Etica e Reddito
La classe media non si misura sui soldi
di Maurizio Maggiani
Quando durante una delle più nefande guerre di religione dei cristiani
contro se stessi, le armate cattoliche del Giglio di Francia posero
l'assedio a Lione, la roccaforte protestante, si pose loro il non
semplice problema se uccidere in massa, come era già stato fatto
altrove, o risparmiare almeno parte della classe dirigente della città.
Non si trattava di un dilemma etico, ma squisitamente pratico e
utilitaristico: Lione, con i suoi professionisti, artigiani, scienziati,
commercianti, rappresentava il maggiore concentrato di ricchezza
economica e intellettuale del Paese.
Gli ugonotti di Lione avevano formato una gruppo sociale molto speciale
e originale, affatto singolare rispetto al resto di Francia e di gran
parte dell'Europa cattolica. Si erano fatti ricchi del loro lavoro e del
loro ingegno, sperimentando nuove tecnologie, nuovi saperi; praticavano
la curiosità intellettuale e la dedizione alla propria attività come
un'unica virtù; ripudiavano la sterile speculazione e investivano i
capitali ricavati dal loro lavoro in imprese utili alla collettività che
si arricchiva tutta partecipandovi.
Spendevano il loro denaro per abbellire le loro case e la città,
commissionavano e acquistavano dipinti di soggetto "laico" e quotidiano.
Ma soprattutto, ciò che orripilava gli inquisitori è che compravano
molti libri e li leggevano in gruppo con i loro amici; addirittura le
loro donne leggevano e si riunivano per discutere.
Ecco, secondo me dobbiamo agli inquisitori che si sono occupati di
"sistemare" Lione, la prima descrizione accurata di ciò che ancora oggi
chiamiamo "classe media". Questa particolare classe che si identifica
attraverso qualità diverse e concomitanti, non solo di natura materiale
ma anche intellettuale, che ricava e spende non per rendita ma per
lavoro, che non avendo rendite di posizione di nessun genere è spinta ad
essere libera di sperimentare e di agire nella società, portata al
rinnovamento, elettivamente avanguardia dei movimenti di pensiero
politico e religioso.
Ciò che accadeva a Lione alla fine del XVI secolo, accadeva anche
altrove, in Olanda, nelle città anseatiche, in quel territorio
geografico sociale, segnato dalla riforma protestante, che diventerà il
perno della modernità. Da quel momento la classe media sarà sempre
presente e riconosciuta nei mutamenti e nelle rivoluzioni degli ultimi
secoli, dalla rivoluzione americana a quella francese, sino a quella
sovietica.
Sì, perché la classe media non è la borghesia - è il direttore di banca,
non il proprietario della banca, è lo scienziato dell’industria
farmaceutica, non il suo amministratore delegato, è l'artigiano orafo
non il padrone della miniera di diamanti, è l'insegnante non la scuola,
il giornalista non l'editore - ma si muove tra borghesia e proletariato,
negli spazi che non sanno e non possono occupare le classi volta a volta
emergenti, senza mai dominare ma ponendo le basi del dominio altrui;
perché non possiede mezzi di dominio e perché nella forma mentis della
classe media non è compreso il dominio, ma il governo. E per questo che
gli ugonotti di Lione furono sconfitti militarmente dai cattolici, è per
questo che i più facili da massacrare, materialmente o metaforicamente,
sono i suoi membri, da allora fino ad oggi e quasi certamente anche
domani e dopo.
Ecco, se la classe media si identifica non per un censo, ma per una
forma mentis, uno stile di vita e di lavoro, una propensione ed una
elettività progressiva, un'etica di classe, oggi non c'è niente di più
stupido che confinarla in uno scaglione di reddito. E oggi non c'è
niente pi più arbitrario che autodefinirsi membro della classe media in
base alla propria disponibilità di reddito o alla sua indisponibilità. E
per questo che in questo Paese non esiste una classe media, ma solo dei
suoi brandelli. Ciò che con intenzionale mala fede è spesso confuso con
classe media è quella che Indro Montanelli chiamava "la plebe borghese".
Mentre i professionisti sfilavano a Roma infuriati perché oppressi
dall'impoverimento dovuto alla liberalizzazione nelle loro professioni e
dall'evenienza di una meno agevole evasione fiscale, i loro colleghi di
Copenaghen sfilavano per protestare contro un altro genere di
impoverimento: contro la riduzione delle spese statali per la cultura.
In Danimarca ha manifestato la classe media, in Italia la plebe
borghese. E in Italia e non in Danimarca si può appartenere a due classi
diverse essendo avvocati vicini di studio o insegnanti dello stesso
collegio docenti, o medici dello stesso reparto. Quello che mi chiedo è:
ma questo Paese, questo Stato e questo e i passati governi sanno farsene
qualcosa di una classe media attiva e prospera, riconosciuta nella
comunità per ciò che sa fare, vuole fare, vuole chiedere, sa pretendere?
O hanno casomai voglia di chiudere i conti con i virtuosi eretici della
città di Lione e preferiscono vedersela con i più semplici, carnali,
interessi della plebe borghese?
Maurizio Maggiani, Il Secolo XIX, 15 ottobre 2006