La segretezza del voto? Abolita, grazie a Ruini Maurizio Maggiani Dunque domenica mattina andrò a votare. Io sì. Sono in una relazione di estrema familiarità con l'esercizio del voto; il messaggio elettorale è proprio sotto casa, di là dalla strada in una piccola scuola di collina, al limitare di un boschetto di robinie. Mi è spesso capitato di andare a votare tra le robinie in fiore, dando alla cosa un che di poeticamente festoso. Questa volta le robinie sono già sfiorite, ma resistano i cespugli di rose di Santa Rita ancora madidi di fiori nel mio cortile e, come già accaduto, ne porterò un mazzetto alla presidente del seggio, assieme al mio certificato elettorale. Nella sezione 36 ci conosciamo tutti. È una cosa talmente in famiglia che prima o poi cederò alla tentazione di andare a votare in pigiama, ancora con il gusto dolce e corroborante del latte e caffè in bocca: una roba molto, molto sensuale. Come me molti elettori della sezione 36 hanno l’abitudine di andare a votare di prima mattina, così c'è sempre una piccola coda con chiacchiere e convenevoli. Non. si parla mai di politica - noblesse obblige - ma sono certo che tutti, presidente, scrutatori, vicini di casa e di quartiere, credano di sapere da un bel po' di elezioni cosa voterò. Penso di averli fregati un bel po' di volte, ma questa no. Domenica il solo fatto che mi presenterò al seggio sarà una dichiarazione di voto. Così come io stesso saprò come la pensa signora Maria o Tullio il falegname a seconda che li troverò in coda con me. Così come si sono messe le cose - per essere; precisi, così come hanno messo le cose il cardinal Ruini e la gerarchia Cattolica con la trovata dell’astensione – il voto non sarà segreto. È una novità assoluta, una aberrazione del diritto di voto, e mi inquieta e mi scandalizza. Non tanto per me. Chiunque tra i miei concittadini abbia letto il giornale - e la nostra è una via all'antica e il giornale si legge e si commenta - conosce la mia posizione su questo referendum. Ne posso fare una questione di principio del tipo: voglio che il mio voto resti segreto come sacro diritto di un regime democratico. Ma per quanto mi riguarda resterà una parentesi imbarazzante. Voglio sperare che dal prossimo voto in poi non ci saranno giochetti che potranno minare la segretezza delle mie intenzioni. Voglio sperare che questa mia povera patria non sia lì per attaccarsi alla canna del gas. No, non penso a me, penso a una gran quantità di altri bravi cittadini. L'altro giorno a Benevento., nella chiesa di Santa Sofia ho visto i cartelli che intimavano di non andare a votare appesi a lato dei confessionali. In quante altre migliaia di chiese, in quante migliaia di prediche, di confessioni, di conversazioni prematrimoniali si sta intimando l'astensione, posso solo immaginarlo. Quello che è certo è che domenica il bravo parroco di Santa Sofia saprà se e chi tra i suoi parrocchiani ha trasgredito all'ordine e si è macchiato di peccato mortale. Tutti lo potranno sapere, di tutti. Allora penso a uno qualsiasi dei mille paesi dalla Valtellina al Cilento, penso alla mia via e alle mille vie dove tutti si conoscono. Penso al seminarista che in coscienza non crede che votare sia peccato, penso all'anziana signora, alla prossima sposa, penso al disoccupato che ogni mese ritira il piccolo aiuto in parrocchia; penso anche all'avvocato di grido, all'insegnante di Religione, alla maestra di paese, al vecchio dell'ospizio, al giovane in procinto di precaria occupazione. Penso a,tutti i cittadini che vivono nella fragilità di questo fragile paese. Chi tra loro se la sentirà di recarsi a votare come coscienza gli imporrebbe facendo pubblica dichiarazione di voto? Chi se lo sentirà di essere iscritto all'elenco degli atei nemici della vita? All'elenco dei nemici di Dio e della Chiesa? Domenica chi non andrà a votare potrà agevolmente nascondersi nella massa degli indifferenti e dei disinteressati, chi si recherà al seggio proclamerà la sua intenzione di far raggiungere il quorum e di consentire in questo modo l'abolizione di alcuni articoli di una legge che è diventata il campo di battaglia più cruente degli ultimi decenni. Altre battaglie cruentissime si sono combattute nelle urne, ma mai prive dell'intangibile tutela della segretezza. La gerarchia cattolica e la gerarchia politica ad essa confluente rendendolo palese si sono fatte proprietarie del voto dei credenti e dei clienti. I cittadini sono tornati finalmente plebe, come nei loro insperati sogni.
Il Secolo XIX, giugno 2005 |