Note e Versi Meridiani

 

Francesco Paolo Percoco

La luna ornata


Come  ornato di orecchini

appare il  tuo volto

sospeso  su un tralcio sottile

e  tremolante tra trasparenze

di pizzi antichi.

Ora ogni soffio  attende il sogno.

L’aurora non può entrare perché

impedisci l’ardor del sole

nei profumi che invaghiscono nel tuo notturno.

 

03/03/2011

Il Fato e la luna

 

Il dito sulle tue labbra è il mistero

che tarla i sogni

conservati nel libro verde (1) che ci hai donato

 

nell’oscurità della rapida notte

si sciolgono le ombre,

e sfilano le anime immense

 

si raggrumano in un fiore che tace

mentre il vento si fa raro

e i petali si diradano.

 

ti nascondi dietro la rupe nera,

e si incupisce la risata del mare

che rabbrusca davanti al tuo silenzio

 

e io tremo davanti a te

come inorridiscono tutti coloro

che ti odono tuonare.

 

Il mare ha spostato il cielo

e il cielo ha spostato il mare

resta la tua roccia scura.

 

Vana è la collera verso di te

ma mi consolo e canto versi

al vento, al cielo, alla luna

 

Ah, la luna!

 

la luna si veste ancora

dello splendido biancore

del suo abito maculato

 

non lacerato

dal tuo maligno soffio

che altro non è

 

che uno stormir di ansie

perché i suoi bianchi raggi

sono baci che non mi lasciano piangere.


Nota

(1) il bagaglio di speranze cha ciascuno porta con sé dalla nascita.

Primera luz (1)

 

Larga come il mare

che i fiumi non riescono ad empire,

sacerrima a chi splende,

pura

nella tempesta oscena

dell’uomo

luogo del senza dove.

Proterva

è la voce che scrive quiete ombre (2)

nel mantello che avvolge la luce

perché essa pur appare

nelle lacerazioni del buio,

effluvio di luce

nelle cisterne della coscienze

addormentate.


Note

(1) La luce ancestrale della Verità – Il titolo è ispirato da un Quartetto per archi di Lera Auerbcach

(2) il gioco dell’ipocrita

Il poeta sembra chiedere ausilio alle onde per cancellare le tracce che l’amante, dalla quale non vuole distaccarsi neanche un istante, ha lasciato sulla sabbia nell’allontanarsi da lui.

Scrivo sull’acqua

 

Guardandoti con occhi lontani

scrivo su fogli sparsi

i segni che mi appaiono nella mente

come le onde scrivono sulla carta del mare

i segni che detta il vento.

La spuma delle creste scarmigliate

sono il fermento dell’acqua aspra,

mentre il fondo del mare rimescola nella sabbia

le conchiglie abbandonate

con il ritmo che detta l’onda;

l’imo del cuore, sussulta e si scuote

seguendo sullo spartito dei pensieri vagolanti

l’andante che s’intrattiene.

Vento, vento soffia forte,

soffia più forte sul rastrello delle onde

che cancella le orme

sulla sabbia dove si spinge

l’acqua che non conosce il silenzio

sino ai confini della luna che si specchia.

21 ago 03

Ti baciano i venti

 

Ti baciano i venti, l’ape vola intorno

al fiore che  resta lì geloso del tuo danzare,  

il pesco non può cambiare l’abito dei suoi frutti

mentre tu vesti il manto della tua bellezza;

il mare non può stancarsi di riflettere il sole,

mentre offuschi  i miei occhi che si chiudono sulla mente

per farmi null’altro guardare.

La morte mi ha prestato le sue ore

per consentirmi di gettare un ponte

verso il mondo dei tuoi perché senza risposta,

E’ la luna che ti risponde mentre svuota la sua luce

nel secchio di una nuvola  che ti specchia

mentre sei addormentata

nel silenzio del mare che invita a tacere.

Ti baciano i venti mentre ti porgo una rosa colta nel cielo.

Francesco Paolo Percoco, nato a Bari il 3 giugno del 1938 (un vecchio!) è avvocato, scrittore (la Balena e il fiore, Il fiore sulla muraglia, Il viaggio del vescovo) poeta e... pittore.

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