Mi metterò in coda per la festa della badante
di Maurizio
Maggiani
Quando sono di
cattivo umore, e questi sono i tempi giusti per i malumori, al mio pessimo
carattere aggiungo un'ulteriore, pessima qualità: la pignoleria. E, lo so,
non c'è come un cavilloso pignolo che ti mette le mani nel sangue. Pazienza.
Dunque, di
pessimo umore, pignoleggiavo nei giorni passati sulle truffe linguistiche,
quel genere di reato impunibile perpetrato attraverso la manipolazione delle
parole, con la perversa associazione indebita di parole tra loro.
Prendiamo il
mercoledì scorso, otto marzo. Vi dico otto marzo e voi cosa rispondete?
Festa della donna. Sbagliato, riproviamo: otto marzo? Niente da fare,
continuerete a rispondere: festa della donna. Truffa. L'otto marzo è sì una
ricorrenza internazionale che riguarda la donna, ma non è una festa.
L'espressione corretta, quella usata dall'Onu quando la promosse in tutto il
mondo, e come per molto tempo è stata citata da ognun, è: giornata della
donna. E c'è una bella differenza, una differenza abissale.
Un conto è
ricordare in questa giornata il massacro di un centinaio di operaie
americane arse vive all'inizio del Novecento in una fabbrica, ed
esemplarmente con quelle ricordare tutte le donne di tutto il mondo che
tuttora patiscono torti e persino ancora la morte, un conto è fare festa
alle donne o le donne che fanno festa.
Festeggiare che?
In questo paese e nella gran parte del mondo le donne hanno forse ragione di
festeggiare? Non credo che esse stesse lo pensano. Anzi, mi pare che l'idea
stessa di essere festeggiate induca le donne a sentirsi prese in giro, e
festeggiare loro se stesse le induca a una deprimevole melanconia.
Basta vedere
l'atmosfera di certi tavoli in certe pizzerie la sera dell'otto marzo. Se
fosse rimasta giornata e non festa, l'otto marzo invece che riempire le
pizzerie riempirebbe le piazze - e le case e i partiti, e i parlamenti e le
direzioni aziendali - di donne arrabbiatissime, intenzionate a chiedere
conto di ciò che i maschi non vogliono conteggiare. Ma siccome l'abbiamo
arbitrariamente trasformata in festa non con decreto, ma semplice
rimescolamento linguistico - ecco che … Passata la festa, gabbato lu santo,
e ci siamo levato di torno un problema, un problema non da poco.
Per la stessa
ragione, ho trovato tragicamente significativo sentire da due studentesse
parlare a suo tempo di "festa della Memoria". Ma scherziamo? Festeggiamo i
campi? Festeggiamo gli eccidi? Festeggiamo i genocidi? No, li ricordiamo in
una apposita giornata. di riflessione e raccoglimento, non certo di festa.
Ma, temo, la riflessione un annO via l'altro si trasformerà truffaldinamente
in festeggiamento. E addio memoria,addio responsabilità, addio e basta. E
qualche raro superstite di Srebrenica - quelli dei campi nazisti saranno già
tutti nell'al di là ~ si incontrerà mestamente in qualche pizzeria a far
finta di festeggiare ciò che non sarà mai agli occhi loro di certo
un'occasione di festa.
Martedì,
quattordici marzo, si celebra un'altra giornata importante. Non è ancora una
data ufficiale, ma non per questo è meno sentita. È la giornata del
migrante, per semplificare, direi: la giornata della badante. Infatti
martedì prossimo dalle 14,30 gli uffici postali allo scopo preposti,
accederanno le domande per il rilascio dei permessi di soggiorno a quei
lavoratori extra comunitari che oggi operano abusivamente, clandestinamente,
nel territorio nazionale.
Sarà una giornata
assai breve, finirà presumibilmente alle 14,35, cinque minuti dopo essere
iniziata. Infatti a fronte di più di un milione di domande ci sono solo
160mila posti disponibili, le famose "quote" dell'apposita legge Bossi-Fipi.
E chi avrà diritto a essere regolarizzato, sarà chi ha fatto timbrare per
primo dall'ufficiale postale addetto, la raccomandata con l'apposita
domanda. Semprechè la domanda sia stata correttamente compilata.
Come milioni di
altri cittadini italiani che necessitano del lavoro di un extracomunitario e
desiderano che sia in regola con le leggi ei regolamenti, io mia sorella ci
stiamo preparando da quasi un mese alla "giornata della Giorgetta", perché
Giorgetta è la cittadina rumena che si occupa, in modo esemplare e
insostituibile, di nostro padre. Per compilate la domanda abbiamo chiesto
l'aiuto di un amico esperto in questioni del lavoro, di un patronato
sindacale, di un'associazione di volontariato, e di un commercialista e
consulente del lavoro. Siamo diventati paranoici, ma Ia complessità perversa
e intenzionalmente proditoria della domanda prestampata e delle spiegazioni
allegate, ci ha costretto alla paranoia.
Basta un trattino
fuori posto e Giorgetta ti saluto. Infatti abbiamo discusso un'ora esatta
con l'assistenza di specialisti se per "bararre lo spazio" si intenda
apporre una barra - e se sì da sinistra a destra discendente o viceversa? -
oppure mettere una semplice croce, come usualmente si intende. Nella domanda
dell'anno scorso doveva essere una barra, in quella di quest'anno,
induttivamente, abbiamo scoperto debba essere una croce. Se abbiamo indotto
erroneamente, siamo fregati, perché il lettore ottico non conosce la croce e
annullerà la domanda.
E questo è solo
uno dei molti dubbi che ci restano alla vigilia della giornata di Giorgetta.
In quella giornata organizzeremo dei turni per presidiare la coda
all'ufficio postale che abbiamo scelto dopo una lunga considerazione sul più
idoneo. Se qualche soffiata che attendiamo ci consiglierà di esser lì già
nella notte precedente, dovremo organizzarci per una baby-sitter che dorma
con mio nipotino e un'assistente badante che si curi di mio padre in assenza
della Giorgetta, il quale mio padre soffrirà molto e in modo devastante
della sua assenza.
E poi, sedia
pieghevole ma da non far venire l'ernia del disco, termos per il caffè,
sacchetti di colazione e pranzo,e occhi ben aperti. La situazione è tale che
si temono disordini e raggiri.
Come andrà andrà,
siamo pronti anche al peggio e siamo in attesa dell'ennesima sanatoria,
visto che il ministro può decidere quel che vuole, ma i bisogni della gente
non li può decidere lui. Quelli restano, e queste leggi li rendono solo più
penosi e ignobilmente vessati. Ma ho la quasi certezza che tra non molti
anni la giornata del migrante, diventerà la festa della badante. Sempre che
le cose vadano bene, sempre che la truffa linguistica sostituisca
benignamente la truffa legislativa.
Maurizio Maggiani,
il Secolo XIX, 12 marzo 2006 |