Testo di
Giuseppe Ressa
Editing e immagini a cura di
Alfonso Grasso
Particolarmente
pregiati i coralli del mare in prossimità di
Trapani, della penisola sorrentina, di Capri; erano
dei più vari colori, dal bianco marmoreo, al rosso,
al nero d’ebano ed erano destinati all’oreficeria e
all’ornamento di arredi e oggetti sacri.
La pesca era
faticosa e pericolosa, era effettuata calando delle
reti speciali lanciate in mare con le barche in
movimento, quando si impigliavano, si effettuavano
varie manovre dei battelli, tramite una specie di
argano, riuscendo alla fine ad issare il corallo a
bordo; i più arditi erano i corallari di Trapani che
riuscivano a sfidare persino i
corsari barbareschi, seguiti da quelli di Torre
del Greco che vantavano dalle tre alle quattrocento
feluche con sette uomini ognuna.
Michele di Iorio, insigne autore del “Codice di navigazione“
sotto Ferdinando IV, redasse anche un “codice
corallino“; fu istituita la “Compagnia del corallo”
per eliminare lo strozzinaggio e facilitare il
credito, furono fondate fabbriche per la lavorazione
a Torre del Greco ed a Napoli.
L’industria del
corallo era così fiorente che si arrivò in breve a
quaranta fabbriche con tremiladuecento operai;
fu istituita anche un’apposita fiera, dal primo
all’otto maggio di ogni anno, molto frequentata da
compratori stranieri.
Giuseppe Ressa |