Note sull'artista
Orazio Manzo, classe 1983, è un abile sperimentatore. Ha messo a punto una tecnica originale, che gli consente di deformare le immagini attraverso un blocco di vetrocemento, anteposto all’obiettivo della fotocamera. Consapevole dei limiti della ricerca tecnica, che rischia di tradursi in un gioco estetico, l’artista è impegnato ad innestare la sua poetica nelle immagini create con il vetrocemento.
Oggetto della sua indagine è se stesso, nelle sue incertezze e nelle sue ambizioni, con l’ironia e la vanità di un ventenne, senza mai cedere alla retorica, all’enfasi, all’autocelebrazione. Nel suo ultimo ciclo di opere, dal titolo “Lloro so’ bbuone, jo so’ malamente”, Orazio Manzo stampa sulla carta la propria immagine e vi interviene con la pittura. Schegge di colore graffiano il suo volto e si espandono liberamente sulla carta, che diventa lo spazio di un evento negato, ma anche il punto di partenza per un’indagine interiore. La pittura maschera la fotografia e al contempo la integra, suggerendo categorie qualitative e mentali: luce, intensità, risonanza, opacità, silenzio, profondità. Tema fondante della sua estetica è l’ambigua relazione tra l’anima e il volto, l’essere e l’apparire, che induce l’artista a scavare nella propria intimità per conoscere se stesso.
Marco di Mauro
Tratto dalla presentazione di "B-fronte", ricognizione sulla giovane arte campana, 6° appuntamento, mostra "Trasfigurazione" 22 - 29 gennaio 2005. |