Le pagine della cultura

 

UNESCO nel Decennio per la sostenibilità ambientale 2005 - 2014

Mostra Fotografica di Pina Catino

“La Pietra centro del Mondo”

Testo tratto dall’omonimo libro, Ed. Rotas 2006 pagg 55–57

Il Duomo di Molfetta

 

Molfetta, località pugliese lungo la frastagliata costa adriatica, luogo di passaggio, d’imbarco e di approdo rientra nei “Passaggi Oltremarini” in Terra di Bari, ed è ricordata negli antichi “Itineraria” come porto vitale già dal IX – X secolo nel circuito degli itinerari dei Crociati, di soldati, pellegrini e di mercanti.

A confermare il ruolo di cerniera e di crocevia di popoli che la Puglia deteneva nel sistema di circolazione dell’occidente, questa località costiera, ha sempre avuto un ruolo determinante nella civiltà mediterranea dall’antichità all’epoca classica fino al Medioevo tanto da delineare insieme ad altri porti i caratteri stessi della Puglia.

Questo flusso di energie vitali nei porti, dette vita anche al fenomeno romanico con la nascita in Terra di Bari, di edifici religiosi.

E il Duomo di Molfetta fu voluto l’, all’estremità della città sul mare, ai primi del secondo millennio, con le sue due torri inconfondibili e le sue cupole orientaleggianti.

Erano le stesse comunità delle località costiere che decidevano di far sorgere le Cattedrali sull’orlo della scogliera, costituendo un punto di riferimento per chi giungeva in città dal mare.

… e il mare, non lo vedi soltanto nello specchio d’acqua quieta e tranquilla del porto, o nella distesa lievemente increspata delle acque azzurrine al di là del braccio del molo. Il mare lo senti, anche all’interno del Duomo, nelle sue navate immense in una luce crepuscolare il forte odore salmastro si confonde con l’acuto profumo dell’incenso, mentre le svettanti cupole di pietra grigia rilettono come debole eco il sordo mormorio delle onde[Carl Willemsen].

Tutte le principali correnti artistiche del periodo romanico si diffusero lungo le vie di pellegrinaggio e le località costiere risentirono del fenomeno, come testimoniano le ricorrenti presenze nelle chiese romaniche di elementi stilistici per i quali possono essere prospettati collegamenti con i principali centri di produzione artistica.

Motivi decorativi ci riportano, alle chiese di Borgogna, agli edifici crociati eretti in Terrasanta, al mondo lombardo e alla tradizione romanica locale.

Ma il Duomo di Molfetta, questo enorme macigno granitico (P. Belli), tutto serrato in un affascinante giuoco di volumi che si intersecano e si rispondono è così diverso dai canoni romanici delle cattedrali pugliesi e non si può che essere d’accordo, ogni volta che si ritorna, è come se lo si vedesse per la prima volta, e sempre si rinnova il soprassalto di stupore e incanto. La stessa impressione fu provata da Ettore Bernich, che in un articolo (Apulia, n 2, 1898) esprimeva il suo stato d’animo quando entrando nel tempio provò un emozione fortissima pensando di stare sotto le volte di una chiesa greca dell’epoca bizantina.

In effetti se si osservano le cupole si pensa a S. Sofia di Costantinopoli e si ha ragione di credere che artisti greci murarono questo tempio che è unico nel suo genere in questa regione.

Al solstizio d’estate, il 21 giugno, verso le prime ore del mattino, un raggio di sole attraverso una finestra va a colpire una formella, e così, il risultato ed i calcoli di un architetto – astronomo producono qui, come in altri luoghi celebri nel mondo (Cattedrale di Chartres, Chiesa di San Leonardo a Siponto – Puglia…), l’ansia di un enigma.

La favola del cielo è anche nel Duomo di Molfetta, quel raggio di sole porta a considerare con quanta sapienza l’ignoto architetto del tempio di Molfetta abbia saputo avvalersi del ritrovato bizantino per inondare di luce a larga mano il suo edificio.

Il mistero dell’umida e sommessa penombra permise all’architetto di impostare l’edificio in senso chiaro-scurale, alla ricerca di quella grandissima grazia di ombre e di luci di cui si parlerà più tardi nel “Trattato della pittura” di Leonardo Da Vinci.

Il Duomo porta il nome di San Corrado, principe di Baviera, le cui reliquie furono allocate probabilmente nel cubiculum alla fine del XII o nell prima metà del XIII sec.

Questo splendido edificio sacro è stato dichiarato Monumento Nazionale nel 1932.

Pina Catino


Riferimenti bibliografici

  • Archivio Parrocchiale San Corrado, Molfetta.

  • Graziano Bellifemine, Molfetta – Il Duomo sul mare, Ed. Mezzina Molfetta, 2002.

  • Pina Belli D’Elia, Alle sorgenti del romanico, Puglia XI sec; Bari 1975.

  • Ettore Bernich, L’Arte in Puglia. La Vecchia Cattedrale di Molfetta,1898.


Pubblicazione Internet a cura de Il Portale del Sud, gennaio 2009

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