Questo
triller, se così possiamo chiamarlo, di Antonio Pagliaro è “speciale”.
Uno dei pochi libri in cui ancora qualcuno parla della Cecenia e in cui
qualcuno, sempre, parla della Sicilia. Ma che Sicilia! Due mondi
lontani? No. Crudeltà ed efferatezze, interessi e danaro sono comuni ad
entrambe ma sono “capiti” in modo diverso dal “pubblico” pagante il
canone TV. Non è un noir come gli altri, o un triller, o italianamente
un giallo che siamo abituati a leggere. Il romanzo si svolge tra
Sicilia, Russia e Cecenia, ma quasi non ce ne accorgiamo. Troviamo nelle
varie “location” avidità, arroganza, crudeltà, dolore, angoscia,
politica sporca ma la pietà e l’amore sono di pochi.
Il sangue è
degli altri. E non suscita interesse. I bambini, le bambine, le donne
stuprati o uccisi o tutte e due le cose, tutti i morti per rappresaglia, in Cecenia come in Palestina o in Israele, non fanno parte della
“famiglia”. Si può anche vedere il TG della sera mangiando una fettina
con l’insalata.
L’incipit di
questo romanzo è crudele, efferato, amorale direi, ma non spaventatevi è
solo la guerra in Cecenia. Poi ci trasferiamo a Palermo. Non la Palermo
dei millenni di storia, delle civiltà mitiche e lontane o delle rivolte
ma la Palermo calda, afosa, indifferente, la Palermo di oggi, quella che
vota, stancamente i soliti imbonitori. Quella che si vive tutti i
giorni. Quella del posteggio soprattutto, perché non è la mafia, non la
corruzione, non il traffico come pensava Benigni, è il posteggio a
rendere dura la vita dei palermitani! Ed è in questa Palermo che un
mediocre, ma non troppo, cronista accaldato, si trova per le mani un
caso che lo porterà a svelare, inutilmente, crimini e criminali che
ormai si muovono globalmente. La globalizzazione non appartiene solo
alle multinazionali del latte in polvere, le “mafie organizzate” per
tempo hanno capito e hanno provveduto. Il tutto nella completa
indifferenza del mondo cosiddetto civile che si preoccupa solo della
sopravvivenza individuale, della propria pensione e del proprio conto in
banca.
Non vi
racconto la trama. È un “triller-noir-giallo”. Non si può!
Fara Misuraca
maggio 2008 |