Le Pagine di Storia

 

L'intervento del vescovo Pascasino di Lilibeo

nella disputa per la data della Pasqua

di Rosa Casano Del Puglia

La figura di Pascasino vescovo di Lilibeo (Marsala) emerge nel 443, quando Leone Magno lo interpella a proposito del computo della Pasqua del 444, e appare in tutta la sua importanza nel 451, quando lo stesso papa lo delega a presiedere il Concilio di Calcedonia.

Per la determinazione della data della Pasqua, va ricordato che il Concilio di Nicea, nel 325, aveva cercato di unificare le varie tradizioni decretando che tutte le chiese festeggiassero la Pasqua secondo l'uso romano e alessandrino, nella prima domenica dopo la prima luna piena seguente all'equinozio di primavera. Ma divisioni e dissensi continuarono; così per il computo della data della Pasqua del 444 e del 455, Leone I sottopose la questione a Pascasino.

Infatti, le date della Pasqua dei due anni precedenti, comunicate, secondo un'antica tradizione, dal vescovo di Alessandria d'Egitto alla Sede Apostolica, non coincidevano con quelle calcolate da Roma. Il papa com'era consuetudine, prima di esprimere il suo parere, interpellò un ecclesiastico esperto della materia, che in entrambi i casi fu il vescovo lilibetano.

Mentre ci è pervenuta la risposta del 443 di Pascasino di Lilibeo alla lettera del papa; per la Pasqua del 455 abbiamo la lettera di Leone, ma non conosciamo la risposta del vescovo di Lilibeo.

Le differenti date scaturivano dall'utilizzo, al tempo di Leone Magno, di due diversi metodi per la determinazione della Pasqua: ad Alessandria si seguiva il cosiddetto Canone Pasquale, fondato su un ciclo d 19 anni solari, che consentiva di stabilire nel calendario il giorno preciso della XVI luna, cioè la luna pasquale, corrispondente al plenilunio del primo mese dell'anno lunare. A Roma, invece, era in uso la "supputatio romana vetus" fondata su un ciclo di 84 anni solari, che consentiva di indicare nel calendario la domenica precisa di Pasqua. Il tono e l'argomentare della risposta di Pascasino mettono in luce non solo conoscenza tecnica e padronanza storica della complessa questione, ma anche onestà intellettuale e grande finezza filologico-scritturistica. Pascasino, infatti, forse difformemente dalle aspettative del papa, riconosce l'esattezza del calcolo, di matrice giudaica, della data della Pasqua del 444 fatto dall'Episcopato di Alessandria, dichiarando invece inesatta la data stabilita a Roma, dove si considerava il 21 Aprile come ultimo giorno entro il quale celebrare la ricorrenza.

Il vescovo non manca di ricordare come analogamente errato fosse il computo della data della Pasqua del 417 sotto papa Zosimo. Pascasino, nella sua articolata risposta a Leone, si muove con prudenza tra sottili distinzioni filologico-scritturistiche a proposito dell’etimo della parola Pasqua, che secondo i Greci assumeva il significato di “passione”, mentre nella lingua ebraica quello di “transito”. Pascasino in sostanza confermo la validità della versione ebraica, facendo riferimento anche al Vangelo di San Giovanni.

La risposta di Pascasino in merito alla data della Pasqua, mostra i saldi legami dell’ambiente ecclesiastico siciliano con la cultura teologica, astronomica e matematica dell’Oriente greco, col quale tradizionalmente l’isola, specialmente nella sua porzione orientale, facente capo a Siracusa, conservava un rapporto privilegiato. E ora che il processo di latinizzazione e lo stretto legame con la Chiesa romana avevano spostato l’epicentro della vita dell’isola verso la regione occidentale, facente capo al territorio di Lilibeo- Panormo, la Sicilia si rivelava ancora una volta snodo tra Roma, l’Africa e l’Oriente greco.

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Pagina a cura di Rosa Casano Del Puglia. Riproduzione, anche parziale, vietata. Pubblicato dal Portale del Sud nel mese di Giugno dell'anno 2013

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