Note
critiche
La pittura di Roberto Mantellini tiene
vivo il ricordo dei “ragazzi”di Bagnoli, come lui li chiama, sia quelli
vissuti tra i fischi delle locomotive ed i richiami delle sirene dell’Italsider,
sia quelli delle nuove generazioni, nati dopo la chiusura dell’impianto
industriale. Per i primi l’Italsider rappresentava la certezza di
un’esistenza legata alla dignità del lavoro, ora preclusa dalle decisioni
demagogiche e dagli interessi privati di chi non conosce la pena del vivere,
la necessità del sostentamento. Roberto tuttavia sogna ancora, finge di
credere nella rinascita di un quartiere che si riappropria delle sue
risorse: il mare, le spiagge, la vegetazione di un tempo, la vivacità di un
territorio tra i più felici della terra. Nelle opere di Mantellini c’è tutto
questo, ma anche il suo mondo spirituale, la sua interpretazione del fare
arte per esprimere il suo pensiero, le sue idee nella forma che gli è più
congeniale. La materia colorata è protagonista delle sue opere, segnate da
un brulichio di lacche luminose, di segni che scavano come solchi il terreno
giallo e sabbioso, o quello nero del catrame depositato sul fondo del mare.
Segni che forse rimandano ai binari su cui correvano i carrelli e che
intersecano le ciminiere dei forni, da cui vengono fuori calde vampate di
fuoco che squarciano il buio della notte. Sono opere in cui la presenza
umana è stata rimossa, come a indicare il presagio di un destino
ineluttabile di solitudine, desolazione, sfiducia nel recupero di quel
quartiere che neppure la speranza, il sogno riesce più ad alimentare. Se poi
ci sarà una riconversione dell’area, sarà legata alla più bieca speculazione
e sarà motivo di una delusione ancora più cogente.
Vincenzo
Pacelli
Tratto
dalla presentazione della personale "Ancora catrame" c/o Museo Minimo,
Fuorigrotta Napoli
21/11-05/12/2006.