la collezione d'arte: Domenico Morelli

La terrazza, 1865 ca. Olio su tela cm 26 x 33,5. Napoli, Museo Pignatelli


La dama col ventaglio, 1874. Olio su tela cm 111 x 76,5. Napoli, Museo Pignatelli


Note sull'artista

Nato a Napoli nel 1823 e iscritto all'Accademia, dopo essere stato premiato nel 1843 e nel 1844, ottiene nel 1848 il pensionato a Roma con Goffredo e l'angelo (Napoli, Galleria dell'Accademia di Belle Arti). Non gli è possibile tuttavia soggiornare nella città a causa dei moti rivoluzionari, a cui lui stesso aveva aderito.

Da un primo repertorio di carattere accademico con forti inflessioni romantiche di tipo letterario o biblico (I martiri cristiani portati dagli angeli, 1851), si sposta, all'inizio del sesto decennio, verso soggetti di tipo storico vicini ad Hayez (Pia de' Tolomei, il Tasso visita la sorella a Sorrento), prediligendo altresì le biografie di artisti (Tiziano che dipinge la Danae).

Nel 1855 espone alla Quadriennale borbonica un quadro di grande successo, gli Iconoclasti, frutto dell'interpretazione accademica degli antichi maestri e dell'innato gusto declaratorio. Viaggia ancora a Roma, Firenze e Venezia, quindi nelle capitali europee, concludendo il suo itinerario a Parigi, durante l'Esposizione Universale. Si affaccia quindi al naturalismo della Scuola di Barbizon, probabilmente per il tramite di Giuseppe Palizzi, ed è in relazione con Delaroche e Meissonnier. Durante il ritorno sosta a Firenze, dove frequenta il Caffè Michelangelo, punto d'incontro dei macchiaioli (Mattinata fiorentina, 1856). Le rapide pennellate delle sue grandi composizioni si propongono come un rinnovamento, pur non sostanziale, della pittura romantica di storia.

Si impone cosi all'attenzione del pubblico italiano e straniero come spirito moderno e ciò spiega i! grande successo di dipinti come il conte Lara (1861) e le due versioni del Tasso ed Eleonora d’Este (1863-65), opere acquistate dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, nonché I profughi di Aquileia (1869, Napoli, Accademia di Belle Arti). Con l’Assunzione (1869, Napoli, Palazzo Reale) avvia la serie dei quadri ispirati alla Bibbia e al Corano, improntati al “dipingere poetizzato”, in cui, con effetti spesso teatrali e retorici, fonde letteratura, verismo secentesco (maturato sulla personale passione per Rembrandt), esotismo e folklore, giocando con soluzioni cromatiche d'effetto suggestionate anche dalla presenza a Napoli di Fortuny (1874). Tra le opere di questa fase, caratterizzata da un crescendo misticizzante, si ricordano, oltre ai paesaggi dipinti durante i soggiorni a Cava dei Tirreni, Le Marie al Calvario (1870-71, Napoli, Museo di Capodimonte), Le tentazioni di sant’Antonio (1878, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), La Madonna della Scala d'Oro, il cimitero turco (1876-77), Gesù nel deserto ministrato dagli angeli (1886 circa), il Cantico dei Cantici (rimasto incompiuto).

Tuttavia alcune piccole figure di donna, i numerosi paesaggi, ad acquerello e olio, e qualche ritratto possono essere annoverati tra la sua produzione migliore. Dal 1868 ricopre importanti cariche presso l'Istituto e l'Accademia di Belle Arti e alla fine dell'ottavo decennio fonda con Filippo Palizzi il Museo Artistico Industriale di Napoli. Muore nella città partenopea nel 1901.


Tratto dalle biografie degli artisti di Marina Minozzi per l’opera “La Collezione d’Arte del Sanpaolo Banco di Napoli” a cura di Anna Coliva

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