Le considerazioni appresso riportate
possono apparire, a prima vista, banali eppure da esse
può scaturire la consapevolezza che il tempo che vivono
questi nostri figli è “un tempo di transizione” che
scorre a valle di una grande stagione (gli ultimi trenta
anni del secolo scorso!) che ha visto primeggiare nel
nostro solo in parte Paese Cultura e Innovazione.
Sono le due forze vitali da “riabilitare”
e da consegnare alle nuove Generazioni affinché se ne
possano appropriare in modo rapido con la guida dei
pochi “sapienti” ancora in sella e con l’ausilio dei
moderni sistemi di comunicazione.
Riflessioni di fine
Estate
di Gherardo Mengoni
Io non so cosa pensate in proposito, ma sono
personalmente contrario alle nostalgie sterili e cioè a
quelle forme di esaltazione o di depressione che nascono
in chi osserva con superficialità gli accadimenti o, -
come spesso avviene - , …si fida di quanto i
vincitori scrivono e chiamano Storia!
Guardiamo le cose con senso pragmatico e realistico.
Fino a ieri abbiamo dovuto confrontarci con generazioni
lombardo-venete che avevano sublimato in efficienza
produttiva la propria modestissima origine rurale.
Il Veneto dalle tremila aziende veniva additato ai
nostri giovani come l’esempio europeo da imitare. Ma la
crisi economica e il surplus di produzione hanno reso
oggi quel riferimento improponibile.
Capitali e manodopera non vanno più d’accordo. Sempre
meno investimenti e sempre più manodopera in supero. Il
Veneto Industriale non è più un esempio “ di scuola”!
La componente asiatica (Cina, Giappone; India e
compagni) che ha invaso i nostri mercati ha reso ancor
più problematica la collocazione di beni prodotti in
Italia, in una sensazione di provvisorietà che risente
del giogo della moneta unificata e del caotico sistema
di inserimento della stessa adottata, all’epoca, dai
nostri economisti al Governo.
Noi intanto ci rivolgiamo a giovani che hanno bisogno di
verità e, senza nasconderci dietro il paravento delle
“dicerie anestetizzanti”, diciamo loro che il governo
del Paese è stato affidato per troppo tempo a chi ha
nascosto: verità truffaldine biasimevoli; sprechi
giganteschi e malversazioni gravi; delitti e stragi
senza colpevoli; disparità sociali e territoriali
conclamate; ritardi e arretratezza tecnologica per
l’intero nostro Sud. Il tutto in una sorta di ’
“edonismo del quotidiano” che ha oscurato le Cassandre
che guardavano severamente al “dopo”.
Ecco perché è necessario invitare le nuove generazioni a
non coltivare la nostalgia di recenti trascorsi
perché da essa si sprigionano solo: depressione profonda
e un avvilente senso di inadeguatezza che rende incapaci
di agire e di suscitare reazioni nei confronti di una
realtà di degrado e di violenza.
Attenzione! Pensare, peraltro, al nostro Meridione
tartassato, in termini di mera auto-compassione,
rivendicando, ad esempio, i meriti del Regno Borbonico e
denunciando la rapina subita nella Conquista del Sud,
per dirla con Alianello, sarebbe un esercizio ormai
inutile!
I
nostri interlocutori, e guardo all’intera Europa, non
hanno sufficiente gradiente etico per comprendere quanto
di “tormento” porta inciso il nostro DNA.
Senza errori e senza retorica se ci si vuol rivolgere
alle spalle per prender esempi atti a costruire un
futuro migliore val la pena di riscoprire, nella Storia
più lontana della nostra terra, quegli episodi virtuosi
di governo, di alta cultura, di arte e di scienza che
hanno reso grande il Sud ed i nostri popoli meridionali.
Accanto alla riscoperta della Cultura Mediterranea come
elemento fondante per il “riscatto” ( Magna Grecia;
Istitutiones Federiciane, Lu Cuntu de li Cunti di
Basile…; Gian Battista Vico; Filangieri); va stimolata
la curiosità dei nostri giovani, sviluppando, attraverso
la sistematicità del metodo di indagine, il passaggio
dalla Curiosità alla Ricerca e alla riscoperta
orgogliosa della propria identità.
Sono compiti didattici primari che vedono un apporto del
Corpo Docente e della altre Istituzioni della Cultura (
Biblioteche; Musei, Associazioni di servizio, ecc.) di
fatto “integrati” e consapevolmente orientati ad “
Innovare” in un coinvolgimento pieno e convinto.
Questa sinergia, nonostante la crisi economica, dovrebbe
guidare il pensiero dei giovani (finalmente!) Ministri
che presiedono alla attività Universitaria; alla
Istruzione Superiore e alle Belle Arti. Un programma
coniugato finalizzato alla eradicazione del concetto che
“con la Cultura non si mangia” o altre aberrazioni
simili. In altre parole il rinnovamento
dell’insegnamento, dovrebbe partire dalle “Elementari” e
procedere fino alle Specializzazioni post universitarie.
Dovrebbe con i mezzi moderni di comunicazione, inseriti
in modo adeguato e non prevaricante, e con un corpo
insegnante galvanizzato e sorretto da uno Governo, fino
ad ora incapace di ascoltare, ma che sembra aver teso
l’orecchio.
La via per la espansione della “Ricerca” e per la
riduzione dell’ “esodo dei cervelli” è questa e la
necessità di tale scelta appare inderogabile.
Ma chi ci ascolta? Questi giovani Ministri potranno
davvero agire secondo criteri etici di profonda
innovazione?
Chi porrà mano a una epocale catarsi che si fonda
sull’abolizione di privilegi e di familismo; che
premierà il merito; che non farà distinzioni di lingua,
di dialetti e di colore della pelle?
Gherardo Mengoni, ovvero“ Vox
clamantis in deserto!”
Testo
trasmesso
dall'autore il 09/09/2014