Le Monografie storiche di Giuseppe Ressa

Le conseguenze dell’annessione

La spesa pubblica

5 Lire, 1874

Testo di Giuseppe Ressa

Editing e immagini a cura di Alfonso Grasso

La ripartizione della spesa tra i singoli ministeri [1] mostra altre sorprese: a quello della Guerra (così si chiamava il Ministero della Difesa) andava il 19.52 % del totale, ai Lavori Pubblici il 9.62%, alla Pubblica Istruzione l’1.34 %.

Vi era poi una grossa sperequazione nella distribuzione della spesa pubblica tra Nord e Sud tanto che “Lo Stato spendeva mediamente 50 lire per ogni cittadino del Nord e 15 per quello del Sud” [2].

A esempio, per le opere idrauliche in agricoltura che era la principale attività economica italiana, troviamo questi dati:

Tav. 1 - Distribuzione della spesa per le opere idrauliche per l’agricoltura in Lire (1862-1898) [3]

Lombardia

92.165.574

Veneto

174.066.407

Emilia

103.980.520

Sicilia

1.333.296

Campania

465.553

Dalle cifre si evince l’enorme disparità di finanziamenti tra il nord e il sud; l'unica spesa di un certo rilievo, per il meridione, fu l'acquedotto pugliese (realizzato dopo il 1902); la media pro-capite per queste spese fu di l. 0,39 per abitante nel Mezzogiorno continentale (l. 0,37 in Sicilia) contro la media nazionale di l. 19,71 [4].

5 Lire, 1874, retro

I prestiti di favore per costruire gli edifici scolastici raggiungono per il Sud la punta massima in Puglia di l. 5.777 per ogni 100.000 abitanti (Campania l.641, Calabria 80); nel Nord le punte sono l. 13.345 in Piemonte e l. 15.625 in Lombardia [5]; al Nord le scuole tecniche sono distribuite in ragione di una ogni 141 mila abitanti, al Centro una ogni 161 mila abitanti, al Sud una ogni 400 mila abitanti ; analoga la situazione delle Università[6] per cui nel Mezzogiorno continentale rimase solo quella di Napoli e ci si oppose al progetto di creazione di una sede a Bari.

Gli appalti sono concessi quasi esclusivamente al Centro-Nord e cosi pure le società con monopoli, privilegi e sovvenzioni sono al Centro-Nord.

Trasporti

Anche per i trasporti il Sud è svantaggiato: mandare una merce via mare da Genova a Napoli costa lire 0,85/quintale; in senso inverso costa lire 1,50/quintale [7].

Le spese per spiagge, fari e fanali ammontano per il Nord a l. 278 mila per ogni km. di costa, a l. 83 mila al Centro, a lire 43 mila per il Sud ed a lire 31 mila in Sicilia; nella stessa epoca il Parlamento respinge i progetti di leggi speciali per i porti del Sud ed approva quelli per il Centro-Nord. Un gran parlare si è fatto sulle spese ferroviarie che lo Stato unitario ha fatto al Sud: 863 milioni per la parte continentale, 479 milioni per la Sicilia, il tutto, però, va commisurato al totale di 4.076 milioni spesi nello stesso periodo per l'Italia intera, il Sud ebbe perciò meno di un terzo dello stanziamento complessivo[8]; in effetti, quest’atto di "generosità" fu necessario per collegare i mercati a favore degli scambi, utili soprattutto al nord.

Il 15 Ottobre del 1860 fu promulgato dal governo prodittatoriale di Garibaldi il decreto di concessione per la costruzione di strade ferrate in favore della Società Adami e Lemmi di Livorno (quest’ultimo futuro potentissimo Gran Maestro della Massoneria Italiana) assicurando per contratto un utile netto del 7%; le precedenti convenzioni con ditte meridionali furono annullate anche se i lavori erano a buon punto tanto che tutte le gallerie e i ponti erano già stati costruiti; per ordine del governo prodittatoriale i lavori furono sospesi e a nulla valsero le rimostranze del titolare della concessione, il pugliese Emmanuele Melisurgo, che insisteva perché il divieto fosse revocato e gli fosse permesso di far lavorare i suoi operai [9]. D’altra parte per Adriano Lemmi si era mosso addirittura Giuseppe Mazzini con una lettera di raccomandazione, antesignana di tangentopoli, nella quale si invitava ad accontentare il massone perchè “dove altri farebbe suo pro d’ogni frutto d’impresa, egli mira a fondare la Cassa del partito e non la sua” [10].

Spese amministrative

Si deve al Nitti se la leggenda del "burocratismo" meridionale sia stata smantellata, poiché egli ha provato, con un'analisi condotta con puntigliosità teutonica, come gli uffici dello Stato fossero prevalentemente concentrati al Nord (scuole, magistratura, esercito, polizia, uffici amministrativi ecc.) e tutti i codici e l'intera struttura statale erano piemontesi eppure ci si continua a riferire dispregiativamente alla burocrazia borbonica come in un'estasi d’ignoranza quasi intenzionale.

Giuseppe Ressa


Note

[1] dati compresi tra il 1861 e il 1873 ripresi da Alessendro Mola op. cit.

[2] Lorenzo Del Boca, Maledetti Savoia, Piemme, 2001

[3] Carano - Convito, “ L’economia italiana prima e dopo il Risorgimento”,Vallecchi, Firenze, 1928, pag. 180, riprod.parz.

[4] Nitti F. S., Il bilancio dello stato dal 1862 al 1896-97, Napoli 1900, p. 294; i dati riguardano il periodo 1862-97.

[5] Nitti F. S., Il bilancio cit., p. 268.

[6] Nitti F. S., op. ult. cit., pp. 254-5.

[7] Nitti F. S., op. ult. cit., p. 367 nota I.

[8] Carano-Donvito G., op. cit., p. 179, i dati si riferiscono alle spese al 30 giugno 1898.

[9] Tommaso Pedìo, “L’economia delle Province napoletane a metà dell’800 “, Capone, 1984, modif.

[10] Aldo Servidio, op. cit., pag. 177


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