L’esistenza dei Templari si spiega e si giustifica solo in rapporto
alle crociate: niente crociate, niente Templari. Le
circostanze della fondazione sono infatti essenzialmente quelle
delle crociate. Nel marzo del 1095, al Concilio di Piacenza, gli
ambasciatori dell’imperatore bizantino Alessio chiedono aiuto
all’Occidente contro i Turchi. Il 27 novembre Papa Urbano II,
durante il Concilio di Clermont, il lancia un appello per una guerra
di liberazione dei Luoghi Santi, ed afferma.
“D’ora in poi diventino Cavalieri di Cristo,
coloro che non erano che briganti!”
L’appello
di Clermont suscita reazioni entusiaste. Gruppi di cavalieri
provenienti dalla Francia, dall’Inghilterra, dai Paesi Bassi e
dall’Italia normanna, si mettono in marcia verso Gerusalemme. Nel marzo
1096 parte Pier l’Eremita e Gualtiero Sansavoir, ma vengono
sterminati a Nicea. Nell’agosto 1096 si metteva in marcia Ugo di
Vermandois, fratello del re di Francia.
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Figura
complessa che rappresenta le culture monoteiste del
Mediterraneo: Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo. I
simboli,: l'aquila, il libro "emblema della meditazione", i
tre globi che simboleggiano il mistero dell'esistenza, la
piccola cornucopia, il velo. Turi, (Puglia) Grotta di
Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura
iconografica di Pina Catino.
Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare
pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina
Catino. |
Nel
1113 l’Ordine venne ufficialmente riconosciuto e aprì ospizi in
Europa e precisamente a Saint-Gilles du Gard, a Pisa, a Bari ed a
Taranto, vale a dire nei Porti d’Imbarco per la Terra Santa. Seguendo
questo esempio, nel 1119 alcuni nobili cavalieri con a capo due
uomini, Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer si costituirono in
milizia religiosa stabilendosi nel tempio loro assegnato di
Gerusalemme.
Se
storicamente l’Ordine del Tempio trae origine dalla pia volontà di
alcuni cavalieri che vogliono assicurarsi la salvezza eterna
combattendo in difesa del Santo sepolcro, in seguito, grazie
all’appoggio di re, pontefici e di Bernardo di Chiaravalle, il
cistercense più influente di quel periodo, l’ordine si trasforma in
una delle maggiori potenze politiche, economiche, militari e
religiose del mondo.
Sospettati dal re di Francia Filippo il Bello di essersi impadroniti
dei segreti del tempio di Salomone, i Templari furono accusati di
essere blasfemi, omosessuali, di praticare riti esoterici, e di
altre nefandezze.
In realtà
il sovrano temeva che il loro potere potesse essere una minaccia al
suo ambizioso progetto politico. Riuscì così ad ottenere l’appoggio
del Papa Clemente V che nel 1312 abolì l’Ordine. Molti
templari furono arsi sul rogo, altri finirono i loro giorni in
prigione.
Barletta, basilica del Santo Sepolcro, frammento
del Sacro Legno della Croce portato a Barletta dal Patriarca
Randulphus, foto di Pina
Catino
La
Milizia del Tempio era stata, così, sconfitta e screditata e il Papa
aveva perso i suoi più fedeli sostenitori. Il re di
Francia poteva quindi sperare di governare il mondo da solo.
I porti
dei Crociati
I
“passaggi oltremarini”, in Terra di Bari, ricordati negli antichi
“Itineraria” come porti vitali già dal IX - X sec., ricostruiscono
lungo la direttrice viaria dell’Appia-Traiana, un percorso terrestre
di saldatura con gli itinerari marittimi che conferma il ruolo di
cerniera che la Puglia deteneva nel sistema di circolazione
dell’Occidente.
Posti in
posizione strategica rispetto agli antichi flussi di pellegrinaggio,
con i loro insediamenti, i centri storici, i santuari, le
testimonianze artistiche e religiose, sono memoria delle vicende
umane e testimonianza del processo di scambio e di incivilimento dei
popoli. Punti di
approdo o di partenza verso l’Oriente per i crociati, mercanti e
pellegrini, le località costiere della Puglia hanno, del resto,
sempre avuto un ruolo determinante nella civiltà mediterranea e nel
sistema di circolazione di uomini, merci ed idee dell’occidente
dall’antichità all’epoca classica fino al medioevo tanto da
delineare i caratteri stessi della Puglia.
Ma questo
flusso di energie vitali favorito dalla presenza dei numerosi porti,
dette vita anche al fenomeno del Romanico - Pugliese con la nascita
specie in Terra di Bari, di edifici religiosi. Le stesse
comunità cittadine delle località costiere decidevano di far sorgere
le cattedrali ai margini dell’abitato, sull’orlo della scogliera,
costituendo così un chiaro punto di riferimento per chi giungeva in
città dal mare.
Tutte le
principali correnti artistiche del periodo romanico si diffusero
lungo le vie di pellegrinaggio e le località costiere risentirono
del fenomeno, come testimonia la ricorrente presenza nelle chiese
romaniche di elementi stilistici per i quali possono essere
prospettati collegamenti con i principali centri di produzione
artistica. Motivi
strutturali e particolari decorativi ci portano, alle chiese di
Borgogna, agli edifici crociati eretti in Terrasanta, al mondo
lombardo e alla tradizione romanica locale.
Nei loro
viaggi i pellegrini subivano vessazioni e specialmente tassazioni.
L’itinerario è Roma, Bari, Durazzo, Costantinopoli. A questi si
unisce Raimondo di Tolosa, vescovo di le Puy e insieme a Goffredo di
Buglione e a Boemondo raggiungono Costantinopoli. Fulcherio
di Charter, il principale storico della Prima Crociata, era a Bari
nell’ottobre del 1096, al seguito dell’esercito di Ugo di Vermandois. Egli narra così l’arrivo in Puglia:
"Noi
attraversando la Campania e la Puglia, arrivammo a Bari, una città
meravigliosa sita sulla costa. Qui, nella chiesa di San Nicola, dopo
aver innalzato a Dio le nostre preghiere, ci recammo al porto,
pensando di imbarcarci subito. Ma un po’ per mancanza di gente di
mare un po’ perché il tempo era brutto, per il che ci scoraggiarono
essendo pericoloso, accadde che Roberto, conte di Normandia,
proseguisse per la Calabria, per lì trascorrere l’inverno.
Ugo e
Roberto di Fiandra non seguirono il consiglio dei Baresi e si
imbarcarono lo stesso. La flotta
fu colta da una tempesta ed essi a stento riuscirono a raggiungere
Durazzo.
Il
signore di Bari, Boemondo, partì una quindicina di giorni dopo,
avendo atteso l’arrivo dei principali conti pugliesi che avevano
espresso il desiderio di aggregarsi all’impresa. Così un anonimo
storico barese commentava:
Similmente i Baresi si riversarono per le città della provincia
proponendo la navigazione e mettendo a disposizione un gran numero
di navi grandi e piccole, affinché con l’aiuto di Dio andassero ad
espugnare ed a schiacciare tutti i saraceni a dio ribelli e con la
forza entrare a Gerusalemme, scacciando di là tutti i pagani,
affinché ivi regnassero i fedeli di Cristo per sempre.
Tra i
Francesi che presero parte alle Crociate, va ricordato San Luigi IX
di Francia che organizzò e condusse la settima crociata (1249).
Catturato, rimase pellegrino a Gerusalemme per poi riorganizzare
l’ottava crociata nel 1270.
Le Strade
L’Appia
Traiana, regina viarum
Una delle
principali fonti per la ricostruzione della viabilità tardo
imperiale è la cosiddetta Tabula Peutingeriana, copia medievale di
una carta stradale del IV secolo D.C.
Un tratto della Tabula Peutingeriana
“…l’Appia, via costruita 900 anni
prima (nel 312 a.c.) dal console Appio da cui prese
il nome. A percorrere l’Appia un velite ci mette 5 giorni: la
strada va da Roma a Capua, è larga tanto da consentire il passaggio
a due carri che vadano in senso opposto ed è una meraviglia; è tutta
d’una pietra molare molto dura, che Appio fece tagliare in un altro
paese molto lontano, portandola lì, dove non c’è. Fece
levigare e spianare le pietre, e tagliate con spigoli netti ne fece
connettere l’una all’altra, senza porre nelle commessure né calce né
altro. E le pietre così connesse, combaciano così bene, da dare
l’idea di non essere adatte l’una all’altra, ma di formare tra loro
un tutt’uno… È trascorso tanto tempo, e là sono passati tanti carri
e ogni sorta di animali, ogni giorno, eppure non si è alterata la
compattezza, nessuna pietra s’è rotta, né ha perso nulla del suo
splendore: Ecco com’è la Via Appia”. (Procopio
di Cesarea)
L’imperatore Traiano tra il 108 e il 110 d.c. risistemò il tracciato
costruendo una strada che prenderà da lui il nome e che da Benevento
attraverserà il Lazio, la Campania, il Sannio, la Puglia fino a
Brindisi, punto d’imbarco per Gerusalemme.
Come via
di pellegrinaggio, l’Appia Traiana può considerarsi un ramo della
via francigena del meridione (ciò è attestato almeno nel tratto
pugliese), veicolo di sincretismo culturale i cui prodotti sono
evidenti nelle cattedrali romaniche pugliesi, nelle leggende dei
paladini e nei romanzi cavallereschi.
Il Diario
di viaggio di Nikulas di Munkathvera cita tra le località del tratto
pugliese dell’Appia Traiana percorse dall’abate islandese: Barletta,
Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bari, località ricordate
anche negli antichi “itineraria” come porti vitali già dal IX - X
sec. e punto d’imbarco e d’approdo per Crociati, eserciti, mercanti
e avventurieri. Molto importanti però le città dell’entroterra come
Andria e Sovereto, frazione di Terlizzi, vie obbligatorie per i
porti di Barletta e Molfetta.
La strada
Francigena, Via di Comunicazione Europea
L’antica
via di Monte Bardone “mons Langobardorum” - citato dallo
storico Paolo Diacono - venuta meno la dominazione longobarda, con
l’inizio di quella franca, assunse l’appellativo di “Francigena” o
“Francesca” perché generata dalla Francia e utilizzata per i
collegamenti col mondo d’oltralpe (il termine Francia nel
Medioevo stava ad indicare oltre l’odierna regione francese anche le
terre del bacino renano). La via da “romei”, i pellegrini che la
percorsero a partire dall’XI sec., fu anche detta “Romea”.
La più
antica fonte itineraria dettagliata è quella dell’arcivescovo di
Canterbury, Sigeric, del 990 che si reca a Roma per ricevere
l’investitura dal papa.
Coloro
che provenivano dalle aree centroeuropee, superato il valico del
Gran san Bernardo attraversarono località della Valle d’Aosta, del
Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, della Liguria,
Toscana e del Lazio per fermarsi a Roma o proseguire verso
l’Oriente. Coloro che proseguivano a sud di Roma, si immettevano
nell’antica regina viarum, la Via Appia, e giunti a
Benevento, utilizzavano il tracciato dell’Appia Traiana toccando
località dell’entroterra e costiere della Puglia.
La
Francigena divenne così l’asse fondamentale dell’intero sistema
viario dei pellegrinaggi nel Medioevo.
Lungo la
via persistono tracce di messaggi, segni simboli che, a volte,
riflettono l’atmosfera epica mutuata dalle Chansons de geste,
Segno del passaggio dei pellegrini sono le svariate insegne di
pellegrinaggio ritrovate durante i lavori di dragaggio della Senna
che testimoniano le affinità devozionali.
Ma la via
rappresentò anche un mezzo di sviluppo economico per le regioni e le
città che si trovavano lungo il suo percorso. Grazie ad essa,
infatti, si mettevano in comunicazione le due grandi aree mercantili
del Medioevo: la mediterranea e quella del mare del Nord che
entravano in rapporto in occasione delle note fiere che si tenevano
soprattutto nella contea della Champagne.
Le
testimonianze architettoniche
Andria
Chiesa di Sant’Agostino: fondata dai Templari e
successivamente passata ai Cavalieri Teutonici nel secolo XIII,
presenta analogie nel portale con San Leonardo di Siponto.Il
bassorilievo della lunetta con San Remigio indica che la chiesa era
meta di pellegrinaggi per il culto in comune con Siponto.
Andria, Sant'Agostino, particolare. Foto di Pina
Catino
Cattedrale: Sacra Spina
Barletta
Castello. Costruito dai normanni come rocca, ampliato da
Federico II di Svevia che vi organizzò la VI Crociata (e di cui
conserva l’unico busto al mondo), fu ingrandito dagli Angioini e
dagli Aragonesi e completato da Carlo V con l’aggiunta del fossato e
dei quattro bastioni angolari con bocche di fuoco poste in tutte le
direzioni.
Barletta, basilica del Santo Sepolcro, foto di Pina
Catino
Chiesa del Santo Sepolcro. Risalente alla prima metà del XII
sec., il suo nome trae origine dalle Crociate. La chiesa è il punto
d’incontro di due antiche strade: una che portava a Canosa e
s’innestava sulla Traiana e l’altra sulla litoranea.
Barletta, basilica del Santo Sepolcro. Ordine di
Malta, la croce campeggia sul pavimento nella cappella, a
ricevere l'eredità del Santo Sepolcro, foto di Pina
Catino
Trani
Chiesa di
Ognissanti del Tempio Domus praeceptoria. Importante magione
templare dei primi decenni del XII sec. come risulta dalla “Historia
di Amando”, vescovo di Bisceglie in cui si riferisce della presenza
di Trani dei cavalieri rosso – crociati e dalle antiche carte in cui
si dice che l’Ordine dei templari ebbe la chiesa di Ognissanti sin
dal tempo di Ruggero il Normanno e la mantenne sino alla
soppressione dell’ordine avvenuta nel 1312.
Bitonto
Via Appia Traiana
Sovereto
Santuario Madonna di Sovereto: cappella affrescata Templare,
Triplice Cinta (Ospedaletto dei Crociati)
Molfetta
Ospedaletto dei Crociati. Ospizio per i Crociati, per i
pellegrini poveri fatto costruire verso la fine dell’anno Mille da
Ruggiero il Guiscardo. Edificato a circa un km dalla città e
prospiciente il mare, accoglieva pellegrini e Crociati e custodiva
in un attiguo cimitero le spoglie dei martiri delle Crociate.
Attigua
all’Ospedale fu costruita una chiesa che dai Crociati morti in
battaglia e ivi seppelliti, fu chiamata Santa Maria dei
Martiri (1188).
Chiesa della Madonna dei Martiri: oggi Basilica, interamente
rifatta intorno alla metà dell’Ottocento.
Icona della Madonna dei Martiri: Patrona della città, è
oggetto di una celebre Sagra a mare nei giorni 7 e 8 settembre.
Museo degli ex voto Ubicato nel santuario, il Museo
raccoglie testimonianze di una fede semplice legate al mondo del
mare. 28 tavolette votive ed oggetti in oro e argento sono
espressione della vocazione marinara della città. Tra gli ex-voto:
naufragi, incidenti sul lavoro, barche da pesca di vario tipo,
marinai caduti in mare, episodi di pirateria, rituali magici,
iconografia della Madonna e dei Santi.
Sala dei Templari. Antica magione Templare. Aula unica
medievale, oggi restaurata e sede di mostre e attività culturali.
Il Duomo di San Corrado
(vai alla pagina
dedicata)
Giovinazzo
Il
Bastione e la Vedetta: il Bastione, l’antica fortificazione
aragonese a Nord, frantoio della prospiciente Cattedrale romanica e
la storica Stazione di Vedetta della Marina che insiste sul torrione
aragonese della città, costituiscono, per la loro ubicazione e per
il loro significato storico, i monumenti - simbolo del mare e,
quindi, polo d’attrazione dell’intero sistema.
Giovinazzo, bastione e torretta, foto di Pina
Catino
Progetto, ITC G. Cesare, Bari 2006 "I porti dei Crociati tra
passato e presente". Tutor: Paolo Lopane, Paola Rapini,
R. Leonetti - Fortunato. Esperto e mostra fotografica:
Pina Catino
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