Introduzione
In un’antologia poetica si vorrebbe
poter indicare il criterio di scelta, l’idea-guida, il senso
dell’operazione compiuta. E se invece la forza e la novità della
proposta consistessero nel fare spazio alla poesia indipendentemente da
scuole, movimenti, correnti? Se la vera, la sola intenzione fosse il
libero dispiegarsi di voci che si offrono all’ascolto al di là di
qualsiasi appartenenza e di qualsiasi progetto? Direi che questo è il
caso nostro.
Troviamo qui nomi di autori
affermati, intellettuali prestigiosi, studiosi di fama, e nomi di
esordienti, ma prima ancora nomi di poeti che attendono alla loro opera
con discrezione e riserbo, lontani dalle ribalte, non preoccupati se non
di corrispondere alle sollecitazioni della parola e al suo appello. È
bello osservare quanto siano diverse le strade che gli autori hanno
percorso e quanto ampio il ventaglio delle possibilità espressive da
loro sperimentate. Ciò vale per tutti. Vale per coloro che vantano una
carriera di tutto rispetto nel mondo delle lettere, e vale anche per
coloro che si affacciano per la prima volta ad esso. Fa onore sia agli
uni sia agli altri aver accettato di comparire nello stesso volume senza
distinzioni di sorta.
Ma vediamo per rapidissimi cenni come
l’opera di tutti contribuisca a documentare tale ricchezza di
prospettive. I versi di Giorgio Barberi Squarotti inducono a tenere
fermo lo sguardo sui gesti essenziali della vita, cercando il mistero
dell’origine nel cuore del tempo e addirittura ponendo la domanda su
«come si debba fare perché inizi / finalmente la nascita del mondo». Per
certi aspetti agli antipodi si collocano gli ‘improvvisi’ di Renato
Minore. Qui non è la creaturalità a essere innalzata a cifra e a
simbolo; al contrario, sono le grandi costruzioni simboliche («le
anime migravano / verso un punto certo / del gran vortice di luce»)
ad abbassarsi, a umiliarsi, tanto da esserci riconsegnate nella forma di
una cantilena infantile che macina indifferentemente senso e non senso
(«dove ogni dolorino / si fa tanto meschino / da entrare nel mirino /
della gran trebbia / universale»).
Invece Roberto Pasanisi sceglie la
perfetta misura classica di un dire che il disincanto e un velo d’ironia
esaltano facendola echeggiare di risonanze inedite: «Amarti è
ricordarsi di un risveglio, / fiorire dell’inquieta dolcezza del tuo
sguardo / che dalla soglia fra la vita e la morte / se ti volti sospeso
mi sorride: “Aspettami nell’eternità”…».
Notevole per l’amara e sorridente
desolazione che sprigiona è la vena satirica di Francesco De Crescenzo,
in cui par di ritrovare i tratti di una poesia civile che si vorrebbe
poter incontrare più spesso di quanto non accada: «Forse un capriccio
futile / v’appare, alquanto inutile, / qualche dettaglio invero, / ch’a
me non par leggero». Ma di grande interesse è anche la
sperimentazione linguistica di Enzo Minarelli, che accoglie nei suoi
versi i detriti di un linguaggio diventato totalmente opaco e li fa
servire all’innesco di corto-circuiti che scompaginano gli assetti
comunicativi: «Mossad d’Istanbul Mossad di Kabul mosse e contromosse
in contropiede il boom…». E come non citare, fra quanti ritentano
antiche vie, ma come se fosse ancora e sempre la prima volta, Natalizia
Pinto: «ha placato il vento / la nebbia / sorpreso il mattino /
ritiene il respiro / e s’adagia sospeso / nel cuore il pensiero».
Vorremmo poter continuare. Ma di gran
lunga preferibile è rinviare il lettore all’insieme dei testi raccolti
nel volume. Senza imporgli alcuna conclusione e neppure pretendendo di
offrirgli un filo rosso. Che non c’è, né ci può essere. Perché la poesia
abita nell’aperto. Non sopporta schematizzazioni. E soprattutto, come
dimostra questa antologia, è sorprendentemente viva, e stupisce,
sconcerta, attende al varco.
Sergio Givone (Dipartimento di
Filosofia, Università di Firenze)
dalla
Prefazione:
Il “lungo Novecento della poesia
italiana”. Il lavoro letterario fra crocianesimo e postmodernismo
Questo dell’attività culturale intesa
come impegno complessivo, attraverso la ‘bellezza’, per il bene
comune, come impegno ‘politico’ – letteralmente: per il bene
della Polis – è un po’ il filo conduttore che i curatori hanno cercato
di seguire nel selezionare gli autori. Sono autori di formazione diversa
e disparate esperienze. Alcuni di essi gravitano nell’orbita dell’ICI
ONLUS e della rivista “Nuove Lettere”. Altri provengono da aree
geografiche e hanno formazioni culturali le più disparate. Ma l’elemento
che accomuna i poeti di Con le armi della poesia consiste, secondo il
parere dei curatori che li hanno letti, studiati e scelti, nel non
considerare quel tipo particolare di lavoro intellettuale che è la
poesia, soltanto come uno «stucchevole gioco di società». È forse
venuto il momento, come ha detto Romano Luperini, di chiudere una volta
per sempre i conti con quel figlio più o meno legittimo dell’idealismo
che è andato in giro per il mondo grosso modo per un paio di decenni
sotto il nome di ‘Postmodernismo’. Dopo l’attacco alle Twin
Towers; in un mondo con il 20 per cento della popolazione mondiale che
consuma l’80 per cento delle risorse sembra essere venuto il momento per
gli intellettuali di mettere da parte gli «acrostici indolenti» per
cercare di fare fronte, con gli strumenti del loro mestiere, ai «barbari
bianchi» che sempre più numerosi ormai premono alle porte della città.
Ernesto L’Arab (Istituto Italiano di
Cultura di Napoli)
dalla
Postfazione:
«Ecco il tempo degli assassini».
Poesia e modernità
Ogni libro ha infatti i suoi scopi;
ma solo un’antologia lirica li persegue – elettivamente e, per così
dire, istituzionalmente –, Con le armi della poesia: ottenere il
consenso dei lettori, dai semplici appassionati ai più raffinati
‘addetti ai lavori’; gettare, di là dai narcisismi egoistici del
potere culturale costituito, un ponte sull’abisso senza fondo che sèpara
cultura accademica e ‘cultura degli artisti’; affermare, di là
dai clientelarismi culturali e dalle ‘false coscienze’ della
poetica, la ‘poesia-poesia’. […]
In una tale societas, che ha
poi tutti i caratteri di una pars, trovano altresì libero sfogo
tutto l’egocentrismo e la vanagloria che caratterizzano l’intellettuale
italiano tipo di questi anni oscuri; una consorteria insomma, a cui,
fatte salve le debite eccezioni, si accede non per meriti, ma per
appoggi, interessi, conoscenze; e la parte del leone la fa - c’è bisogno
di dirlo? - la manus tentacolare della politica (nel senso
degradato della parola che si è inesorabilmente andato affermando ai
nostri giorni).
Cosa resta, allora, chiederete? Una
cosa sola, ovvero tutto: la poesia.
Come ha detto Hugo Friedrich, «La
lirica è rimasta comunque, nella sua potenza grandiosa e pur così lieve,
una delle libertà e delle audacie con cui la nostra epoca riesce a
sfuggire alle catene della funzionalità».
Roberto Pasanisi (Università Statale
MGIMO, Mosca)
L’Istituto Italiano di Cultura di
Napoli (ICI ONLUS) (riconosciuto dalla Regione Campania, riconosciuto
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali) (www.istitalianodicultura.org;
ici@istitalianodicultura.org), in collaborazione con la rivista
internazionale di poesia e letteratura “Nuove Lettere” (da esso edita),
pubblica cinque collane editoriali: due di poesia (entrambe dirette da
Roberto Pasanisi: una intitolata Lo specchio oscuro, l’altra - di
plaquette - intitolata Nugae), due di narrativa (una già diretta da
Giorgio Saviane ed intitolata La bellezza; l’altra - di plaquette
- diretta da Roberto Pasanisi ed intitolata Gli angeli) ed una di
saggistica letteraria (già diretta da Franco Fortini ed intitolata
Lettere Italiane).
Il Comitato di lettura delle Edizioni
dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (ICI Edizioni) è costituito
da Alberto Bevilacqua (scrittore), Constantin Frosin (professore
ordinario, Lingua e Letteratura francese, Università “Danubius”,
Galaţi; scrittore), Antonio Illiano (professore ordinario, Lingua e
Letteratura italiana, University of North Carolina at Chapel Hill),
Roberto Pasanisi (direttore, Istituto Italiano di Cultura di Napoli;
direttore, “Nuove Lettere”; scrittore), Maria Luisa Spaziani (già
professore ordinario, Lingua e Letteratura francese, Università di
Messina; scrittrice), Mario Susko (professore, Letteratura americana,
State University of New York, Nassau; scrittore), Násos Vaghenás
(professore ordinario, Teoria e critica letteraria, Università di Atene;
scrittore) e Nguyen Van Hoan (professore ordinario, Letteratura italiana
e Letteratura vietnamita, Università di Hanoi).
I edizione settembre 2007
ISBN 88-89203-24-2
Progetto grafico, copertina e
logotipo dell’ICI ONLUS: Roberto Pasanisi
In copertina un’opera elettronica di
Roberto Pasanisi, Incantesimo
Sergio Givone è nato a Buronzo
(Vercelli) nel 1944. Ha studiato filosofia a Torino, dove si è laureato
con Luigi Pareyson. Ha insegnato nelle Università di Perugia e di
Torino. È ordinario di Estetica nel Dipartimento di Filosofia
dell'Università di Firenze. Nel 1982-83 e nel 1987-88 è stato
Humboldt-Stipendiat presso l'Università di Heidelberg. Ha pubblicato,
oltre a numerosi saggi apparsi su riviste italiane e straniere: La
storia della filosofia secondo Kant (Mursia, 1972), Hybris e
melancholia. Studi sulle poetiche del Novecento (Mursia, 1974),
William Blake. Arte e religione (Mursia, 1978), Ermeneutica e
romanticismo (Mursia, 1982), Dostoevskij e la filosofia (Laterza,
1984), Storia dell'estetica (Laterza 1988), Disincanto del
mondo e pensiero tragico (Il Saggiatore, 1988), La
questione romantica (Laterza, 1992). Nel 1995 è uscito presso
Laterza Storia del nulla, attualmente alla sua quinta edizione.
Presso Einaudi nel 1998 ha pubblicato un romanzo, Favola delle cose
ultime, e ha curato opere di Szondi, Frank e Hegel. Per le ICI
Edizioni ha scritto alcune prefazioni nella collana di plaquette
poetiche Nugae.
Roberto Pasanisi, italianista,
scrittore, editore, psicoterapeuta e giornalista, è nato a Napoli nel
1962. Docente di Lingua e letteratura italiana all’Università Statale
per le Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO) ed all’Università
Statale “Basso Danubio” di Galaţi, direttore e docente al Master
universitario di Psicologia dell’Università degli Studi Artistici
“Fidia” di Vibo Valentia, è direttore dell’Istituto Italiano di Cultura
di Napoli (del quale dirige anche le Edizioni omonime ed il Corso di
Formazione in Scrittura Creativa, in sede ed ‘a distanza’), della
rivista “Nuove Lettere” e del CISAT (Centro Italiano Studî
Arte-Terapia, dove è analista didatta, direttore dei corsi di Formazione
e del “Giornale Italiano di Arteterapia”). Ha pubblicato tre
raccolte di versi (la più recente è Sulla rotta di Magellano,
Napoli, Edizioni dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996;
prefata da Giorgio Barberi Squarotti), due volumi saggistici (l’ultimo
Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità,
Pisa-Roma, I.E.P.I., 2000) e circa trecento articoli in riviste
specializzate italiane e straniere. Si occupa principalmente di
metricologia (nell’ambito della quale ha ideato la 'metroanalisi')
e di psicologia della letteratura e, come autori, di Lorenzo Spirito
Gualtieri, del D’Annunzio del Poema Paradisiaco, di poeti
italiani del Novecento (Caproni e Pasolini specialmente), di Mallarmé. È
da poco uscito il suo romanzo Gli angeli, Salerno, Ripostes,
2004. Suoi racconti sono stati pubblicati in riviste letterarie e
quotidiani.
Ernesto L’Arab è nato a Foggia
nel 1965. Laureato in Lettere Moderne a Bari, con una tesi in Storia
dell’Arte Medievale e Moderna, fa parte dell’Istituto Italiano di
Cultura di Napoli, dove è segretario di redazione della rivista
internazionale di poesia e letteratura "Nuove Lettere", da esso
edita. Si è occupato di storia della Capitanata (Origini
dell’insediamento domenicano di Manfredonia; Exhabitata Apulia.
Villaggi scomparsi nella Daunia Medievale; Castelluccio Dei Sauri
fra Medioevo ed età moderna) Come italianista i suoi interessi
vertono prevalentemente su autori novecenteschi e contemporanei (La
coscienza malata di Zeno. Malattia e sanità in un episodio del romanzo
sveviano. Una lettura semantica; I campi semantici Terra-Acqua negli
Ossi di Seppia di Eugenio Montale). Per i tipi delle ICI Edizioni ha
curato i saggi introduttivi di diverse opere di narrativa nella collana
La bellezza diretta, fino alla sua scomparsa, da Giorgio Saviane.
Istituto Italiano di Cultura di
Napoli
Ente di rilievo della Regione
Campania
riconosciuto dal Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
via Bernardo Cavallino, 89 (“la
Cittadella”); 80131 Napoli (Italia)
tel. 081 / 546 16 62 - fax 081 / 220
30 22 - tel. mobile 339 / 285 82 43
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