La borghesia invisibile
ed il Riscatto
di Gherardo Mengoni
Parlare di borghesia è come voler discutere con i
ragazzi del ‘68 del blocco agrario. Sembra un
discorso antico, incapace di risposte adeguate. Troppo
uso distorto s’è fatto del termine borghese! A
troppe categorie minori è stato appioppato per
improprietà linguistica e per semplificazione
strumentale il titolo di borghesia!
Eppure è il caso di porre maggior attenzione alla
“borghesia invisibile”; agli intellettuali che appaiono
silenti, come assopiti, in contesti ove l’apparire
è sempre più importante dell’essere; dove la
naturale vocazione al rispetto delle regole viene
sostituita dalla propensione a dire sì al primo
che paga di più.
Dove sono andati a finire i “cittadini incorruttibili”;
dove si è nascosto il “cives” di sana memoria romana che
sembra vaporizzato, con la sua stessa ombra?
Non frequenta luoghi di discussione; non partecipa a
dibattiti, né a comizi che considera occasioni
immotivate ed inutili! Il borghese-intellettuale, non
fornendo di sé alcuna immagine, agli occhi della massa
che vive di TV è, di fatto, invisibile… non esiste!
Il perché del rifiuto del contatto con l’ipocrisia del
gesto e della parola; con la falsità delle virtù
professate; con la logorrea televisiva che travolge ogni
rigore deontologico e morale in tutte le aree
professionali; con l’arrivismo scellerato che calpesta
ogni merito altrui…il perché del rifiuto di tali
frequentazioni è comprensibile.
Ma tale rifiuto non va letto come una resa. Al massimo
va considerato un arretramento temporaneo in attesa che
i tempi maturino. Non si illudano i disonesti!
Non si tratta, dunque, di una malattia mortale. E’ solo
un passeggero stato di “atarassia” che nasce dal
dissenso verso il dinamismo apparente dei mediocri e
l’efficienza grossolana e politicamente scorretta dei
timonieri. Il dissenso si tramuta in disgusto,
nel valutare, poi, le cadute di stile pubbliche e
private ed i comportamenti di guitti di borgata, volgari
e drammaticamente settari, che siedono sugli scranni che
accolsero, in un tempo non lontano, i fondatori della
nostra Democrazia.
È un astenersi, quello della borghesia invisibile, che
porta all’isolamento apparente dalla società esterna,
detta impunemente civile, in attesa che appaia un
possibile rimedio. È il rifiuto di una oligarchia del
profitto accettata solo dai servi della gleba! Ecco come
si giustifica la rinuncia; il passo indietro;
l’isolamento degli intellettuali non corruttibili, di
quella borghesia invisibile che si rifugia nel
silenzio per tutelare la propria integrità.
Questa sparuta fascia di cittadinanza continua,
tuttavia, ad operare quotidianamente ed a produrre,
nella misura che le compete, quel che serve al proprio
nucleo ed alla comunità che la circonda. Continua a
testimoniare con la propria opera la capacità di porre
in pratica principi etici che sono alla base della
coesistenza e del viver civile degli uomini.
Non partecipa alle adunate ed ai congressi nei quali
domina la logica dell’affarismo spietato; non
condivide la feroce metodica del sopravvalere
sull’altro ad ogni costo; non accoglie la falsa,
aberrante retorica dell”imitatemi perché sarete
felici!”.
Ma ogni cosa, anche la più gravosa ha un limite. La
borghesia invisibile resiste fin che può. Poi..., come
insegna la Storia, in dieci giorni è capace di guidare
la Rivoluzione Francese!!
Spesso la provocazione viene proprio dalla parte
avversa: “Pisapia… ladro!!”
Lo scatenarsi recente di una massa di contumelie, di
epiteti ingiuriosi, di proposizioni false, di
millanterie, di offese gratuite, di cialtronerie di
basso livello degne di una oligarchia medioevale, è, a
pensarci bene, davvero emblematica perché ha espresso
l'affanno, l'incompetenza politica di una consociazione
di persone dedite esclusivamente al profitto personale
del "tutto a me; tutto e subito!" .
Il non saper cogliere l'umore di un intero popolo,
a Sud stanco e depresso da venti anni di difficoltà e di
prevaricazioni, a Nord disgustato
dal razzismo leghista separatista e sovversivo,
è stato un imperdonabile e speriamo irrimediabile errore
politico.
E finalmente sorge dall’insopportabile disagio politico
il sogno del Riscatto che unisce il popolo a quella
borghesia invisibile, apparentemente inerte.
Ecco come è rinata a Milano ed a Napoli la speranza
del Cambiamento che, superando beghe di partito e
ideologie decotte, potrà ricondurre il popolo alla
serena gestione dell'ordinario ed alla mano tesa verso
quella parte sana di intellettuali;
imprenditori,accademici, capace di gestire con
rettitudine la “res pubblica”, perché non ha partecipato
a nessun banchetto, né ad Arcore e nemmeno ad Afragola,
in questo lungo, asfissiante, periodo di decadenza.
Gherardo Mengoni
Inviato
dall'autore, che ringraziamo, il 4/06/2011