Brigantino:
Conte Persano, siete rosso rosso, tutto sudato!
Persano:
Risiedo in un posto dove fa un caldo infernale.
Ma adesso, grazie a voi, godrò un po' di brezza marina.
Brigantino:
Persano, presentatevi ai nostri lettori.
Persano:
Carlo Pellión, conte di Persano. Nacqui a Vercelli nel
1806, e terminai in Torino, nel 1883.
Brigantino:
Un vercellese marinaio??
Persano:
Da sempre fui affascinato dalle tonalità di grigio del
cielo natio. Intravedendo appena le plumbee risaie nelle
brume, foschie e nebbie, seppi di voler estendere quei
colori alla vita di mare. Entrai così nella marina sarda
a 15 anni.
Brigantino:
Foste a bombardare Genova nel 1849?
Persano:
No! V'erano già le navi inglesi a sparare sulla città, e
non volli correre il rischio di beccarmi una palla
vagante.
Brigantino:
Vile si nasce, non si diventa, insomma!
Persano:
Le mie doti furono sempre apprezzate a corte, e nel 1859
fui nominato contrammiraglio. Nel 1860 ebbi il comando
della squadra, e diressi in Sicilia a sorvegliare la
spedizione di Garibaldi.
Brigantino:
Quali disposizioni avevate?
Persano:
La difesa degli interessi sardi. In pratica, far da
collegamento tra Cavour ed i nostri agenti, pagare gli
amici della nostra causa e i traditori della vostra.
Brigantino:
Può fare qualche nome?
Persano:
Quasi tutti i comandanti della marina napoletana, tra
cui Vacca (come lo odio!). Poi i massoni, i liberali,
giudici, burocrati, generali ... impossibile ricordarli
tutti!
Brigantino:
Un traditore napoletano troppo zelante rischiò di
mettervi nei guai.
Persano:
Vero! Il capitano della fregata Veloce, Amilcare
Anguissola, il 10 luglio 1860 mi consegnò l'intera nave
nella rada di Palermo, rischiando di farmi uscire troppo
presto allo scoperto! Ma Luigi di Borbone, Conte
dell'Aquila, zio di re Francesco, riuscì ad impedire la
reazione napoletana. Ecco: il conte dell'Aquila può
essere considerato il vostro massimo traditore. Quindi
appoggiai dal mare le operazioni del Garigliano e
bombardai Ancona, in cui si erano arroccate le truppe
pontificie dopo la battaglia di Castelfidardo: ottenuta
la resa della città, proseguii il fuoco per altre 11 ore
(non si sa mai!). Con le bombe su Gaeta mi guadagnai il
titolo di "glorioso marinaio dell'unità d'Italia".
Brigantino:
Vi specializzaste nel bombardamento!
Persano:
Era bello bombardare restando fuori tiro dei vecchi
cannoni di quelle piazze! Fui promosso viceammiraglio e
nominato grande ufficiale dell'ordine militare di
Savoia. Fui quindi deputato di La Spezia dal 1860 al
1865, ministro della Marina nel 1862 con il Rattazzi,
senatore dal 1865.
Brigantino:
Veniamo a Lissa.
Persano:
Nella III guerra d'indipendenza, 1866, ebbi il comando
supremo della flotta. Depretis mi spinse all'azione dopo
la disfatta di Custoza del 24 giugno. Chiedeva una
vittoria che rialzasse il suo prestigio. Mi disse di
attaccare la base austriaca di Lissa, piccola isola
dalmata. Iniziai il bombardamento il 18 luglio, nelle
acque di Porto San Giorgio, ma il 20 luglio 1866 fui
sorpreso dall'ammiraglio Tegetthoff, che ruppe l'assedio
e si incuneò nella mia flotta. Le navi austriache erano
solo 7, più circa 15 vecchie navi in legno, mentre la
flotta piemontese era composta da 50 navi, tra cui 9
modernissime navi in ferro e 2 cannoniere. Fui preso dal
panico: non avevo mai visto una nave spararmi contro!.
Senza darne segnale, abbandonai l'ammiraglia Re
d'Italia e mi rifugiai sull'Affondatore,
maggiormente corazzato, acquistato dai cantieri inglesi.
Tegetthoff per fortuna abboccò: attaccò la Re
d'Italia, che saltò in aria con dei mirabili effetti
pirotecnici, mentre io me la svignavo a tutta forza! Per
sicurezza, mandai contro gli Austriaci la Palestro,
che fu fatta a pezzi, ma io intanto avevo preso il
largo. Persi solo 2 vascelli tra cui l'ammiraglia, nuova
fiammante, acquistata negli Stati Uniti per sdebitarci
dell'aiuto ricevuto nella conquista delle Due Sicilie.
Quasi una vittoria quindi, e invece fui dato in pasto
all'opinione pubblica. Cercai, il 21 settembre 1866, di
rifarmi e feci bombare Palermo, insorta contro l'Italia,
dall'ammiraglio Augusto Riboty. L'operazione fu
apprezzata, ma venni lo stesso destituito. L'anno
successivo fui sottoposto a giudizio dal Senato,
costituitosi in Alta Corte di giustizia. Assolto
dall'accusa d'alto tradimento, fui riconosciuto
colpevole di negligenza e inettitudine, per colpa della
testimonianza di Vacca (dopo tutti i soldi che gli avevo
dato nel 1860!). Venni degradato con ignominia e radiato
dalla marina.
Brigantino:
Che pena scontate, adesso?
Persano:
Rosicchio in eterno la testa di Vacca, e insieme
orbitiamo attorno al Nero Principe, subendo la sua vista
e, soprattutto, le sue esalazioni. Poi ci sono pene
collaterali, come quella di oggi ...
Ascaro Marinaio:
I terroni devono trasferirsi sulla Borbone, per
la battaglia. Eccellenza, vedrà che stavolta vinciamo
noi nordisti!
Persano:
Taci, schiavo. Di nuovo non hai capito! |