Pensiero Meridiano

Un Anno davvero speciale

di Gherardo Mengoni

Si va concludendo mestamente un Anno ove si sono succedute situazioni impreviste che hanno modificato ricorrenze, cerimonie e incontri.

Il programma di Festeggiamenti e di Convegni per i 150 anni della Unità d’Italia, tanto fortemente sostenuto dalla Presidenza della Repubblica, è stato, progressivamente oscurato, nella sostanza, dai drammatici eventi che colpiscono la Finanza pubblica europea e ci coinvolgono in pieno. il Capo dello Stato, accantonata la veste di primo cerimoniere, è stato costretto ad assumere la funzione di traghettatore del nostro incerto e malandato gregge, dalle mani del licantropo spelacchiato di Arcore a quelle di un onesto pastore che attraverso un periodo di austerità e rigore dovrebbe ricondurci verso più retta via.

Il piacere di non veder, speriamo per molto tempo, sfrecciare, super auto tedesche blindate, lussuose e costosissime; dimenticare per un po’ Arcore e Palazzo Grazioli; la D'Addario e La Minetti; l’Olgettina e Apicella, ci farà di certo bene allo spirito e speriamo che ci dia la forza di affrontare i sacrifici con i quali il pastore onesto cercherà di allontanare il gregge dal burrone verso il quale, in questi anni e specie nel più recente periodo, è stato spinto.

Un sottile compiacimento nasce dalla constatazione che tra i Ministri del nuovo Consiglio non si scorgono cravatte o fazzoletti verdi ma opera, invece, il Ministero della Coesione che si insedia al posto di quello del Federalismo ove si covavano apertamente propositi di secessione (Ministeri del Nord) e di discriminazione (proposta di ostracismo al Nord dei professori meridionali; negazione della cittadinanza ai neonati in Italia figli di stranieri).

Un ultima e non meno piacevole sensazione deriva, come accennavo, dalla constatazione che per cause di forza maggiore si è ridotta l’attenzione delle masse e l’interesse per manifestazioni concernenti i 150 anni dell’Unità d’Italia. Non c’è nulla da festeggiare!

Se si fosse, invero, inquadrato l’intero pacchetto di eventi celebrativi 2011, avvalendosi dei sistemi di comunicazione nel rispetto della Storia vera e non della favola piemontese del Re galantuomo imposta a scuola ai miei tempi, a mio parere, si sarebbe data giusta fiducia al senso critico ed alla capacità di valutazione di una popolazione ormai matura, in grado cioè di esaminare con serenità il proprio passato e di superare le disarmonie e le meschinità della cattiva cultura. L’Italia non è più analfabeta ed è in grado di comprendere le verità della storia della propria terra.

Invece no ! Tutto ciò non è accaduto. Tranne che per qualche storico meritevole, la maggior parte degli scritti; dei film e delle trasmissioni T.V. hanno giocato sul dualismo sociale e territoriale ancora presente per esasperare la lettura dei fatti, ed alimentare ancora la divaricazione tra Nord e Sud.

Noi non abbiamo le bende innanzi agli occhi! Noi sappiamo che non era, quello dei Borbone, un sistema di governo equilibrato. Noi ci rendiamo conto che fatta eccezione per le grandi città Napoli, Palermo, Reggio, Bari ove si concentrava gran parte della ricchezza e con essa gran parte dell’attività produttiva, il resto del territorio, destinato per la maggior parte all’agricoltura, presentava popolazioni poverissime ed organizzate in regime feudale.

Noi ci rendiamo conto che l’operazione militare di conquista del Sud ed il successivo regime di occupazione ha consentito di evidenziare la forte diversità tra città e campagne. Non ci convince, tuttavia, anzi respingiamo, il metodo con il quale il Governo Sabaudo decise di risolvere il problema ponendo in stato d’assedio l’intero territorio del Sud cominciando da Gaeta e distruggendo la guerriglia partigiana con ferocia degna della efferatezza della Gestapo.

Si sarebbero potuti adottare criteri di vera “annessione”, non di “conquista violenta”, del territorio. Una disumana ferocia, ascosa per anni da una falsa storiografia, emerge dalle tante testimonianze che, proprio in occasione dei 150 Anni, sono state rese in parte pubbliche. Essa venne assunta come metodo organico di repressione e non può essere taciuta per il diritto che tutti ormai abbiamo di conoscere le nostre vicende di “italiani” nel rispetto dei vivi e soprattutto dei morti.

Nascondere ancora la verità sulla Conquista del Sud e sul Regime Militare d’Assedio che, a partire dal 1860 e per tanti anni, incise pesantemente sulle condizioni di vita del Sud d’Italia, è, dunque, una grave colpa.

Se avessimo qualche anno fa, messo all’indice libri come “Un Anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu oppure “Le Battaglie Dimenticate” di Giorgio Longo forse non avremmo saputo che, durante i combattimenti della Guerra 15-18, i carabinieri avevano il compito di sparare e di lasciare sul terreno i fanti che si rifiutavano di avanzare. Non avremmo saputo di Generali che, per imporre la propria autorità, facevano fucilare inermi fanti colpevoli di inezie. Averlo saputo non modifica di una virgola il nostro rispetto per L’Arma Benemerita e l’importanza della Vittoria del 4 novembre, ma ci fa riflettere, in termini di dignità e rispetto della vita umana, sul comportamento di coloro che comandavano l’esercito in quelle circostanze.

Tornando alle considerazioni più attuali relative alla nascita dell’Unità d’Italia sarebbe auspicabile che molti di coloro che, allevati in aree socialmente meglio organizzate, leggessero almeno parte dei testi, oggi in libreria, che trattano le vicende accadute allora al Sud e, una volta edotti, assumessero un abito mentale più sereno e meno prevenuto verso i veri martiri di quel periodo di guerriglia che reclamano ancora giustizia.

Parafrasando una vecchia battuta di Bernard Shaw mi vien da dire:

“Per essere antimeridionali non è necessario essere Leghista anche se aiuta molto!”

Esiste infatti una miscela di falsità in merito alla così detta “Annessione” del Sud che nasce dalla manipolazione della verità storica; dalla deformazione di fatti o ancor più dalla soppressione di testimonianze e documenti. Sulla base di questo scenario la consapevolezza di essere nati a Nord determina una posizione ideologica di separatismo sociale, connaturata ai luoghi e all’educazione che viene somministrata da genitori, scuola e mas-media. Da qui scaturisce la convinzione che l’opera di Cavour fu perfetta; che Garibaldi fu un grande eroe; che Vittorio Emanuele II fu un soldato ed un galantuomo.

Molti al Nord intanto non conoscono l’operato del modenese generale Cialdini; forse nessuno ricorda il nome del vicentino Pier Eleonoro Negri!

Che il primo abbia instancabilmente bombardato per sei mesi Gaeta qui da noi lo sanno anche le pietre. Ma quanti ricordano che Negri è stato l’efferato massacratore di Pontelandolfo?

Per fortuna ci sono persone di pregio, nate a Nord che cercano testimonianze di verità ed analizzano con obbiettività quanto emerge.

Riporto integralmente da “Il sangue del Sud” del senese Giordano Bruno Guerri; Ediz. Mondolibri pag. 147:

« …gli uomini di Negri non seguirono nella macchia le ombre dei briganti e continuarono la marcia, raggiungendo Pontelandolfo…. Niente e nessuno fu risparmiato….I soldati uccisero ed incendiarono al grido di “Piastre! Piastre!”.Volevano il danaro. Fieno e legna secca, stipati nelle stalle e nei bassi per riscaldare d’inverno quelle case gelide, furono accatastati sulle soglie insieme a balle di paglia. Le torce consegnarono tutto e tutti al fuoco. Uomini, donne e bambini sorpresi dalle fiamme nel loro letto; i disperati che tentarono di fuggire vennero abbattuti come al tiro a bersaglio………. Le donne furono violentate. Una ragazza di sedici anni, legata ad un palo in una stalla, fu oltraggiata da dieci bersaglieri davanti agli occhi del padre e poi uccisa. Un contadino tentò di fuggire con il figlioletto tra le braccia: un soldato glielo strappò dalle mani e lo freddò a colpi di fucile».

È una delle testimonianze faticosamente riesumate dall’oblio imposto da una discutibile ed ormai lontana “ragion di Stato”.


A proposito di San Maurizio; di Fenestrelle; di San Benigno Canavese, i lager dove morirono di freddo e di stenti tanti giovani meridionali ( forse più di trentimila) Lorenzo del Boca, modenese di nascita, scrive nel suo “Maledetti Savoia” Ediz.Piemme Poket, a pag. 144:

«La Buchenwald del regno sabaudo di sua maestà il galantuomo era stata ricavata in un avvallamento naturale alla periferia di San Maurizio, sotto i contrafforti del Canavese, una ventina di chilometri da Torino.Un campo di concentramento feroce. Ci arrivavano i soldati dell’esercito di “Franceschiello” e i papalini dello Stato della Chiesa che venivano catturati e giudicati bisognosi di rieducazione morale e civile. Il viaggio era massacrante: tre o quattro giorni in nave fino a Genova stipati sottocoperta come animali e poi a piedi, in marcia almeno per una settimana, con abiti sempre più sdruciti e con scarpe sempre più sfondate…….stremati dalle fatiche avevano diritto a “mezza razione di cattivo pane e una ciotola d’acqua sporca che, secondo l’ufficiale di rancio era minestra. In una terra dove per otto mesi l’anno il termometro scendeva sotto lo zero dormivano in tende senza giaciglio e con ripari approssimativi. Morivano di fame e di freddo.»

Si comprende come a vederli passare per le strade la gente comune, ignara e legata alle sole apparenze, riteneva che i giovani del Sud fossero tutti laceri e che l’esercito da cui provenivano li aveva vestiti solo di stracci!

La occupazione militare che si protrasse in tante zone del Sud per lunghi anni e la determinazione alla più severa repressione può esser ben colta dal brano seguente, tratto da “La Conquista del Sud” del romano Carlo Alianello pag. 232 ediz.Rusconi:

«ordine del giorno del generale Lamarmora, prefetto di Napoli.

Napoli, 25 agosto 1862

Artcolo 1°. Il territorio delle sedici provincie napoletane e delle isole che ne dipendono è messo in stato d’assedio.

Articolo 2°. I generali comandanti di divisione o delle zone militari assumeranno i poteri politici e militari nei limiti delle loro circoscrizioni rispettive.

Articolo 3°. Ogni raggruppamento fazioso e ogni riunione tumultuosa saranno sciolti con la forza.

Articolo 4°. Il porto o la detenzione non autorizzata d’armi sono proibiti sotto la pena dell’arresto. I detentori d’armi dovranno dunque consegnarle entro i tre giorni che seguiranno la pubblicazione del presente bando nelle mani dell’autorità dalla quale essi dipendono.

Articolo 5°. nessuna stampa tipografica, pubblicazione o distribuzione giornali, fogli volanti o simili può avere luogo senza l’autorizzazione speciale dell’autorità politica del luogo, la quale ha facoltà di sequestrare, sospendere o sopprimere ogni pubblicazione.»


Che dire dunque? Sta per concludersi un Anno che avrebbe dovuto rinnovare davvero lo Spirito Nazionale e a ben riflettere Sud e Nord al presente, dopo 150 anni, sono accomunati soprattutto dal dissesto idrogeologico, dal problema delle frane che minacciano l’intero territorio, da Messina a Genova, per l’incuria e la prepotenza dei singoli. Sul piano della coesistenza reale i passi compiuti sono davvero modesti. Solo Fiorello riesce a rendere concordi gli italiani che si rifugiano, per non pensare, nelle sue esilaranti battute.

Gherardo Mengoni

Novembre 2011


Testo trasmesso dall'autore il 28/11/2011

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