Note e Versi Meridiani


Natalizia Pinto

 

In una sera di fine estate le alture della Selva di Fasano raccontano quelle di Marradi

La poetessa Natalizia Pinto ricorda l'amore e la tempesta tra gli artisti Dino Campana e Sibilla Aleramo

Ricordatevi dell’Amore. Questo il titolo di uno spettacolo fatto di diversi stralci in cui la poetessa Pinto è intervenuta con due sue poesie: Natura è te e Le rose del poeta dedicate a Dino Campana ed a Sibilla Aleramo.

Nel periodo della sua docenza a Firenze la Pinto affascinata dai versi del poeta Campana e dalla storia tra lui e Sibilla, si recò nei luoghi in cui il poeta viveva a contatto con la natura, e lì rivisse e sentì nel profondo i versi di Campana nel mormorio dei ruscelli e nel sibilo del vento, tra la terra, le pietre e gli alberi delle montagne di Marradi.

Lì Sibilla raggiunse Dino e si amarono intensamente. Lei una donna provata dalla vita ma baciata dal gusto dell’arte che salva e risolleva, si concede, s’abbandona ad un amore che per essere tanto forte ed autentico, si rivela un’arma a doppio taglio, poiché difficile da gestire e da vivere. La Pinto riporta nella introduzione alle sue poesie, le frasi dei due amanti: «Nessuno si ama come noi» di Sibilla, «Forse è troppo potrebbe essere un pericolo» di Dino. Sono tratte dal film Un viaggio chiamato amore interpretato da Stefano Accorsi, nella parte di Dino, e da Laura Morante, nelle vesti di Sibilla.

La Pinto nel leggere le poesie appare in ansia per quest’amore, come se volesse riscattare la vita dei due artisti con il loro amore.

L’incontro avvenuto nella villa Rosa Alò Scianaro a Selva di Fasano (Br) è stato organizzato dall’Associazione Pro-Selva. Il tutto si è svolto dopo un forte temporale seguito da una placida sera di fine estate, un momento somigliante alle alternanze dell’amore.

Patrizia Bessi

Le rose del poeta

(per Dino e Sibilla) di Natalizia Pinto

 

La tua voce

sfiora grida.

 

Tu rifletti la natura

nel fiorire delle rose

e nel battito del vento.

 

Sole splendido

e tempesta

 

Lei riscaldi

e fai volare

nel profumo delle rose

e nei baci volitivi.

 

Poi esplode d'improvviso

la tua anima ferita

e le rose, frantumate

son finite.

Introduzione a “Il tempo in cornice” di Natalizia Pinto

di Maria Marcone

Il tempo è per ciascuno di noi quel segmento di vita che ci è dato percorrere; ma si potrebbe anche dire che la vita è quel percorso temporale che a ciascuno è dato attraversare.

Per ciascuno di noi vicende grandi e piccole, congiunture oggettive e soggettive s’intrecciano variamente nell’esperienza spazio – temporale. E ci condizionano anche secondo le nostre personali reazioni determinando incontri pensieri emozioni che ci danno la concretezza del nostro essere unici ed irripetibile.

Il poeta ha la sensibilità di fissare attimi intensi in parole che incastonano in cornice n pensiero, un’emozione, un luogo strappandolo al fluire inarrestabile del tempo.

Leggere in sequenza temporale le liriche di Natalizia Pinto raccolte in questo libro dal significativo titolo: “Il tempo in cornice” è come riattraversare insieme all’autrice i momenti più alti e intensi del suo farsi persona consapevole e pensosa del mistero fascinoso della vita: Natalizia è una creatura solare, la bellezza vitale delle forme e l’acuto desiderio di una vita totale piena di soddisfazioni le impediscono una forza primigenia destinata a scontrarsi con i limiti della realtà, da cui una malinconia di fondo, un’irrequietezza, un’insoddisfazione che non si traducono però in ripiegamento o rinuncia, ma la spingono a tentare nuove vie, a scavare nel proprio vissuto e nel contingente alla ricerca di nuovi appigli per riproporsi, per crescere, per essere.

A volte, al di là della volontà della creatura, la vita trascina da tutt’altra parte, stringe lacci che non ha cercato, induce a scelte che la condizionano. È, questa, un’esperienza comune a quasi tutti gli esseri umani, ma se il tuo pensiero è vigile e la tua sensibilità acuta, non ti lasci trascinare dalla corrente, ti fermi a cogliere il battito forte del tuo straniamento, non foss’altro per dire prima di tutto a te stesso che ti ribelli, anche se riconosci che non ce l’hai fatta: “la vita trasporta là… dove non vuoi andare” (Contingenze).

“Ora lo so / colmo di sole / di cielo azzurro per me tu volevi l’albero della vita” (A mio padre): se il padre le ha dato l’albero della vita, è suo dovere diritto coltivare quest’albero fino ai limiti del possibile.

Ed ecco perché si sente completamente Donna: “Aperti gli orizzonti / rotti i confini / splende il sole sulla vita / esplodono le immagini / oltre il fulgore / di un mattino d’estate”.

E’ intimista questa poesia? Per la maggior parte si, ma nel senso migliore, che cioè Natalizia si fa voce di tutti. Talvolta però si slarga al mondo, come in “Novembre” in “Unforgettable” in “Grazie Marco” in “Per Mario Conti” in “Cieli di New York” in “No mai!” quando l’anima si proietta fuori di sé e si dimentica in altre situazioni con sincera commozione e partecipazione emotiva.

Molto delicata e tenera la lirica: “Per farci festa mamma” in cui si rievoca con versi semplici ma pregnanti il quadro della mamma giovane e di lei piccola di fronte al mare.

L’ultima lirica, “Dea”, è una metafora bellissima in cui pare che l’autrice voglia fare un provvisorio consuntivo e si proponga di compiere ancora un lungo cammino ricco di risultati lussureggianti, dono d’amore, dono del suo tempo al tempo di tutti.

Lirica schietta, immediata, senza paraventi, senza indulgenza alle mode, specchio di un’anima.

(Maria Marcone)

Sogni ed esperienze di vita: le poesie di Natalizia Pinto

Recensione di Giuseppe Panella

Perché questo titolo: Il tempo in cornice?  Perché spingere e costringere il Tempo in un quadro dai contorni già decisi per farlo diventare elemento partecipe certo ma pur sempre condizionato della vita libera e fuggevole fatta di  attimi che passano e non ritornano? Forse proprio per questo…

Prendere il Tempo e immobilizzarlo, metterlo in posa, trasformare ciò che è transeunte flusso dei momenti della vita in parole ed emozioni dette e scritte è da sempre uno dei compiti “impossibili” della poesia. Anche perché poi il tempo quotidiano di ognuno si riprende quello che è suo (il sapore carico di amarezza della caducità, la sensazione di felice aderenza alla propria pelle e alla propria anima, il colore dei sogni, il contatto con il reale condiviso con gli altri) e la poesia resta spesso incapace di andare oltre il livello di comunicazione superficiale.

Il Tempo domina e trionfa, le parole si dissolvono, ma non sempre, per fortuna di noi tutti.

Solare come la sua autrice, il primo libro di poesia di Natalizia Pinto si muove, serpeggia e si dispiega tra le strade strette e cariche di storia di San Frediano a Firenze e i paesaggi verdi e marini della Puglia nativa. E’ fatto di impressioni, di ombrosità, di lampeggiamenti, di trasalite e commosse epifanie di luoghi e di persone. E’ costruito della stessa “materia di cui sono fatti i sogni” ed è giusto che sia così. Il Tempo viene incorniciato dallo spazio che attraversa: i sogni si ricompongono nei confini dei ricordi, le memorie si attestano sul crinale delle leggende raccontate e ricordate con commozione, gli amori e i dolori si aprono nel loro racconto come fiori conservati tra le pagine dei libri più amati e che un soffio può distruggere polverizzandone le forme già sbiadite.

Qui la poesia è forza evocatrice: i luoghi visitati, la vita finora vissuta, le aspirazioni e i rimpianti si fanno parola carica di emozione e di sentimenti filtrati dall’esperienza della scrittura; il cammino e gli eventi esperiti si ricompongono in evocazione assorta o in rincorsa del ricordo; l’aspirazione è all’eternità dell’emozione e il risultato è la sua struggente impossibilità.

Nelle tre parti che lo compongono (L’attesa, L’incontro, Il cammino) emerge un desiderio (forse inconfessato ma, a mio avviso, presente) di mostrare il percorso fatto nella propria vita come giustificato dalla sua esemplificazione e realizzazione poetica: una tentazione autobiografica, dunque, cui i poeti solo raramente sanno sottrarsi. La poesia si presenta come paradigma della vita e ad essa si consacra. Le situazioni, i luoghi, i tempi, le stagioni, le aspirazioni, le passioni, i sogni, le evenienze e le casualità della vita trascolorano e si innervano nella fitta trama di una scrittura puntiforme e puntigliosa, intesa a cercare la precisione e non la vaghezza, l’accesa descrizione del momento e non l’aerea vezzosità della pura parola come mero belletto della pagina.

Si prenda, ad esempio, un testo decisamente e marcatamente autobiografico come 17 novembre 1998 (compreso nella terza parte del volume): “Scie di meteore solcano la notte / inondano il mio volto / Con gli occhi chiusi sul mio letto / tra alberi e prati sotto il cielo / […] Nessun gelo potrà colpirmi /  ricoperta di polvere di stelle. / Sogno la mia vita nell’universo dell’oblio / e solo la musica potrà svegliarla!” . Il lessico è preciso e netto, chiaro è il disegno che il testo espande nella sua aspirazione cosmica al ricongiungimento con l’origine arcana della vita, la descrizione è lucida e con scivolamenti nel quotidiano (“sul mio letto”): la poesia si presenta pulita come un sogno e turgida come il desiderio. Il confine tra reale e vagheggiamento onirico si rivela inesistente nel momento in cui il presente si configge nell’eterno dell’oblio: eppure quanto sapore di realtà contiene quell’aspirazione all’armonia musicale che la chiude e quanta astrattezza sognante è compresa in quel “ricoperta di polvere di stelle”. L’immagine è vivida come, appunto, quelle che si ricordano dei sogni fatti quando è appena mattina, quando non si vuole saperne di svegliarsi ed è bello indugiare ancora per qualche minuto tra le lenzuola in attesa della sveglia dei doveri di ogni giorno…

La scrittura poetica di Natalizia Pinto è tutta intessuta  di tali magici momenti di sospensione tra sogno e realtà, tra magia dell’esperienza onirica e ricordo delle sue esperienze concrete: la sua ambizione è renderla come susseguirsi ininterrotto di sospiri e di immagini, di aspirazioni e di riflessi, di contatti e di trasalimenti. Poesia come aspirazione alla pienezza del vivere e come inseguimento del di più che solo la scrittura sa dare all’esperienza vissuta: il tutto con una freschezza di suoni e di visione che solo l’entusiasmo per la parola poetica riesce a dare a chi si ritrova, di colpo, nell’occhio del suo ciclone evocativo. In conclusione: la poesia di Natalizia Pinto è il suo modo di presentarsi al mondo, senza presunzione e senza altezzosità da iniziatoo daistocratico possessore di verità esclusive, ma con la volontà e la sicurezza di salvarsi dalla marea montante della banalità e della chiacchiera correnti.

(Giuseppe Panella)

Locorotondo

 

Di cielo tiziano d’oriente

lampadario nella notte

 

abbagli le pareti bianche

su cui s’adagia

il grigio stanco

delle cummerse*

 

dalla valle appari

nel sogno che fa eterni

i battiti del cuore

e il mito nel canto

dei campi che odorano

di spighe e di stoppie.

 

* tetti spioventi realizzati con tegole di pietra.

 

Natalizia Pinto

Valle d’Itria 19 luglio 2004.

Notte di San Lorenzo

 

Qui le ombre della sera

raccolgono gli intenti

che l’alba di questo giorno

ha coccolato

nei colori dei fiori

e sulle pareti

 

Qui le colonne reggono

il cielo in attesa di partorire scie di stelle

e si annientano perversioni e avidità

 

Qui centenari passi sulle chianche bianche

perseguono i sogni

e la saggezza invoca le stelle.

Natalizia Pinto

Selva di Fasano, Agosto 2008

Una poesía de gran calado y sensibilidad. Joan Lluis Montané

La poetessa Natalizia Pinto premiata alla XIII Rassegna di poesia “Anna Malfaiera”, organizzata dalla Società Dante Alighieri, Il Mondo in Italiano, Comitato di Fabriano

di P. Bessi

Sembra un incontro guidato dal destino quello della poetessa Natalizia Pinto con la Rassegna di poesia “Anna Malfaiera” nella città d’Arte marchigiana.

Anna Malfaiera, grande poetessa italiana, ha perso la vita quando era ancora giovane, ma i suoi versi continuano e continueranno a far comprendere che la poesia è la voce dell’anima , come quando in vita, invitata dalle scuole di Roma, trasmetteva la sua conoscenza letteraria e la sua esperienza poetica.

Natalizia Pinto si è recata a Fabriano per ritirare un premio di merito relativo ai frutti dei laboratori da lei guidati nell’ambito del Progetto “Vita e didattica con il vissuto artistico” dell’Istituto Leonardo da Vinci di Fasano a.s. 2007/08. Con lei è stata premiata la studentessa Miriam Magnifico per la poesia Impotente, composta dopo aver ascoltato alcune poesie di Natalizia Pinto.

La manifestazione della Rassegna si è aperta con l'ingresso nel palco di una figura bianco vestita che, con la danza e la voce, ha rappresentato una poesia di Anna Malfaiera. Poi tutto è stato intervallato da balletti e recite di ragazzi di Fabriano

La premiazione è avvenuta presso il teatro Gentile di Fabriano il 17 maggio 2009. Ha portato il saluto del Sindaco e di tutta l'Amministrazione, Sonia Ruggeri Assessore del comune di Fabriano. Hanno presieduto il Premio la Prof.ssa Mirella Incerti Senegalesi e Luciana Corvi, rispettivamente presidente e segretaria della Società Dante Alighieri, Comitato di Fabriano, societàà che sin dal 1996 promuove e cura la Rassegna di poesia Anna Malfaiera.

...Amo la tregua dello scrivere non considero

le ragioni che lo provocano...

Anna Malfaiera (da E Intanto dire 1991)

…La mia impazienza è una ragnatela

intessuta e insensata nella passività

assaporata diluita cresciuta con me...

Anna Malfaiera (da Verso l’imperfetto 1984)

 

Il Tempo in cornice

 

Decisa

la mano traccia

(la rotondità)

identica continua

 

c’è una sequenza veloce

carrozze di un treno

in sogno

inizio no fine no

nemmeno

 

Qui…

Lottare nel trascorrere di un tempo

Afferrare il sogno

E non fuggire…

No… non… in eterno

 

Natalizia Pinto (presente in Il tempo in cornice, ICI Edizioni)

 

Impotente

 

Il mio desiderio

percepiva il tempo

che mi separava da quel momento

 

Un raggio di sole

all’improvviso ha sciolto

come neve l’attesa

 

L’ho vissuto finalmente

e con le mie mani,

tra le mie dita

trattenevo stretto quell’attimo

 

Ma impotente

la paura che finesse mi assalì

 

E del ricordo son prigioniera.

 

Miriam Magnifico

La critica ad alto spessore rende giustizia alla poetessa Natalizia Pinto

di Patrizia Bessi

La poetessa brindisina Natalizia Pinto è presente nell’ultima antologia poetica “Con le armi della poesia” dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Già nella prefazione dell’opera, il filosofo Sergio Givone (Università di Firenze) scrive testualmente: “… E come non citare, fra quanti ritentano antiche vie, ma come se fosse ancora e sempre la prima volta, Natalizia Pinto: «ha placato il vento / la nebbia / sorpeso il mattino / ritiene il respiro / e s’adagia sospeso / nel cuore il pensiero»”. La lirica citata dal prof. Givone s’intitola “Attesa” e sembra conservare nella sua leggerezza e nella sua sintesi l’anima poetica dell’antica Grecia.

Molto bello e profondo è, inoltre, quanto scrive Ernesto L’Arab riferendosi nell’antologia alla Pinto. l’Italianista, esperto di letteratura moderna e contemporanea, afferma che i versi de “Il pianista” sono una commossa meditazione sul valore soterico dell’arte. In questa poesia l’autrice rende omaggio all’omonimo film di Roman Polanki, tratto dalle memorie di Wladyslaw Szpilman, importante musicista polacco che riesce a salvarsi proprio in virtù delle sue eccelse doti artistiche […] L’Arab, dunque, ritiene che in un’ottica intertestuale si possa ravvisare nella produzione di Natalizia Pinto più di una prova della sua concezione della poesia assai vicina a quella "orfica" e "neo-orfica". Concezione intesa come esaltazione della «funzione della parola quale rivela l’essenza dell’Universo al poeta, rendendolo coscienza superiore» della condizione umana e «strumento conoscitivo privilegiato» (Roberta Ramella, Sulle orme di Orfeo). Infine il critico conclude con l’ultima strofa della poesia citata: «[...]L’arte / vince / in note / diffonde / amore».

Con la nostra poetessa sono presenti nel testo composizioni da opere di 28 poeti, altri autori di origine pugliese e pugliesi come il prestigioso scrittore latino americano Joseph Tusiani, Cristanziano Serricchio, Enrico Bagnato, Antonietta Benagiano, Antonio Motta, e la scrittrice Maria Marcone che ha prefato il primo libro di poesie della Pinto: “Il tempo in cornice”. Troviamo inoltre qui alcune poesie di Giorgio Barberi - Squarotti, di Renato Minore, Francesco De Crescenzo, Enzo Minarelli, Roberto Pasanisi. (febbraio 2009)


Esprimo pieno apprezzamento per questa poesia di N. Pinto, capace di creare un'atmosfera magica, stregata. Il fraseggiare leggero toglie peso alle cose rivelandone l'essenza allo sguardo stupefatto. Giorgio Poli (febbraio 2009)


Anch'io concordo nell'augurare a Natalizia (di cui ben conosco l'opera e che frequento da tempo) il giusto riconoscimento critico e di pubblico... Giuseppe Panella (Scuola Normale Superiore di Pisa)(febbraio 2009)


All'autrice i complimenti per una poesia che definirei "panteista" nel modo in cui esprime lo spazio vitale nel quale il cielo "partorisce stelle" Un mondo fuso in un unicum che ci vede nomadi ma "persistenti" grazie dei versi. Patrizia Garofalo (febbraio 2009)

Grandioso finale di “Fasanomusica 2010”

Argentina e Puglia con Luis Bacalov e L'orchestra “Tito Schipa”

di Natalizia Pinto

Con Bacalov a Buenos Aires, l’orchestra sinfonica “Tito Schipa”, diretta da José María Sciuto, chiude a Borgo Egnazia (Fasano – Br) la XXVII° stagione di “Fasanomusica”. Il mito argentino in Puglia ha abolito il tempo e lo spazio con la voce del soprano Sandra Pastrana, con il sussurro dei violini, la sintonia degli orchestrali, con l’inconfondibile suono di Gianni Iorio al bandoneón.

Lo stupendo scenario mediterraneo fatto di alberi di ulivi, muretti a secco e torri illuminate, si è animato di nostalgia, prendendo vita e nuova linfa dalla melodia esotica.

Questo ha indotto il pubblico a chiedere numerosi bis.

Il Programma comprendeva pezzi di Astor Piazzolla e di Luis Bacalov, che ha chiuso la serata con due brani: la colonna sonora de “Il postino di Neruda” con cui si è aggiudicato il Premio Oscar, ed un delicatissimo pezzo, per solo pianoforte, che ha dedicato a due signore spagnole presenti al concerto.

(Luglio 2010)

Luciano Erba vola in cielo

I poeti sono indimenticabili: creano i fili dell'infinito

di Natalizia Pinto

Il ricordo del poeta Luciano Erba mi riporta ai grandi poeti della Biennale di Poesia e Narrativa di Alessandria. L’ho conosciuto al Convegno “Verità e dubbio” del 2004 della Biennale.

Ora, qualche giorno dalla sua scomparsa, ho ricevuto dal Prof. Giuseppe Limone, filosofo e poeta, la sua poesia dedicata a Luciano Erba. Ne ho apprezzato la profondità e mi piacerebbe che tutti la leggessero.

A Mimìa e alle figlie, con grande affetto e in perenne ricordo.

A Luciano Erba

Un amico perduto non è mai perduto.

È solo un amico smarrito

fra gl’interrogativi del cuore.

Io non ti perdo,

anche se il tempo ora

ci separa in due parti,

in due metà,

divise a crudo con un tagliacarte.

Io non ti scordo,

sei l'amico vivo,

cavaliere della penna e dell’onore,

abbracciato a memoria.

L’iridato fiore

dell’ironia involontaria e del pudore di sé.

Svelto come il capriolo

che scala il sole, come il gatto

che apre il fosforo sul buio

mentre raschia il mistero e lo precede.

Io non ti piango

per non ferirti il cuore,

schivo per gioco,

capace di commuoversi in segreto.

Io piango solo

che t'incontrai tardi, non conobbi

il guizzo verde della tua matrice, ma lo riconobbi

in specchio

nello sprizzo finissimo di sole

che irradia sottotraccia

il grande libro delle tue minime righe

fra toni bassi e acuti colori.

Ora il tempo è tornato, torna l'ingombro

grande dei capelli d'oro

di tua figlia

che porta un pacco più grande di lei, ancora appesa

al grembo di sua madre,

al caldo cuore della dolce Mimìa.

Cadde a Valenza

un improvviso ramo

sub tegmine fagi

a onorare il tuo nome di poeta

con la sua pioggia d'ombra

nel convito di studi a te donato

fra gli amici festanti.

Sfavillava nell'aria il tuo silenzio.

Siamo

la tua forma cava, la tua eco

che dalla nostra parte ti risponde.

Io ti riagguanto

da dietro come uno scoiattolo nel buio.

Restiamo sulla roccia della riva

i crudi gridi che il tuo dito scrive.

Dal tuo luogo nuovo

ora ci riconosci e ci segni

col lapis di Dio, mentre ci ricordi

questo po' di Repubblica del mondo.

Oggi

il tempo torna e ti dissoda,

scoprendo a vivo le reticolate

radìcole bianche del tuo cuore, mentre ci porgi

con le mani

l'incantato universo del tuo sguardo, la tua

semplicità nobile e scalena,

vereconda di sé. Nulla

è meno perso di te. La tua stella smarrita

adesso è tornata fra le case.

Io conobbi un poeta

assolato e assoluto,

Luciano Erba, attempato bimbo, pesce d’oro svelato, umile sole, eroe fra i semplici

gialli fiori di ìreos rinato.

Giuseppe Limone

Napoli, 5 agosto 2010

Natalizia Pinto Premiata al Premio Internazionale di Cultura

Lecce, 12 Marzo 2011

Medaglia d’argento e plausi alla poetessa Natalizia Pinto al XXV “Premio Internazionale di Cultura” indetto dal Centro Culturale Europeo “Aldo Moro” e dall’“Association Européenne des enseignants”, sez. di Lecce. La manifestazione, presieduta da Clara Minichiello, si è tenuta al Grand Hôtel “Tiziano” ed ha fatto registrare la presenza di molti artisti di fama internazionale, come il Maestro Tito Schipa junior, che ha ricevuto il “Premio Qualità e merito per la musica. Eminenti personalità del mondo della cultura, della politica e del sociale hanno onorato questo premio ed hanno espresso il loro compiacimento per le idee, gli intenti ed i valori evidenziati:

promuovere l’educazione al sentimento e al gusto estetico; contribuire al Progetto di Unione Europea attraverso il legame della poesia, ponte ideale per unire i popoli al di sopra delle ideologie e delle frontiere.

La giuria della prima sezione del "Premio Europeo di Poesia” era composta da Gina Bonavoglia, Direttivo A.E.D.E., da Maria Massa, Presidente Nazionale A.E.D.E e da Clara Minichiello, Presidente C.C.E. “A Moro” - Lecce.

Natalizia Pinto ha ricevuto il premio dal Presidente Europeo dell’A.E.D.E. Silvano Marseglia, per la poesia Trasparenze, un idillio dedicato alla ricerca della verità, della bellezza e dell’amore.

 

Trasparenze

 

In viali di nebbia

tra foreste intricate

inzuppata di pioggia

ciottolo di ruscello

cerco la notte

che ci lasciò

in sospeso.

A Brindisi, incontro con la cultura polacca

Ballata, un evento dedicato a Wislawa Szymborska, premio Nobel per la Poesia.

In occasione dell’Anno Internazionale per il riavvicinamento delle Culture, il Club Unesco di Brindisi ha dato vita a Ballata, il 22 ottobre 2010, un evento dedicato alla poetessa polacca Wislawa Szymborska.

I versi della poetessa letti da Licia Miglietta, hanno visto affollatissima la sala d’incontro dell’ex convento di Santa Chiara di Brindisi, dall’inizio sino alla fine, quando sembrava che gli applausi non volessero più terminare.

I profondi significati delle poesie della Szymborska sono emersi, con forza e determinazione tra gli echi della voce dell’attrice Miglietta che ha interpretato magistralmente ogni verso, come se avesse personalmente vissuto ogni espressione della poetessa.

I toccanti temi da cui sono scaturite le forti e fulminanti intuizioni della poetessa sono stati vari: la politica, la brutalità della guerra, l’ineludibilità della morte, l’amore filiale e genitoriale, il desiderio di presenze e l’importanza del ricordo delle persone care, l’amore come sentimento raro.

Sono affiorate anche la superficialità, l’incongruenza, la pochezza dello ‘spirito’ umano, ma, come scrive la poetessa, «…Solo i profeti inascoltati godono di simili viste…». In realtà, dunque, chi crede di avere ‘tutto’ può non aver nulla di autentico.

La lettura delle poesie, in un’atmosfera di universalità, è stata accompagnata dalle musiche di Chopin e Preisner limpidamente eseguite dalla pianista Angela Annese. (N. Pinto)

Chimera

Chimera

 

Fugace cavaliere

impigliato

nelle sacche del destino

che ti volle fermo

nella costruita libertà.

 

Un sogno ti sveglia

un mattino

 

Ma la neve lo congela

nelle crisalidi di ghiaccio

che dalla finestra ammiri

e non osi oltraggiare.

(Dall'antologia "Solo buchi in un barattolo")

I cento anni di mia madre

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