la collezione d'arte: Vincenzo Mascia

2005 - Struttura 37-05, acrilici su legno, cm. 100 x 100

Note sull'artista

Non tutti gli artisti di un certo livello risultano conosciuti al largo pubblico. Oggi, nel mondo dell'arte, si sovrappongono agli artisti affermati, ed ampiamente storicizzati, quelli bravi, ma non particolarmente conosciuti, i giovani emergenti dalle buone basi, intenti alla ricerca estetica e a guadagnare margini di successo, e le meteore abbaglianti, ovvero gli effimeri. Insomma, una discreta babele d'istanze e di linguaggi genera una certa confusione. Il fruitore educato all'arte sa ben districarsi, ma chi non è solito frequentare i salotti ben informati, nonché le gallerie accorsate e i musei propositivi, accusa qualche difficoltà. Vincenzo Mascia è un operatore serio e tranquillo, poco dedito all'amplificazione della sua attività, indubbiamente di tutto rispetto, da conoscere senz'altro. Vive e lavora a Santa Croce di Magliano, in provincia di Campobasso, ed ha preferito il codice “madi”, che ha coinciso con la sua evoluzione artistica. La valida ed interessante produzione di Vincenzo Mascia è possibile vederla ad ogni manifestazione “madi”. Il "madi" continua il ventaglio di prerogative dell'astrattismo, proponendo l'opera cinetica ed il quadro esagonato, e non raccoglie, perché volutamente elimina, ogni ingerenza dai fenomeni di espressione, rappresentazione, significazione. Ma le esperienze "madi", vivificate da varie generazioni di artisti, avvertono i cambi e le flessibilità del tempo e possiamo considerare accettabili nuove formulazioni che prospettano un "post madi" e addirittura un "alter madi". Le nuove aggettivazioni, inedite, inusuali, inconsuete, attivano una costante metodologia di ricerca per un collegamento tra arte e architettura, tra arte e design. Mascia nel 1986 realizza le prime opere inoggettive e nel 1991 determina le prime strutture ad orizzonte estroflesso. Esaminato il lavoro di Fontana, assembla componenti tenendo conto che devono vivere uno spazio reale, e non illusorio, e nega soluzioni prospettiche. Le sue realizzazioni recenti, pur evidenziando il richiamo al costruttivismo ed al suprematismo, sono parimenti indotte e rivolte ad indagare livelli pluridisciplinari. Ogni opera di Mascia tenta, altresì, di recepire ed afferrare quegli utili coinvolgimenti dell'esperienza conoscitiva relativa ai processi percettivi. Le forme neoplastiche precisate rispondono ad essere felici ed assennate sintesi di piani, di colori e di combinazioni compositive. La sua provvida e minuziosa ricerca rifiuta dati figurativi e visioni metafisiche e si concretizza nell'esporre insiemi di rapporti complessi, resi in forme convincenti e capitali grazie alle particolari qualità e margini di affidabilità dei materiali usati. Per Vincenzo Mascia il progetto è la base su cui poter partire per investigare l'iniziale intuizione della forma e poter, poi, proseguire per intessere e per sovrapporre trame ed orditi geometrici di elementare essenzialità. La prima mossa è la scomposizione del quadrato in altre figure geometriche elementari, da regolare in accostamenti o in sovrapposizioni. Da confronti e da scontri tra gli elementi variabili della struttura compositiva si apre un teoria di possibilità estetiche, che tende a compattare un'unità. Una struttura di Vincenzo Mascia è un appoggio deciso a forme inseguite e, al contempo, uno smistamento di pungoli ottici. Un'altra struttura è un'àncora cromoplastica lanciata a guadagnare lo spazio e a definire un'architettura nell'architettura divina. Mascia cerca d'integrare la sagoma con la silhouette, il principio coloristico con la tinta nuova, il volume pieno con la dimensione aperta per aggregare le tensioni delle forze contrastanti in un sana e saggia saldatura che tenga. Far interagire disciplinatamente forze contrastanti, far valere sagome costruite, motivate di sapienti colori, sottolineare una virtuale inclinazione a superare varchi e ad abbracciare campi di spazio, gestire linee orizzontali e verticali, pieni e vuoti, superfici lucide e opache o concave e convesse è la complessa somma di azioni e di procedimenti attuata da Vincenzo Mascia per sviluppare il superamento dei perimetri e per ammettere dialoghi e contaminazioni. Sedimentazione di compositi tagli geometrici, sfalsamento dei piani e possibile integrazione di indirizzi di luce sono i punti fermi e qualificanti dell'ultima cosciente e matura produzione di Vincenzo Mascia, che non osa fermarsi per avere ragione delle linee e della materia. In conclusione, l’operatore presentando nel significativo spazio del “Museo Mineralogico Campano – Fondazione Discepolo”, di Vico Equense (NA), diretto con passione e bravura da Umberto Celentano, l’acrilico su legno, intitolato “Struttura 37/05”, cm. 100 x 100, conferma la sua piena adesione alla poetica del linguaggio “madi”, sempre in movimento evolutivo.

Maurizio Vitiello


Tratto dalla scheda della mostra “AGGETTIVAZIONI MADI” (12 novembre - 2 dicembre 2005), tenutasi presso “Museo Mineralogico Campano – Fondazione Discepolo” Via San Ciro, 2 80069 Vico Equense – Napoli

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