Le Pagine di Storia

Le monete della Repubblica di Genova

 

Caffaro, che era presente a Norimberga con i delegati genovesi, scrisse nei suoi Annali che nel 1139 "ebber fine i brunetti (denari bruni battuti a Pavia) e Corrado re tedesco concesse a Genovesi che battessero moneta in suo nome". L'attestazione dell'imperatore, ora perduta ma ben nota da attente trascrizioni antiche, portava un sigillo d'oro.

Questa prima moneta - un denaro in mistura (argento e rame), dodicesima parte del soldo, a sua volta ventesima parte della lira - che ha sul diritto le scritte Ianua che circonda il castello e sul rovescio Cunradus Rex che attornia la croce, resistette con poche variazioni per quasi cinque secoli. A questa prima emissione fecero seguito quelle in argento e quella ben piu appariscente del famoso "genovino" d'oro. Si può dire che con il conio del primo denaro ha inizio la lunga storia della Repubblica di Genova ricca in modo impressionante di monete d'oro: dal governo dei Consoli, del Podesta, dei Capitani del Popolo ai Dogi a vita, che spesso duravano un sol giomo, ai dogi biennali, istituiti dopo la nforma del 1528 voluta da Andrea Doria, che si fermera solo con 1'annessione della Repubblica, nel 1814, al Regno di Sardegna. Ma questa lunga storia è già stata raccontata nel volume di Giovanni Pesce e Giuseppe Felloni: Le Monete genovesi. Storia, arte ed economia nelle monete di Genova dal 1139 al 1814 edito dalla Cassa di Risparmio di Genova e Imperia nel 1975. Una storia ci fa comprendere ancora oggi la forza economica di Genova: venivano usate, con le monete d'argento, per le transazioni interne di maggiore entità, o per i pagamenti all'estero sicché avevano, scnve Giuseppe Felloni, "una notevole mobilità intemazionale".

Accanto a queste monete ben note ci furono quelle relative alle zecche minori liguri, le rare monete battute dai movimenti indipendentisti liguri della Corsica e quelle che venivano coniate per gli stanziamenti genovesi nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero, quando questo mare era considerato un mare genovese.

Scorrendo il volume invece si viene attratti principalmente dai "genovini in oro" con la scritta Civitas Janua che contorna il castello con le torrette, coniato dal 1252 e il raro, prezioso enorme pezzo da 25 doppie del 1636 dal peso di grammi 167,40 e 60 millimetri di diametro. Ma un anno dopo, nel 1637, dopo 500 anni 1'emblema del castello venne sostituito dalla Vergine Regina di Genova con bambino. Dalle monete sparì pure il nome di re Corrado e si dice che 1'imperatore regnante si fosse molto irritato con i genovesi ma che questi, per tacitarlo, gli facessero pervenire una forte somma di denaro, ovviamente in oro. L'imperatore a quel punto sembra abbia fatto come Vespasiano: intascò il gruzzolo.


tratto da Mario Marcenaro (il Secolo XIX, 19.02.04, p.15)

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