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Il simbolismo di Palazzo de Paù - Antonelli a Terlizzi

Il Divino e l’Uomo

di Pina Catino ©

L'autrice ringrazia il dott. Vito Bernardi, direttore della Biblioteca civica "Marinelli Giovine" per averle concesso il permesso di fotografare gli affreschi del soffitto Salone De Paù.

È il più antico fra i quattro palazzi [1], lasciati dalla nobile famiglia De Paù nella città di Terlizzi in Puglia, oggi ospita la Biblioteca comunale. La Famiglia De Paù, di origine catalana, è attestata in Italia dal 1496, quando Giannotto, feudatario e signore del castello di Paù a Barcellona, seguì il gran Capitano Consalvo di Cordova in occasione della guerra contro la Francia, e al termine di questa fu destinato a governatore di Bitonto. Suo discendente fu Annibale De Paù, il quale agli inizi del 1500 si stabilì a Terlizzi. Il Palazzo fu fatto costruire da Domenico (1668-1750), secondogenito in seconde nozze di Gennaro De Paù ma, a Felice de Paù (1703-1782) si deve la costruzione dell'ala settentrionale, comprendente il Salone delle feste “di palmi 72 lunga e larga 36” [1], con la volta decorata in stile pompeiano, in cui sistemò la sua prestigiosa quadreria. Felice, vissuto a Roma, affiliato all'Accademia dell'Arcadia, cultore di poesia e di musica, ritornato definitivamente in famiglia nel 1732, in questa sala, appositamente attrezzata a teatro, si dedicò all'allestimento di trattenimenti musicali da lui composti. Ordinato prete dal vescovo di Bitonto Giovanni Barba, ricoprì un ruolo di primo piano nella annosa questione della concessione della Cattedra alla Collegiata di Terlizzi. Per il prestigio e la notorietà di cui godeva, dal 1751 fu vescovo di Tropea.

Note

[1] G. Valente, Feudalesimo e feudatari, VI, Mezzina, Molfetta, 2004

Prima Stanza

L'evoluzione umana nell''universo in espansione circondato dal fuoco, all'interno dei tre cerchi divini attraversati dalla spirale d'ascensione.

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e la serpe creò la Terra e la Vita…

nella cornucopia, formata da tre serpenti, simbolo della vita e della fecondità, il Borromini a proposito del serpente scrive “…la serpe in vari modi attorta o disposta in circolo nell’atto di mangiarsi la coda, a indicare la perennità dell’Universale Sostanza

sul serpente come se fosse la trascendente incarnazione d’un mistico e impenetrabile arcano ne dissertò anche l’Astolfi nell’Officina istorica – 1605, dei “serpenti di varie sorti, de’ quali hanno gli antichi e moderni avuto contezza maggiore” egli annovera l’aspide di Cleopatra, astuta e venerata dagli egizi, la salpinga, assomigliante ad una tromba, la vipera che rimane gestante e vedova insieme e muore diventando madre, l’icneumone niliaco, lo stellone, vivente di rugiada e che istupisce con il suo morso 

nei manici serpenti che simboleggiano l’elemento fecondante, il serpente, animale acquatico, simbolo dell’acqua che dà la vita è da sempre, in contatto, con l’elemento femminile, rappresentato dal vaso contenitore, ossia la dea madre sede della creazione; da notare il DNA, codice della vita, sull’orlo del collo del vaso, raffigurato da altri due serpentelli, simboli della forza vitale e della salute.

La chiesa dedicò il serpente a san Giovanni evangelista e a san Vittore, in quanto il rettile cambiando la pelle si prestava simbolicamente ad interpretare la rigenerazione. “…così tu, o figlio dell’uomo, se vuoi spogliarti del tuo vecchio Adamo ed essere rigenerato, devi passare per la angusta porta che conduce alla vita”. Con questo significato il serpente entrò nelle iniziazioni e nelle agapi e, da essi probabilmente proviene, l’adozione del serpe nella emblematica massonica. L’Accademia romana dei Rinnovati prese per emblema tre serpi intrecciati.

Stemma De Paù, raffigurante il pavone, in araldica simbolo di ricchezza, fasto, lusso

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Seconda Stanza

A partire  dalla metà del 1700, gli affreschi decorativi nelle dimore nobili si ispirano agli scavi archeologici di Pompei. Tale tendenza ebbe un’enorme diffusione sull’arte applicata, in oreficeria, nella ceramica , nell’arredamento. Questo stile decorativo, meglio conosciuto come Terzo Stile pompeiano, è piatto e svolgeva una funzione decorativa, completamente  rovesciata l’apertura tridimensionale dello spazio. I più antichi paesaggi dipinti sulle pareti erano miniature adatte a medaglioni. La seconda stanza è pregna anche di una notevole infusione di motivi egizi e pastorali.

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Il compasso

Il compasso come simbolo di Misura, Divina proporzione, ordine, metodo, con le punte in basso assume il significato di pratica, con le punte in alto, di teorica (v. foto sovrastante). Assunto tra i simboli gnostici  della massoneria, il compasso  è il cielo, ossia la perfezione a cui l’uomo deve costantemente tendere. Acale discepolo di Dedalo, si pensa abbia inventato il compasso, simbolo dell’infinità, perché il suo moto in circolo non ha termine (v. foto sotto stante).

Terza Stanza

Pubblicazione on-line del Portale del Sud, maggio 2012®. Testo ed immagini sono della autrice Pina Catino. È severamente vietata la riproduzione, anche parziale, del contenuto della presente pagina web.

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