Testo di
Giuseppe Ressa
Editing e immagini a cura di
Alfonso Grasso
Il Sud disponeva dell'importantissima produzione dello
zolfo siciliano, che nella prima metà dell'Ottocento
copriva il 90% della produzione mondiale e da sola
assorbiva il 33% degli addetti di tutta l'industria
estrattiva italiana, già nel 1836 si contavano 134
zolfare attive; aveva un peso economico notevolissimo e
ancora negli anni immediatamente post-unitari i 2/3
delle esportazioni chimiche vengono dal Sud; non si
dimentichi che la chimica industriale dell’800 è quasi
del tutto basata sullo zolfo, specialmente l'industria
degli esplodenti per le armi; è pertanto chiaro l’enorme
valore strategico di tale produzione ed il conseguente
atteggiamento dell’Inghilterra nella questione “degli
zolfi siciliani”.
A Napoli e dintorni sorsero fabbriche di amido, di
cloruro di calce, di acido nitrico, di acido muriatico,
di acido solforico ed infine di colori chimici; le
risorse del sottosuolo (zolfo, ferro, bitume, marmo,
pozzolana, carbone) erano sapientemente sfruttate a
livello industriale. Erano presenti anche fabbriche per
candele e fiammiferi, le prime avevano una composizione
chimica all’avanguardia che permetteva di fornire una
luce vivida, non tremolante, senza spandimento di fumo,
per questi motivi andarono ad illuminare anche il teatro
lirico San Carlo.
Giuseppe Ressa |