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Napoli

La Basilica di Santa Chiara

Nel 1309 Roberto d'Angiò viene proclamato re e, tra i primi atti, dispose l’avvio della costruzione di una cittadella francescana dedicata a Santa Chiara, nell’area ad ovest della cinta muraria greca. Con una rapidità da far impallidire di vergogna i “riformisti” di oggi, già l’anno successivo l'Arcivescovo Uberto d'Ormont benediceva la prima pietra del complesso, che crebbe sotto la direzione del protomaestro Leonardo Di Vito. All’opera si dedica con fervore anche la moglie di Roberto, la pia Sancia di Maiorca, che nel 1317 ricompensò l’architetto Di Vito per l’ottimo lavoro svolto assegnandogli un vigneto. Gagliardo Primario fu invece il protomaestro dell'Opera del Monastero.

Nel 1321, fu la stessa regina Sancha a compilare di persona la costituzione della comunità religiosa, ispirandosi alla regola di clausura data alle Clarisse di San Damiano da Innocenzo IV. Nel 1328 fu iniziata la costruzione della torre campanaria, mai portata a termine. Tra il 1328 e il 1330 Giotto affrescò la chiesa con Episodi dell'Apocalisse e Storie del Vecchio e Nuovo testamento. Questi preziosi affreschi saranno poi distrutti nel corso del Cinquecento per ordine del vicerè spagnolo Bernardino Barrionuevo. Tino da Camaino nel 1333 terminò il monumento funebre in marmo di Carlo di Calabria, figlio primogenito di Roberto d'Angiò e della sua prima moglie Violante d'Aragona, precocemente scomparso due anni prima.

la regina Sancha di Maiorca

Lo stesso scultore nel 1338 eseguì la tomba di Maria di Valois. La consacrazione della chiesa come "regia" avvenne nel 1340 con la dedica “ufficiale” al Sacro Corpo di Cristo o Ostia Santa, ma già dai documenti angioini del 1321 viene ricordata con il nome di Santa Chiara.

Nel 1343 morì re Roberto e, l’anno successivo la nipote Giovanna d'Angiò, proclamata regina, diede incarico ai fratelli fiorentini Giovanni e Pacio Bertini di eseguire il monumento funerario di Roberto d'Angiò. Nel 1345 morì anche Sancia di Maiorca. Nel 1456 un tremendo terremoto arrecò non pochi danni al complesso di Santa Chiara, in particolare andò quasi del tutto distrutta la torre campanaria, a cui si pose rimedio con numerosi lavori di ricostruzione. Nel 1550 un disastroso incendio divampato nella chiesa provocò la distruzione di documenti d'archivio.

Le sottocelle nell'ala ovest del monastero delle Clarisse furono costruite agli inizi del XVII secolo e nel 1745 fu terminato dal Sanfelice l'altare maggiore. Tra il 1742 e il 1745 fu realizzata la trasformazione del chiostro trecentesco ad opera di Domenico Antonio Vaccaro, che si servì delle maioliche di Donato e Giuseppe Massa.

La chiesa, che aveva conservato il suo aspetto trecentesco, fu contemporaneamente  adattata ai gusti barocchi dell’epoca, con la sovrapposizione di stucchi, marmi, intagli lignei dorati e cartapeste, cui contribuirono i migliori pittori del  tempo: Francesco De Mura, Sebastiano Conca, Giuseppe Bonito e Paolo de Maio. Fu realizzata in quel periodo nel monastero delle Clarisse anche la "Scala Regia" di accesso all'oratorio interno e al dormitorio. Nel 1777 fu eseguito da Ferdinando Fuga il disegno del sepolcro di Filippo di Borbone, figlio demente di Carlo III, morto a soli trent'anni. Nel 1924 il monastero passò alla Custodia di Terra Santa, in quanto il numero le Clarisse si era ridotto quasi fino ad estinguersi.

Il 4 agosto 1943 Napoli subì dagli americani una tra i più pesanti bombardamenti di tutta la guerra (alla fine saranno ben 104) e stavolta le bombe dirompenti ed incendiarie non risparmiarono la cittadella di Santa Chiara: l'incendio che seguì divampò per giorni. Occorrerà aspettare il 1953 per il restauro, che restituì alla chiesa le primitive forme gotiche. I restauri proseguirono negli anni Sessanta e interessarono anche la demolizione delle case e delle botteghe, oramai fatiscenti, edificate intorno al complesso.


Bibliografia

  • AA.VV.Il Monastero di Santa Chiara, Electa-Napoli, 1995


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