Le pagine della cultura

I Templari “I poveri cavalieri di Cristo”

Monaci in Armi

la storia, i porti, le strade

di Pina Catino ©

Navigazione templare nel Mediterraneo - Oltre le croci templari ben visibili sulla bandiera, si noti l'Olifante in bocca al pellegrino, strumento musicale che faceva parte del corredo dei nobili cavalieri pellegrini, per i quali gli artefici baresi avevano acquistato notevole rinomanza. Gli Olifanti si possono ammirare nei mosaici del pavimento nella cattedrale di Otranto e Troia, mentre gli strumenti sono conservati al British Museum di Londra.

Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina Catino. Riferimento bibliografico (Olifante): "La musica a Bari" dalle Cantorie medievali al Conservatorio Piccinni, a cura di Dinko Fabris e Marco Renzi, Levante editori, Bari 1993.

L’esistenza dei Templari si spiega e si giustifica solo in rapporto alle crociate: niente crociate, niente Templari. Le circostanze della fondazione sono infatti essenzialmente quelle delle crociate. Nel marzo del 1095, al Concilio di Piacenza, gli ambasciatori dell’imperatore bizantino Alessio chiedono aiuto all’Occidente contro i Turchi. Il 27 novembre Papa Urbano II, durante il Concilio di Clermont, il lancia un appello per una guerra di liberazione dei Luoghi Santi, ed afferma.

“D’ora in poi diventino Cavalieri di Cristo,

coloro che non erano che briganti!”

L’appello di Clermont suscita reazioni entusiaste. Gruppi di cavalieri provenienti dalla Francia, dall’Inghilterra, dai Paesi Bassi e dall’Italia normanna, si mettono in marcia verso Gerusalemme. Nel marzo 1096 parte Pier l’Eremita e Gualtiero Sansavoir, ma  vengono sterminati a Nicea. Nell’agosto 1096 si metteva in marcia Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia.

Figura complessa che rappresenta le culture monoteiste del Mediterraneo: Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo. I simboli,: l'aquila, il libro "emblema della meditazione", i tre globi che simboleggiano il mistero dell'esistenza, la piccola cornucopia, il velo. Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina Catino.

Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina Catino.

Nel 1113 l’Ordine venne ufficialmente riconosciuto e aprì ospizi in Europa e precisamente a Saint-Gilles du Gard, a Pisa, a Bari ed a Taranto, vale a dire nei Porti d’Imbarco per la Terra Santa. Seguendo questo esempio, nel 1119 alcuni nobili cavalieri con a capo due uomini, Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer si costituirono in milizia religiosa stabilendosi nel tempio loro assegnato di Gerusalemme.

Se storicamente l’Ordine del Tempio trae origine dalla pia volontà di alcuni cavalieri che vogliono assicurarsi la salvezza eterna combattendo in difesa del Santo sepolcro, in seguito, grazie all’appoggio di re, pontefici e di Bernardo di Chiaravalle, il cistercense più influente di quel periodo, l’ordine si trasforma in una delle maggiori potenze politiche, economiche, militari e religiose del mondo.

Sospettati dal re di Francia Filippo il Bello di essersi impadroniti dei segreti del tempio di Salomone, i Templari furono accusati di essere blasfemi, omosessuali, di praticare riti esoterici, e di altre nefandezze.

In realtà il sovrano temeva che il loro potere potesse essere una minaccia al suo ambizioso progetto politico. Riuscì così ad ottenere l’appoggio del Papa Clemente V che nel 1312 abolì l’Ordine. Molti templari furono arsi sul rogo, altri finirono i loro giorni in prigione.

Barletta, basilica del Santo Sepolcro, frammento del Sacro Legno della Croce portato a Barletta dal Patriarca Randulphus, foto di Pina Catino

La Milizia del Tempio era stata, così, sconfitta e screditata e il Papa aveva perso i suoi più fedeli sostenitori. Il re di Francia poteva quindi sperare di governare il mondo da solo.

I porti dei Crociati

I “passaggi oltremarini”, in Terra di Bari, ricordati negli antichi “Itineraria” come porti vitali già dal IX - X sec., ricostruiscono lungo la direttrice viaria dell’Appia-Traiana, un percorso terrestre di saldatura con gli itinerari marittimi che conferma il ruolo di cerniera che la Puglia deteneva nel sistema di circolazione dell’Occidente.

Posti in posizione strategica rispetto agli antichi flussi di pellegrinaggio, con i loro insediamenti, i centri storici, i santuari, le testimonianze artistiche e religiose, sono memoria delle vicende umane e testimonianza del processo di scambio e di incivilimento dei popoli. Punti di approdo o di partenza verso l’Oriente per i crociati, mercanti e pellegrini, le località costiere della Puglia hanno, del resto, sempre avuto un ruolo determinante nella civiltà mediterranea e nel sistema di circolazione di uomini, merci ed idee dell’occidente dall’antichità all’epoca classica fino al medioevo tanto da delineare i caratteri stessi della Puglia.

Ma questo flusso di energie vitali favorito dalla presenza dei numerosi porti, dette vita anche al fenomeno del Romanico - Pugliese con la nascita specie in Terra di Bari, di edifici religiosi. Le stesse comunità cittadine delle località costiere decidevano di far sorgere le cattedrali ai margini dell’abitato, sull’orlo della scogliera, costituendo così un chiaro punto di riferimento per chi giungeva in città dal mare.

Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina Catino.

Tutte le principali correnti artistiche del periodo romanico si diffusero lungo le vie di pellegrinaggio e le località costiere risentirono del fenomeno, come testimonia la ricorrente presenza nelle chiese romaniche di elementi stilistici per i quali possono essere prospettati collegamenti con i principali centri di produzione artistica. Motivi strutturali e particolari decorativi ci portano, alle chiese di Borgogna, agli edifici crociati eretti in Terrasanta, al mondo lombardo e alla tradizione romanica locale.

Nei loro viaggi i pellegrini subivano vessazioni e specialmente tassazioni. L’itinerario è Roma, Bari, Durazzo, Costantinopoli. A questi si unisce Raimondo di Tolosa, vescovo di le Puy e insieme a Goffredo di Buglione e a Boemondo raggiungono Costantinopoli. Fulcherio di Charter, il principale storico della Prima Crociata, era a Bari nell’ottobre del 1096, al seguito dell’esercito di Ugo di Vermandois. Egli narra così l’arrivo in Puglia:

"Noi attraversando la Campania e la Puglia, arrivammo a Bari, una città meravigliosa sita sulla costa. Qui, nella chiesa di San Nicola, dopo aver innalzato a Dio le nostre preghiere, ci recammo al porto, pensando di imbarcarci subito. Ma un po’ per mancanza di gente di mare un po’ perché il tempo era brutto, per il che ci scoraggiarono essendo pericoloso, accadde che Roberto, conte di Normandia, proseguisse per la Calabria, per lì trascorrere l’inverno.

Ugo e Roberto di Fiandra non seguirono il consiglio dei Baresi e si imbarcarono lo stesso. La flotta fu colta da una tempesta ed essi a stento riuscirono a raggiungere Durazzo.

Il signore di Bari, Boemondo, partì una quindicina di giorni dopo, avendo atteso l’arrivo dei principali conti pugliesi che avevano espresso il desiderio di aggregarsi all’impresa. Così un anonimo storico barese commentava:

Similmente i Baresi si riversarono per le città della provincia proponendo la navigazione e mettendo a disposizione un gran numero di navi grandi e piccole, affinché con l’aiuto di Dio andassero ad espugnare ed a schiacciare tutti i saraceni a dio ribelli e con la forza entrare a Gerusalemme, scacciando di là tutti i pagani, affinché ivi regnassero i fedeli di Cristo per sempre.

Tra i Francesi che presero parte alle Crociate, va ricordato San Luigi IX di Francia che organizzò e condusse la settima crociata (1249). Catturato, rimase pellegrino a Gerusalemme per poi riorganizzare l’ottava crociata nel 1270.

Turi, (Puglia) Grotta di Sant'Oronzo, particolare pavimento in maiolica 1700. Lettura iconografica di Pina Catino.

Le Strade

L’Appia Traiana, regina viarum

Una delle principali fonti per la ricostruzione della viabilità tardo imperiale è la cosiddetta Tabula Peutingeriana, copia medievale di una carta stradale del IV secolo D.C.

Un tratto della Tabula Peutingeriana

“…l’Appia, via costruita 900 anni prima (nel 312 a.c.) dal console Appio da cui prese il nome. A percorrere l’Appia un velite ci mette 5 giorni: la strada va da Roma a Capua, è larga tanto da consentire il passaggio a due carri che vadano in senso opposto ed è una meraviglia; è tutta d’una pietra molare molto dura, che Appio fece tagliare in un altro paese molto lontano, portandola lì, dove non c’è. Fece levigare e spianare le pietre, e tagliate con spigoli netti ne fece connettere l’una all’altra, senza porre nelle commessure né calce né altro. E le pietre così connesse, combaciano così bene, da dare l’idea di non essere adatte l’una all’altra, ma di formare tra loro un tutt’uno… È trascorso tanto tempo, e là sono passati tanti carri e ogni sorta di animali, ogni giorno, eppure non si è alterata la compattezza, nessuna pietra s’è rotta, né ha perso nulla del suo splendore: Ecco com’è la Via Appia”. (Procopio di Cesarea)

L’imperatore Traiano tra il 108 e il 110 d.c. risistemò il tracciato costruendo una strada che prenderà da lui il nome e che da Benevento attraverserà il Lazio, la Campania, il Sannio, la Puglia fino a Brindisi, punto d’imbarco per Gerusalemme.

Come via di pellegrinaggio, l’Appia Traiana può considerarsi un ramo della via francigena del meridione (ciò è attestato almeno nel tratto pugliese), veicolo di sincretismo culturale i cui prodotti sono evidenti nelle cattedrali romaniche pugliesi, nelle leggende dei paladini e nei romanzi cavallereschi.

Il Diario di viaggio di Nikulas di Munkathvera cita tra le località del tratto pugliese dell’Appia Traiana percorse dall’abate islandese: Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bari, località ricordate anche negli antichi “itineraria” come porti vitali già dal IX - X sec. e punto d’imbarco e d’approdo per Crociati, eserciti, mercanti e avventurieri. Molto importanti però le città dell’entroterra come Andria e Sovereto, frazione di Terlizzi, vie obbligatorie per i porti di Barletta e Molfetta.

La strada Francigena, Via di Comunicazione Europea

L’antica via di Monte Bardone “mons Langobardorum” - citato dallo storico Paolo Diacono - venuta meno la dominazione longobarda, con l’inizio di quella franca, assunse l’appellativo di “Francigena” o “Francesca” perché generata dalla Francia e utilizzata per i collegamenti col mondo d’oltralpe (il termine Francia nel Medioevo stava ad indicare oltre l’odierna regione francese anche le terre del bacino renano). La via da “romei”, i pellegrini che la percorsero a partire dall’XI sec., fu anche detta “Romea”.

La più antica fonte itineraria dettagliata è quella dell’arcivescovo di Canterbury, Sigeric, del 990 che si reca a Roma per ricevere l’investitura dal papa.

Coloro che provenivano dalle aree centroeuropee, superato il valico del Gran san Bernardo attraversarono località della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, della Liguria, Toscana e del Lazio per fermarsi a Roma o proseguire verso l’Oriente. Coloro che proseguivano a sud di Roma, si immettevano nell’antica regina viarum, la Via Appia, e giunti a Benevento, utilizzavano il tracciato dell’Appia Traiana toccando località dell’entroterra e costiere della Puglia.

La Francigena divenne così l’asse fondamentale dell’intero sistema viario dei pellegrinaggi nel Medioevo.

Lungo la via persistono tracce di messaggi, segni simboli che, a volte, riflettono l’atmosfera epica mutuata dalle Chansons de geste, Segno del passaggio dei pellegrini sono le svariate insegne di pellegrinaggio ritrovate durante i lavori di dragaggio della Senna che testimoniano le affinità devozionali.

Ma la via rappresentò anche un mezzo di sviluppo economico per le regioni e le città che si trovavano lungo il suo percorso. Grazie ad essa, infatti, si mettevano in comunicazione le due grandi aree mercantili del Medioevo: la mediterranea e quella del mare del Nord che entravano in rapporto in occasione delle note fiere che si tenevano soprattutto nella contea della Champagne.

Le testimonianze architettoniche

Andria

Chiesa di Sant’Agostino: fondata dai Templari e successivamente passata ai Cavalieri Teutonici nel secolo XIII, presenta analogie nel portale con San Leonardo di Siponto.Il bassorilievo della lunetta con San Remigio indica che la chiesa era meta di pellegrinaggi per il culto in comune con Siponto.

Andria, Sant'Agostino, particolare. Foto di Pina Catino

 

Cattedrale: Sacra Spina

Barletta

Castello. Costruito dai normanni come rocca, ampliato da Federico II di Svevia che vi organizzò la VI Crociata (e di cui conserva l’unico busto al mondo), fu ingrandito dagli Angioini e dagli Aragonesi e completato da Carlo V con l’aggiunta del fossato e dei quattro bastioni angolari con bocche di fuoco poste in tutte le direzioni.

Barletta, basilica del Santo Sepolcro, foto di Pina Catino

Chiesa del Santo Sepolcro. Risalente alla prima metà del XII sec., il suo nome trae origine dalle Crociate. La chiesa è il punto d’incontro di due antiche strade: una che portava a Canosa e s’innestava sulla Traiana e l’altra sulla litoranea.

Barletta, basilica del Santo Sepolcro. Ordine di Malta, la croce campeggia sul pavimento nella cappella, a ricevere l'eredità del Santo Sepolcro, foto di Pina Catino

 

Trani

 

Chiesa di Ognissanti del Tempio Domus praeceptoria. Importante magione templare dei primi decenni del XII sec. come risulta dalla “Historia di Amando”, vescovo di Bisceglie in cui si riferisce della presenza di Trani dei cavalieri rosso – crociati e dalle antiche carte in cui si dice che l’Ordine dei templari ebbe la chiesa di Ognissanti sin dal tempo di Ruggero il Normanno e la mantenne sino alla soppressione dell’ordine avvenuta nel 1312.

Bitonto

Via Appia Traiana

Sovereto

Santuario Madonna di Sovereto: cappella affrescata Templare, Triplice Cinta (Ospedaletto dei Crociati)

 

 

Molfetta

Ospedaletto dei Crociati. Ospizio per i Crociati, per i pellegrini poveri fatto costruire verso la fine dell’anno Mille da Ruggiero il Guiscardo. Edificato a circa un km dalla città e prospiciente il mare, accoglieva pellegrini e Crociati e custodiva in un attiguo cimitero le spoglie dei martiri delle Crociate.

 

Attigua all’Ospedale fu costruita una chiesa che dai Crociati morti in battaglia e ivi seppelliti, fu chiamata Santa Maria dei Martiri (1188). Chiesa della Madonna dei Martiri: oggi Basilica, interamente rifatta intorno alla metà dell’Ottocento.

 

Icona della Madonna dei Martiri: Patrona della città, è oggetto di una celebre Sagra a mare nei giorni 7 e 8 settembre.

Museo degli ex voto Ubicato nel santuario, il Museo raccoglie testimonianze di una fede semplice legate al mondo del mare. 28 tavolette votive ed oggetti in oro e argento sono espressione della vocazione marinara della città. Tra gli ex-voto: naufragi, incidenti sul lavoro, barche da pesca di vario tipo, marinai caduti in mare, episodi di pirateria, rituali magici, iconografia della Madonna e dei Santi.

Sala dei Templari. Antica magione Templare. Aula unica medievale, oggi restaurata e sede di mostre e attività culturali.

Il Duomo di San Corrado (vai alla pagina dedicata)

 

Giovinazzo

Il Bastione e la Vedetta: il Bastione, l’antica fortificazione aragonese a Nord, frantoio della prospiciente Cattedrale romanica e la storica Stazione di Vedetta della Marina che insiste sul torrione aragonese della città, costituiscono, per la loro ubicazione e per il loro significato storico, i monumenti - simbolo del mare e, quindi, polo d’attrazione dell’intero sistema.

Giovinazzo, bastione e torretta, foto di Pina Catino


Progetto, ITC G. Cesare, Bari 2006  "I porti dei Crociati tra passato e presente". Tutor: Paolo Lopane, Paola Rapini, R. Leonetti - Fortunato. Esperto e mostra fotografica: Pina Catino

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