Pensiero Meridiano

L’Associazionismo in crisi!

di Gherardo Mengoni

Distinguo subito l’Associazionismo dal nutrito settore delle Istituzioni On. lus che hanno per scopo la Solidarietà e che di fatto sono destinate alla raccolta di fondi in favore di coloro che, per varie motivazioni, soffrono: per malattie, per fame, per azioni persecutorie di tipo politico o religioso. Per sentirsi cittadini solidali verso tali Istituzioni benefiche basta mettere “mano alla tasca” e elargire un “obolo” che può avere valore proporzionale alle proprie rendite o essere solo piccola parte di esso. L’azione dell’offrire danaro ad una delle tante Istituzioni di Solidarietà che si occupano ad esempio, della lotta al Cancro o alla Sclerosi multipla, fa ritenere, dunque, pienamente assolta da parte del singolo cittadino l’obbligo della partecipazione solidale che nasce dalla sua appartenenza alla società civile. Questo vasto settore è vincolato alla “pietas” che si riesce a destare nell’animo del singolo e i risultati restano intimamente connessi alla azione di informazione che attraverso i Mas Media è possibile far giungere al cittadino. Chi può partir con maggiori mezzi di sollecitazione ed informazione (vedi Telethon!) raccoglie più danaro! Un principio di logica belusconiana che vincola il risultato economico al battage pubblicitario !

Ma noi vorremmo occuparci di altro, dell’Associazionismo che parte da presupposti di natura etica differenti da quanto innanzi evidenziato e definito nella fascia della Solidarietà Assistenziale.

L’Associazionismo è un sistema di aggregazione fra gli uomini che si sviluppa in base ad una aspirazione, ad un bisogno o ad un piacere collettivo. Così esistono l’Accademia della Crusca; i Circoli nautici e i Dopolavoro. Esempi di attività tanto diverse tra loro ma che hanno alla base l’analoga componente aggregante dello “stare insieme”.

L’Associazionismo sociale è più in particolare l’espressione delle attività di partecipazione attiva per finalità di carattere sociale, civile, culturale, etica e di ricerca. Dallo “stare insieme” si passa allo “stare insieme per fare”. Sono sotto i nostri occhi molteplici Aggregazioni di uomini che riportano nello Statuto a chiari titoli la funzione “sociale” della Associazione cui fanno riferimento.

“Stare insieme per fare”, ad esempio per sviluppare analisi, tesi, proposte, osservazioni e commenti sulle vicende di questo difficile nostro Paese che si chiama Italia è un modo logico di utilizzare il tempo ed è congruente con la definizione di Associazionismo sociale.

Ebbene in questo avvio di secolo e nell’ultimo decennio di quello che lo precede, con il progressivo distacco da principi etici non compatibili con la prevalente logica del “profitto”, si è assistito ad un vistoso cambiamento di valenza negativa. L’isolamento solipsistico di parte della borghesia colta delle professioni, quella, beninteso, vincolata a principi etici irrinunciabili è di certo un primo fattore da considerare. La pressione di fasce di basso livello culturale sospinte da un arrivismo protervo basato sulla disponibilità economica derivante dal “facile guadagno” è altro non secondario fattore. La colonizzazione mediatica, infine, prodottasi nelle fasce di potenziali “soci”con la espansione dei sistemi informativi e di comunicazione che,in particolare, accrescono il distacco del singolo dalla Comunità reale per relegarlo in quella Virtuale, costituisce un ulteriore innegabile componente negativa. Tutto ciò ha comportato, come primo visibile danno, l’abbassamento del livello di qualità sociale del “soggetto tipo” che oggi anela ad aderire ad Associazioni ed in particolare a quelle dedite, nelle forme più varie, al “servizio” del prossimo. Lo scadente livello medio qualitativo ha comportato, peraltro, come naturale conseguenza, il progressivo massiccio allontanamento di quella fascia – guida che in ambito associativo aveva condotto per decenni, nell’ambito dei singoli sodalizi, le scelte e curato il rigoroso adempimento dei programmi di partecipazione sociale e di crescita culturale. Il peggiore male che oggi inficia ed attenta all’esistenza stessa dell’Associazionismo in genere è da ricercare, infine, nella mania di protagonismo, nell’esibizione tout court e nell’ascesa verso posizioni e cariche, peraltro di potere relativo, senza il supporto di meriti acquisiti . Una corsa spasmodica ed ansiosa per la consacrazione di singole “nullità”!

Così espletando atti esteriori e monotoni, contrabbandati per “tradizione”; con l’abuso di rituali formali, nella diffusa disattenzione dei presenti, si indicono tediose sedute non dello “Stare insieme per fare” ma solo dello “Stare insieme” per ascoltare estenuanti monologhi auto referenzianti, sviluppati su contenuti banali, sulla riproposizione di argomentazioni note e su frasi fatte. Tutto dèjà vu. Rituali vuoti che non producono altro che stanchezza mentale e progressiva disattenzione. Spingono, di fatto, verso l’esodo individui che ancora potrebbero contribuire a dare linfa e giustificazione operativa alla singola Istituzione. Potrebbero ancora risollevare le sorti di questi settori di aggregazione di individui attivi, che, una volta (trenta anni fa!) erano accettati rispettosamente dalla Comunità ed ora sono appena tollerati. Ma si trattava allora di Convivi di Eccellenze che almeno in parte guardavano lontano! Oggi si guarda in genere, con miope deformazione, alla distanza del proprio desco .

E’ ormai tardi per porre rimedio e tornare alla “efficienza del servire” di una volta con la partecipazione solidale e convinta di eccellenze qualificate e rispettate all’esterno, soci, umili e volenterosi all’interno delle Associazioni,. Rifondare il tutto non servirebbe perché il fenomeno appare esteso e irreversibile e durerà di certo fino a quando, perseguendo solo finalità di tipo economico, si perpetueranno sistemi di cooptazione semi - mercantile di individui mediocri desiderosi solo di titoli e prebende . Quantità invece che qualità!!

Eppure un Papa, un Papa, francescano nei gesti e gesuita nella logica, fa comprendere che la umiltà e il lavoro, condotti limpidamente, con rigore etico, sono capaci di muovere le montagne. Ma fino a quando passeranno sotto complice silenzio manovre elettorali indecorose per travolgere altri aspiranti con pari diritti; finché sarà consentita la preventiva contrattazione di aree di potere, si svuoterà di significato lo “Stare insieme per fare” e tutto ciò che predica Papa Francesco resterà inascoltato. Che ne sarà, dunque, dell’Associazionismo Sociale ?

Questo genere di aggregazioni non muterà fisionomia per parecchi anni, non fosse altro che per la isteresi gestionale derivante della conformazione degli attuali Statuti, ma peggiorerà fortemente per quello che riguarda propositi operativi ed etica degli obbiettivi. Poi questo retaggio medioevale di tempi in cui prevalevano dignità, decoro e onestà, scomparirà nel trionfo dell’egoismo più spinto (mors tua vita mea) e le nuove forme di aggregazione torneranno ad essere di tipo corporativo, foriere di razzismo strisciante e di scelte verticisti-che .

La sola speranza che ci resta è che talvolta “Il tempo dà ragione alla Ragione” ed allora l’uomo, con rinnovata coscienza, andrà a riabbracciare il suo prossimo, il diverso da sé, nella comune azione di “stare insieme per fare”!

Gherardo Mengoni

Novembre 2013


Testo trasmesso dall'autore nel mese di novembre 2013

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