di sé. Nulla
è meno
perso di te. La tua stella smarrita
adesso è
tornata fra le case.
Io
conobbi un poeta
assolato
e assoluto,
Luciano
Erba, attempato bimbo, pesce d’oro svelato, umile sole,
eroe fra i semplici
gialli
fiori di ìreos rinato.
Giuseppe Limone
Napoli, 5
agosto 2010
|
Natalizia Pinto Premiata al Premio Internazionale di
Cultura
Lecce,
12 Marzo 2011
Medaglia d’argento e plausi alla poetessa Natalizia
Pinto al XXV “Premio Internazionale di Cultura”
indetto dal Centro Culturale Europeo “Aldo Moro”
e dall’“Association
Européenne des enseignants”, sez. di Lecce. La
manifestazione, presieduta da Clara Minichiello,
si è tenuta al Grand Hôtel “Tiziano” ed ha fatto
registrare la presenza di molti artisti di fama
internazionale, come il Maestro
Tito
Schipa junior, che ha ricevuto il “Premio
Qualità e merito” per la musica.
Eminenti personalità del mondo della cultura, della
politica e del sociale hanno onorato questo premio ed
hanno espresso il loro compiacimento per le idee, gli
intenti ed i valori evidenziati:
promuovere l’educazione al sentimento e al gusto
estetico; contribuire al Progetto di Unione Europea
attraverso il legame della poesia, ponte ideale per
unire i popoli al di sopra delle ideologie e delle
frontiere.
La giuria della prima sezione del "Premio
Europeo di
Poesia” era composta da Gina
Bonavoglia, Direttivo A.E.D.E., da Maria Massa,
Presidente Nazionale A.E.D.E e da Clara Minichiello,
Presidente C.C.E. “A Moro” - Lecce.
Natalizia Pinto ha ricevuto il premio dal Presidente
Europeo dell’A.E.D.E. Silvano Marseglia, per la
poesia Trasparenze, un idillio dedicato alla
ricerca della verità, della bellezza e dell’amore.
Trasparenze
In viali di nebbia
tra foreste intricate
inzuppata di pioggia
ciottolo di ruscello
cerco la notte
che ci lasciò
in sospeso. |
A Brindisi, incontro con la cultura polacca
Ballata, un evento dedicato a Wislawa
Szymborska, premio Nobel per la Poesia.
In occasione dell’Anno Internazionale per il
riavvicinamento delle Culture, il Club Unesco di
Brindisi ha dato vita a Ballata, il 22 ottobre 2010,
un evento dedicato alla poetessa polacca Wislawa
Szymborska.
I versi della poetessa letti da Licia Miglietta,
hanno visto affollatissima la sala d’incontro
dell’ex convento di Santa Chiara di Brindisi,
dall’inizio sino alla fine, quando sembrava che gli
applausi non volessero più terminare.
I profondi significati delle poesie della Szymborska
sono emersi, con forza e determinazione tra gli echi
della voce dell’attrice Miglietta che ha
interpretato magistralmente ogni verso, come se
avesse personalmente vissuto ogni espressione della
poetessa.
I toccanti temi da cui sono scaturite le forti e
fulminanti intuizioni della poetessa sono stati
vari: la politica, la brutalità della guerra,
l’ineludibilità della morte, l’amore filiale e
genitoriale, il desiderio di presenze e l’importanza
del ricordo delle persone care, l’amore come
sentimento raro.
Sono affiorate anche la superficialità,
l’incongruenza, la pochezza dello ‘spirito’ umano,
ma, come scrive la poetessa, «…Solo i profeti
inascoltati godono di simili viste…». In realtà,
dunque, chi crede di avere ‘tutto’ può non aver
nulla di autentico.
La lettura delle poesie, in un’atmosfera di
universalità, è stata accompagnata dalle musiche di
Chopin e Preisner limpidamente eseguite dalla
pianista Angela Annese. (N. Pinto)
|
Chimera
Chimera
Fugace cavaliere
impigliato
nelle sacche del destino
che ti volle fermo
nella costruita libertà.
Un sogno ti sveglia
un mattino
Ma la neve lo congela
nelle crisalidi di ghiaccio
che dalla finestra ammiri
e non osi oltraggiare.
(Dall'antologia
"Solo buchi in un barattolo")
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I cento anni di mia madre
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