Note e Versi Meridiani


Mario Rapisardi

(Catania, 1844 - 1912)

"Ho creduto e crederò sino all’ultimo istante che flagellare i malvagi e smascherare gli ipocriti sia opera generosa e dovere massimo di scrittore civile."

Poemetti "L'impenitente XI"

 

Odio, nol nego, e di sì fosche bende

L'ira talor gli acri miei sensi allaccia,

Che con furor di flutti il cor si caccia

Contro chi il giusto opprime e il vero offende.

 

Ma come prima a' torvi occhi s' affaccia

L'Idea che le mie notti unica accende,

Ecco, Amor torna, e in cerula bonaccia

Sotto a lui la selvaggia anima splende.

 

Così, volgo maligno, entro il mio core,

Nell'opre mie, ne' detti miei sfavilla

Con alterna costanza odio ed amore :

 

Non l'amor tuo, che il mondo gabba e i santi;

Non l'odio tuo, che frigido distilla

Da la lingua de' preti e de' pedanti.

 

 

Nox

 

Dice il mare alla notte: O paurosa

Ombra, che invadi i miei torbidi baratri,

Che chiedi, o paurosa ombra, da me?

Se nel tuo cavo sen dorme ogni cosa,

Perché più fiero a te sorge il mio gemito?

Questo perpetuo fluttuar perché?

 

Dice alla notte il core: Ombra infinita,

Che gravi intorno a me, ch'entro a me penetri

Perchè contendi a le mie brame il ciel?

Se di sole e d'amor l'anima è ordita,

Perchè il vero a' miei stanchi occhi s'ottenebra?

Perchè, se pace io vo' s'apre un avel?

 

Tacito sopra i baratri marini,

Su' baratri del cor tacito stendesi,

Stendesi dell'immensa ombra l'orror;

Danzan nell'ombra i fati adamantini

E perpetuamente i flutti gemono,

Perpetuamente si querela il cor.

[…] Versi politici e sociali, inspirati da avvenimenti attuali e quindi caldi d' ironia o di sdegno essi non hanno un grande valore: sono poi quasi tutti superati dall'idea che vi si agita. Offrono queste liriche accentuatissimo il fenomeno che ho già notato altrove: non ve n' è di compiutamente belle nè di compiutamente brutte. Quelle che appaiono migliori, hanno qua e là versi tirati via e immagini barocche: le più condannabili hanno strofe ed espressioni di non comune bellezza. La vendetta sociale, l'anticlericalismo, l'odio di classe li inspirano tutte. I mietitori che falciano le messi per l'altrui mensa, i minatori che muoiono per arricchire i potenti, gettano l' urlo della vendetta, sembrano rievocare, con la voce del poeta, il vespro siciliano per la nuova rivolta. [Stralcio del saggio critico di Vincenzo Picardi, deputato del Regno d’Italia, 1913] leggi tutto in http://rapiasrdi.altervista.org/critica_a_rapisardi.htm

Questione fra settentrionali e meridionali d'Italia

Mario Rapisardi

Non avendo né voglia né autorità di far lungo discorso sull'immancabile questione fra settentrionali e meridionali d'Italia, mi restringo ad osservare che dal fraterno dissidio a me paiono principalmente colpevole i primi, che le Provincie nostre han considerato sempre come terra di conquista; e precipua cagione dei loro falsi giudizi è l’ ignoranza lacrimevole che essi hanno della nostra storia, della condizione del nostro popolo, della vita insomma e dell'esser nostro: ignoranza gradita alle camorre più o meno politiche e industriali, che ne fan prò ; alimentata stoltamente da un branco di novellatori che ci descrivono, per partito preso e per ragion di mestiere, come un popolo di accoltellatori e di bruti ; suggellata e quasi santificata dai biciclettisti di una scienza novissima, che ci ha marchiati e gabellati per barbari e condannati a barbarie perpetua.

Ma le male arti dei diffamatori, dei calunniatori e dei mestieranti hanno ormai tanto di barba; e il popolo se ne accorge e ne freme.

La parola d'ordine «Unione e non unità» si va, dopo quarantanni d'esperienza, facendo strada nell'animo degli onesti; e coloro che ci voglion tenere in perpetua tutela, per dissanguarci a lor comodo, si accorgeranno finalmente che le province meridionali, e la Sicilia in ispecie, non hanno mai tollerato a lungo le male signorie.

Ci pensi e provveda chi può.”

Pensieri e giudizi

Mario Rapisardi è comunemente conosciuto solo come poeta, e molti ignorano il Rapisardi prosatore. Si consiglia pertanto la lettura del suo “Pensieri e giudizi”, in una rarissima edizione liberamente scaricabile dai links sottostanti. L’opera racchiude vari pensieri e giudizi filosofici artistici politici sociali, in gran parte tratti dai discorsi di Rapisardi agli studenti, ai lavoratori, alla folla che lo amava. Forse alcuni giudicheranno queste pagine, come di cose oramai desuete. Ma quanti hanno il cuore aperto alle più belle manifestazioni della vita, udranno echeggiare in questo libro la voce carezzevole di un amico buono, il quale fu uomo di eroica tempra, che ebbe fede inconcussa nei destini umani, nonché di pensiero estremamente attuale.

Scarica il libro (formato pdf): Parte 1ª - Parte 2ª

Mario Rapisardi muore nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone, con rappresentanze ufficiali che giunsero addirittura da Tunisi. Catania tenne il lutto per tre giorni. Nonostante questo, a causa del veto opposto dalle autorità ecclesiastiche, la sua salma rimase insepolta per quasi dieci anni in un magazzino del cimitero comunale.

“Rapisardi, un poeta della Natura e del Mistero”

Saggio di Nunzio Vaccalluzzo, ed. R. Sandron 1930 (indispensabile per capire il Poeta)

"A un amico che gli consigliava di fare una scelta delle sue poesie, perchè avec un gros bagage on ne va pas à la postérité, il Rapisardi rispose col sonetto «Precipita la notte», fiero di non rinunziare a nessuna delle sue chimere, pur preferendo per l'arte il Giobbe, le Religiose, i Poemetti. Giudizio meritevole di attenzione, in quanto che l'affetto paterno per l'opera propria non gl'impedì di distinguere in essa due periodi, uno anteriore e l'altro posteriore al Giobbe. Pochi sono i poeti che hanno la fortuna di trovar subito, quasi sull'uscio di casa, l'ideale che accenda la loro coscienza e ispiri la loro fantasia. Il Rapisardi tale fortuna non l'ebbe: anzi n'ebbe una non so se più bizzarra o crudele; che dopo d'essere stato applaudito per i suoi versi giovanili, quando si credette poi maturo per l'arte, fu così combattuto e vilipeso da rendere difficile una coscienziosa valutazione dell'opera posteriore, dalla quale poteva essere misurata vantaggiosamente la sua vera forza poetica. Non è a dire che dopo la morte gli siano mancati giudizi equi e benevoli. Leggi tutto

Testi ed immagini tratti da http://rapiasrdi.altervista.org/index.htm per gentile concessione del Sig. Pietro Rizzo.

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