Cosa succede quando
l'opera di un artista viene esposta in un luogo ricco di storia e
suggestioni anziché nello spazio neutro e funzionale di un museo? Quando
inevitabilmente il contesto interagisce con il testo, quando un luogo
costruito per la preghiera viene votato all'arte incoraggiando alla
riflessione sulla contiguità ideale tra le due attività? La Certosa di
San Lorenzo a Padula, il più grande complesso monastico d'Europa (51.000
mq) può fornire una risposta. Fondata nel 1306, ma delle origini
rimangono solo l'impianto generale, la porta lignea e la struttura
voltata della chiesa, la Certosa cresce nei secoli aggregando spazi e
modificandosi di continuo, costituendosi come potente strumento di
controllo del produttivo territorio circostante da parte della chiesa e
dei potentati locali.
La sua immagine,
definitasi nelle forme odierne nel '500, obbedisce al modello codificato
della Certosa: un organismo complesso dal carattere urbano,
rappresentazione di un'ideale città santa, dove i cortili sono piazze
che organizzano e distribuiscono il compatto edificato.
La Regola prevedeva
una rigorosa divisione tra Padri e Conversi. I primi, votati alla
clausura, abitavano la casa alta, l'insieme di abitazioni che, dotate
ciascuna di un orto chiuso verso l'esterno, erano disposte intorno al
Chiostro Grande. Sul lato opposto, in corrispondenza della corte
esterna, sorgeva invece la cosa basso che includeva i granai, le stalle,
le lavanderie, la spezieria e le abitazioni dei Conversi, religiosi con
minore potere e non consacrati alla c1ausura che fungevano da
collegamento con il mondo esterno. Tra i due ambiti sorge l'articolato
sistema edilizio, organizzato intorno a tre chiostri minori, che include
la chiesa, il capitolo, il tesoro, la cucina con refettorio e la
biblioteca.
Il periodo di massimo
fulgore fu il '700; lo testimonia la ricchezza delle decorazioni della
chiesa e la bellezza scultorea di elementi quali il grandioso scalone
ellittico panoramico e le eleganti membrature della facciata che
incornicia l'ingresso principale. La Certosa avrà in seguito una storia
tormentata: vive la deprivazione di opere d'arte e libri in epoca
napoleonica; i suoi articolati spazi diventeranno di volta in volta
lazzaretto, scuola, caserma, colonia estiva per orfani, residenze da
affittare, campo di concentramento nei due conflitti mondiali.
La tradizione di
"cantiere aperto" trova una continuità ideale nel nuovo ruolo della
Certosa: quello di casa dell'arte. A più di 130 anni dall'abbandono da
parte dei monaci, a 8 anni dall'inserimento tra i luoghi dichiarati
Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO, e dopo un lungo ed attento
restauro, le iniziative curate da Achille Bonito Oliva "le Opere e i
Giorni" e "Ortus Artis" hanno restituito alla Certosa il ruolo di
importante centro culturale, Artisti internazionali hanno soggiornato,
operato e cooperato negli spazi del complesso a partire dal 2002,
confrontandosi con la storia, con la condizione certosina, con la
miscela unica di natura, spiritualità ed architettura offerta dal luogo.
Musica e teatro hanno
accompagnato, nelle edizioni annuali delle iniziative, la comparsa di
opere ed installazioni poetiche, provocatorie, riflessive; le celle, i
giardini, gli spazi sacri hanno subito così un'ulteriore mutazione:
concepiti per la celebrazione del dogma, per la preghiera e per
l'amministrazione temporale di un potere divino, aprono al dubbio ed
alla interpretazione individuale del mondo, alla fantasia. Sono così
comparsi, sbuffi di vapore, arredi fantasmatici che tentano di uscire
dalla massa muraria, pareti animate da onde colorate e presenze
luminose, dissacranti nani da giardino, calzature che scalano mura,
mondi popolati da formiche, angeli che evadono come faville dal
monumentale camino delle cucine.
I paesaggisti di Ortus Artis hanno trasformato le stanze a cielo aperto degli orti
dei Padri in luoghi animati da presenze anomale: geometrie misteriose,
pozzi sorprendenti, specchi d'acqua, muri e pavimenti di pigne,
scricchiolanti e profumati, lo no paesaggi o ne rivelano altri dalle
quinte che nascondono paesaggi o ne rivelano altri dalle suggestioni Blu Klein, superfici che riflettono e frantumano l'immagine di chi
le calpesta", come per il certosino che prega, anche per l'artista che
ricerca, le mura dell'orto chiuso definiscono una porzione di mondo,
consentono di mettere a fuoco un microscopico dettaglio di cosmo per
cogliere l'universale attraverso le limitate risorse umane rivelando
quanto il confine di un giardino possa essere più stimolante di una
cornice o del bordo di una tela.
Come si raggiunge Padula
La Certosa situata a 104 km a sud di Salerno, vi si arriva con l’Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria, uscendo alla stazione di Padula - Buonabitacolo, distante circa 8 km.
Sui luoghi e sugli eventi culturali del Ministero è a disposizione anche un call center che risponde al numero verde 800 991 199, il servizio è attivo tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00.
Articolo tratto da: Dimitri Oliveti,
Certosini contemporanei, Ulisse la rivista di bordo dell’Alitalia,
marzo 2006 |