La Religione Cristiana
ebbe la straordinarietà di saper amalgamare e assorbire tutte le
preesistenti religioni, fino a diventare Religio Romana e come tale
“imporsi” nel vasto Impero.
La proliferazione del Cristianesimo
avvenne naturalmente, quasi atteso ultimo appiglio ad un crescente
decadentismo sociale e al dilagare della corruzione dello stato, una
sorta di estremo rimedio alla fine di un impero(oriente)che aveva in
sé i mali di quello di occidente e che troverà nel Cristianesimo un
fondante motivo esistenziale.
Il Cristianesimo saprà
impossessarsi dei riti pagani, orfici e mitraici, raggiungendo in
tal modo anche le classi più abbienti e di potere, assorbendo la
stessa filosofia greca, influenzando le classi sociali più
culturalmente elevate, trovando le giuste risposte alle esigenze
degli intellettuali che vedranno nelle parole di un umile falegname
le risposte esaurienti tanto ricercate, rimodulando alla semplicità,
uno stile di vita sprecone e corrotto, non più adatto ai tempi .
Miriam(Maria)
ne è un esempio straordinario.
Intorno a questo personaggio
straordinariamente centrale nella storia del Cristianesimo ruota
l’evoluzione di una religione che ha segnato il mondo e che ancora
oggi ne determina il cammino morale e spirituale.
Una giovinetta ebrea, gracile e non
ancora sessualmente matura, sarà la madre del Salvatore Gesù,
resterà miracolosamente incinta in modo portentoso quanto Rebecca,
Anna o Elisabetta, queste ultime ingravidate oltre la menopausa.
“Colei che non ha mai visto il sangue”, Vergine e senza peccato originale, l’unica fanciulla
di sana e completa purezza fisica e mentale, degna di poter ospitare
il corpo del Salvatore.
Portatrice di vita, legame tra la
terra e il cielo, protettrice delle partorienti e delle gestanti,
Miriam raccoglie, naturalmente, la positività delle divinità
femminili precedenti (Era, Giunone, Diana, Mater Matuta).
Le prime raffigurazioni di Maria
risentono di queste influenze pagane, dovute al manierismo degli
artisti del tempo, che devono in un certo qual modo accontentare i
nuovi committenti e non avendo parametri o esempi antichi, si vedono
costretti a riciclare e riciclarsi proponendo vecchie immagini e
figure, adattate al nuovo che avanza in modo prorompente.
L’iconografia delle origini mantenne la simbologia pagana:La Luna di
Diana, il Melograno di Cerere……
Le prime raffigurazioni di Maria
risentono di questa influenza pagana, ma la bravura degli artisti
saprà ben rappresentare la virginale semplicità e la fattezza del
viso di una fanciulla ebrea. Maria viene raffigurata in piedi come
Giunone, Diana o Atena o seduta in trono come Iside, Cibele o
la Mater Matuta.
Maria non è solo la madre del
Salvatore è anche l’esempio della Fertilità e della Ricchezza della
Procreazione.
Il Ventre di Maria origine del
Mondo
“Porta nel tuo seno, o Maria, Colui che è padre del mondo, nel tuo
seno glorioso, tu porti il mondo”
(Sofronio) |
Nella Bibbia sovente si parla di
figli e la sterilità è vista come una maledizione divina e si fa di
tutto per evitarla.
Una famiglia numerosa è sintomo di
grazia divina e di prosperità.
Sara,
a lungo sterile concepisce Isacco, quando è in menopausa.
Non sottacendo che sarà proprio lei
a convincere
la schiava Agar a concepire un figlio con Abramo pur di conservarne
la discendenza.
Nel disegno divino, Ismaele, figlio
di un capo non potrà che essere capo di un grande popolo, da cui
discenderà il profeta Maometto che darà vita all’Islam.
Elisabetta, sorellastra di Miriam,
vecchia e sterile, concepisce il Battista.
Maria non è ancora sessualmente
matura, eppure viene ingravidata dal Verbo di Dio.
Maria
è l’ultimo anello di una umanità che fonda la sua forza sulla
capacità di procreare in condizioni eccezionali, diventando
naturalmente nume tutelare della famiglia e soprattutto delle
gestanti e delle partorienti.(Madonna del Parto).
Chiamata mater regina, mater
gentium, mater deorum, sancta dei genitrix.
La positività di Maria si manifesta
nel partorire con gioia e senza dolore, messaggio di sicuro conforto
alle partorienti.
La simbologia delle origini e la
raffigurazione delle Madonne Bizantine sono la conseguenza di tutte
queste esigenze popolari più che religiose.
“Non sono io che vivo ma è Cristo che vive in
me”
(San Paolo) |
La Madonna Platytera, quale
cosmo e universo, con la visione del figlio all’interno del corpo
come una ecografia, ricorda alcune statue egizie. La Madonna
Platytera fa la sua comparsa in Italia tra la fine del XIV e
l’inizio del XV secolo soprattutto nell’area adriatica compresa tra
le Marche e Venezia, cioè in quei territori che avevano mantenuto i
rapporti commerciali con l’oriente. Verso la fine del XIV secolo
ritroviamo lo stesso motivo anche in Toscana con la differenza che
l’espediente della mandorla viene qui sostituito con il motivo
naturalistico della cinta alta e ricurva sopra il ventre leggermente
sporgente di Maria. Un altro espediente era la rappresentazione del
Cristo in forma simbolica o con il monogramma IHS. Mentre in Toscana
già dalla prima metà del Trecento circolava la raffigurazione
realistica della Vergine incinta. Questo soggetto iconografico venne
chiamato Madonna del parto e rappresenta la Madonna da sola, in
piedi, in posizione frontale e visibilmente incinta. Il concilio di
Trento, ritenne non ortodosse le madonne incinte e molte statue
vennero distrutte o modificate. Gli esemplari superstiti sono quasi
tutti di scuola toscana, perché fuori della Toscana le altre
raffigurazioni della Madonna incinta(madonna del parto) sono
sedute.(Tratto da studi di Abramo Morandi)
La madonna orante che ha sul
ventre, dipinto il volto o il simbolo di Gesù è la madonna
Blachermitissa, evoluzione delle prime raffigurazioni della Madre
Celeste.
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Madonna della Libera |
Dalla confluenza delle 2
iconografie della Madonna (Platytera e
Blachermitissa-Blacherniotissa), si è sviluppata la raffigurazione
della Vergine col ventre pronunciato dalla gravidanza, di cui un
altissimo esempio è proprio la Madonna della Libera.
La madre di Dio è raffigurata al 7°
mese, numero di Gesù, che porta all’8 numero di Maria, per poi
giungere al 9, numero dei cavalieri templari.
Nel 300 si consolida l’iconografia
della Madonna Gestante/Madonna del Parto,
Alcuni studiosi riconducono tale
tipo di iconografia ad un periodo storico immediatamente successivo
alla soppressione dell’Ordine dei Templari, avvenuta il 1312 per
imposta volontà di Papa Clemente V.
La rappresentazione della Madonna
gravida è la visione del Tempio e della Chiesa universale racchiusa
e protetta dal ventre della Vergine che attende il suo tempo per
partorire il Salvatore.
Un messaggio nemmeno tanto oscuro,
che rappresenta la volontà di attendere tempi migliori per
rinascere, utili e indefessi custodi del Sacro Tempio.
D’altronde la pseudo scomunica o
meglio lo pseudo scioglimento dell’Ordine, lasciò più che speranze
ai migliaia di monaci cavalieri che confluiti negli Ospitalieri,
aspettavano con ansia il riscatto e la liberazione, per rinascere a
nuova vita
Le madonne del parto del 300, hanno
la veste rossa e il velo blu, in evidente stato interessante, con un
aggraziato accenno alla rotondità del ventre.
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Ritratto di Mons. Stiscia 1860
raffigurato con Il quadro della Vergine SS. della Libera come era a
quel tempo |
La Madonna diventa Chiesa e Tempio,
alla cui tutela sovrintendono i Cavalieri Templari.
I recenti studi parlano dei
Templari come di un ordine monastico sui generis, dove confluiva la
“inttellighentia” del tempo. Si sa per certo che furono
ingiustamente perseguitati non tanto per intascare le enormi
ricchezze e le immense proprietà, che confluirono, ben separate,
nell’ordine degli Ospitalieri di Sant’Agostino, ma soprattutto
perché la conoscenza del mondo e della civiltà araba, li aveva
avvicinati ad un movimento di pensiero che ricercava i punti di
incontro tra le religioni, più che i punti di contrasto. I rapporti
con i Sufisti, ordine di cavalieri musulmani d’elite e di
pari valenza dei templari, segna la nascita di un sodalizio e di una
rispettosa convivenza, alla ricerca del bene supremo e delle ragioni
dell’amore, unico e universale punto di origine di ogni cosa.(cfr.
La visita effettuata da San Francesco d’Assisi, nel 1219, al Capo
delle forze musulmane(sufista), il sultano Al Malik per trovare la
pace con la serena convivenza, rientra nel novero di quel gran
movimento culturale occidentale fondato sul Messaggio d’Amore)
La ricerca dei valori comuni,
avvalorati dalla discendenza dal Dio di Abramo e la visione di un
mondo di “Fedeli d’amore”, avranno una certa rilevanza, per
alcuni intellettuali(Dante) e attraverserà tutto il medio evo,
tramutandosi negli ideali dell’ Umanesimo e del Rinascimento.
I musulmani che venerano Gesù
figlio di Maria e hanno un riferimento costante alle storie del
Vecchio Testamento( il libro dei libri per le tre grandi religioni
monoteistiche), tramite i Sufisti perseguirono la ricerca di una
nuova strada per la convivenza pacifica nella Terra Santa, in
contrapposizione ad altri interessi meno nobili e tutt’altro che
fideistici, di entrambi gli schieramenti. Sembra assurdo, ma la
sconfitta di questi moderati rese più profondo il solco tra le
Biunivoche religioni, con le disastrose conseguenze che vediamo e
sentiamo ancor oggi.
“Il mio cuore è diventato capace di accogliere
ogni forma, è un pascolo per le gazzelle, un convento per i monaci
cristiani. E’ un tempio per gli idoli, è Kaaba per i Pellegrini, è
le tavole della Torah, è il sacro libro del Corano”
(Ibn Arabi) |
I Templari
furono annientati perché ricchissimi e forse perché antesignani di
una civile convivenza tra i popoli e le religioni, nel nome
dell’Unico Dio.
La conoscenza e lo studio, la
pratica esoterica e la medicina, furono le concause della loro
dissoluzione, senza dimenticarne la potenza politica e religiosa,
rafforzate dal fatto che i cavalieri templari erano alle dirette
dipendenze del Papa e non soggetti a nessuna limitazione canonica.
I Templari non sparirono, anzi,
giustiziati i capi e pochi altri, la gran parte di loro confluì, per
volontà del Papa, nell’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani e/o
Girolamini o nell’Ordine degli Ospitalieri di Sant’Agostino,
l’ordine che reggerà l’Ospedale di Santa Caterina di Montecalvo dal
1500 sotto l’egida del Beato Felice da Corsano e nel di cui Atto di
affidamento si ricorda la presenza dei Cavalieri (Templari ) fin dal
1200.*
*Dal
Registro della Cancelleria Angioina anni 1273-1283, regnando
Carlo I d’Angiò, fratello del re di Francia – San Luigi IX, si
legge di un proprio rescritto che viene riportato integralmente:
“12,
ivi.( 12 febbraio 1273) -
Il
milite Sinibaldo de Yallecupa regio familiare ricorre
a re
Carlo dicendo che dovendo egli mandare i suoi armenti di vacci-
ne e di
pecore della Puglia ad partes Marsie Montanas, molti di questi
animali
vengono presi arbitrariamente ed altri uccisi. Per la qual cosa
il re
ordina a tutti gli uffiziali regi di Puglia e di Abruzzo di non
commettere essi, né di fare ad altri commettere siflatti eccessi .
In questo
stesso giorno re Carlo ordina al Giustiziere ed a' pro-
fessori
dello Studio di Napoli di permettere a Maestro Giacomo For-
roaldo di
Scalea di poter liberamente in NeapoUfano Studio regerc ac
docere in
phisica, essendo stato all'oggetto esaminato ed approvato da
Maestro Simone di Montecalvo,
da Maestro Giovanni de Nigel e da
Tommaso
di Firenze, i primi due suoi chierici e tutti suoi medici e
familiari.
Il
rescritto la dice lunga su questo Maestro Simone che oltre a
essere Medico (Fisico) è anche Religioso (forse monaco templare)
nonché familiare del Re.
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Capitelli provenienti dalla Chiesa
di Santa Caterina
(Simbologia Templare sec. XIII-XIV)
Collegiata Santa Maria (Cappella
Ottagonale Carafa)
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Non va trascurato che la regola di
Sant’Agostino era quella che i primi Templari avevano mutuato dai
Canonici della Cattedrale del Santo Sepolcro a Gerusalemme
Carlo II d’Angiò, detto lo zoppo,
cugino di Filippo il Bello(il re persecutore dei Templari) si
adopererà per annientare i templari anche nel Regno di Napoli,
riuscendovi, solo parzialmente, a Montecalvo, per la vicinanza
storica, politica e religiosa della nostra cittadina a Benevento e
quindi a Roma e per la presenza di Cavalieri Templari tra le
famiglie feudatarie della Contea.
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“Ecce Ancilla Domini” |
La Madonna della Libera sembra
incamminarsi, con questo suo protendere le braccia rassicuranti ad
abbracciare il mondo al suo seno, pieno di grazia.
In età bizantina, la Madonna orante
diventa la Vergine che protende le mani immacolate ed è proprio
durante l’impero bizantino che si avrà una particolare venerazione
per la Madre di Dio.
Il Basileus condivideva con Lei
l’effigie sulle monete, e i documenti venivano autenticati con i
sigilli riportanti l’immagine della Vergine.
L’Imperatore Andronico II Paleologo
(1282-1328), esprime la sua gratitudine a “Colei che vigila sulla
nostra tranquillità in mille circostanze e respinge i nostri nemici”
Una particolare statua della
Vergine, proveniente dalla basilica del Santo Sepolcro, veniva
portata in processione e sulle mura di Gerusalemme in caso di
assedio da parte dei Turchi.
La Vergine più volte aveva
“liberato” Bisanzio dall’assedio dei nemici, la statua lignea di
facile trasporto sulle mura era rappresentata con le mani protese a
baluardo, come se volesse respingere il male (cfr. Madonna della
libera)
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Sigillo dei Cavalieri Templari |
Sicuramente, il Gran Maestro dei
Templari (Jacques De Molay)nel suo viaggio di ritorno in
Francia(1303)col suo tesoro e con i suoi cavalieri, ha attraversato
la Via Traiana, collegamento alla Via Francigena, e con buona
probabilità, stante la presenza dello Ospitale di Santa Caterina in
Montecalvo vi ha fatto sosta, nella considerazione che si stava
trasportando un Tesoro composto da diverse decine di carri, scortati
da almeno 2000 cavalieri.
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Pianta della Via Francigena |
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Capitello sec. XIII, Cappella
Carafa |
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Leoncino sec.
XIII, Collegiata S. Maria
Chiassetto Caccese |
Stessa
rappresentazione del Bene (Leone) che sconfigge il Male Provenienti
entrambi dalla complesso monastico templare di Santa Caterina |
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Portale di Ingresso alla collegiata
di Santa Maria sec XV
(architrave con simboli templari
proveniente da S.Caterina)
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Croci templari presenti su
architravi e pilastri
Collegiata S. Maria Assunta
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Toponimi
Templari
estratto art. "I Templari a Varese" di Fernando Cova
Molti
degli insediamenti templari in Italia sono andati distrutti oppure
se ne è persa traccia. Si possono fare alcune ipotesi basandosi sui
toponimi dei luoghi, ma occorre tener presente che i Templari
provvedevano alle intitolazioni solo nel caso di costruzione
ex-novo, mentre lasciavano il nome originale nel caso di subentro o
di donazioni di chiese o di ospizi. Ciò premesso si possono fare
alcune osservazioni:
- Il
titolo attribuito più frequentemente alle loro chiese è "Santa
Maria" seguita da un qualche appellativo (ad es., S. Maria
del Tempio, S. Maria dei Franconi, ecc.)
- Gli
altri santi più frequentemente usati erano gli Apostoli, S. Giovanni
Battista, S. Maria Maddalena, S. Lazzaro di Betania,
S. Bernardo, S. Ilario da Poitiers, S. Giorgio, S. Tommaso Becket,
S. Gregorio Magno, S. Pellegrino da Tallerona, S. Dionigi di Parigi,
S. Nicola, S. Caterina di Alessandria.( Santa Maria
Liberatrice)
Altri
toponimi che possono evidenziare un insediamento sono:
-
colombera, colombara, palombara: ha il
duplice significato di a) luogo dove stanno i colombi b) edificio
posto in luogo elevato; in Terrasanta i Templari appresero dagli
Arabi l'uso dei colombi viaggiatori. Tale toponimo si trova sempre
nelle immediate vicinanze di insediamenti templari. Nell'ottica
templare indica una torre di avvistamento con colombaia;
Il Palummaro
c/da e zona di Montecalvo ricca di acqua e dove è posizionata
l’omonima antichissima sorgente di proprietà della Universitas di
Montecalvo
.
-
commenda: toponimo appartenente all'ordine di S Giovanni di
Gerusalemme (di Malta), attribuito, dopo il 1400, agli ex possessi
templari assorbiti da detto ordine;
Nella Chiesa del Santissimo, si ricorda la presenza di un
altare le cui entrate erano destinate alla
Commenda di Malta.
-
grancia, grangia, granza, granziera,
ganzaria, grasceta, rance e derivati:
fattoria o insediamento rurale di conventi, ordini religiosi e
ordini monastico-militari; usato dai benedettini e cistercensi nelle
loro zone di bonifica e sfruttamento rurale ed in seguito usato dai
Templari, data la stretta relazione tra i due ordini.
Grascia
tipico
sostantivo dialettale montecalvese che significa abbondanza.
-
hospitale, ospitale, ospedaletto,
ospizio, spedale : deve intendersi come ospizio o
luogo di tappa; si trova, di solito, fuori le mura della città od
addossato ad esse per essere in grado di accogliere i pellegrini
anche dopo la chiusura delle porte d'accesso alla città;
Ospitale di Santa Caterina sec.
XIII
-
mulino (seguito dalla specifica "del Tempio" o dal titolo di
uno o più santi: ogni precettoria importante od ospizio aveva il suo
corso d'acqua e relativo mulino (non è specifico dei Templari);
La presenze di molti mulini ad acqua
(Mulini Gelormini toponimo)
-
peschiera, piscaria, piscatoria e
simili: stagno creato artificialmente per allevare il pesce; a causa
dell'alto consumo di pesce da parte dei Templari ogni precettoria,
autosufficiente, ne creava una nel caso non ci fossero già quelle
naturali;
C/da Pescara
zona ricca di acqua al limitare del centro urbano.
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Madonna della Libera anni 20.
Lastra fotografica (archivio Stiscia) |
La statua lignea della Vergine
(Santa Maria Liberatrice), probabilmente del XIV-XV secolo, di
provenienza Toscana e/o marchigiana, è un vero unicum nella
iconografia medioevale.
Di statura regolare, è
rappresentata nell’atto di protendere le mani per diffondere più che
preservare, con le mani al centro del cui palmo sono ben visibili le
croci rosse a 8 punte dei Templari (Croce delle 8 beatitudini).
Una statua ricchissima di simboli e
un concentrato di fede straordinaria.
La Vergine è incinta, con i ricci
capelli scuri che le adornano il viso finissimo e aggraziato, un po’
paffuto dalla gravidanza e ben evidenziato dal gonfiore delle gote e
dalla leggera prominenza del sottomento.
Lo sguardo dolcissimo e una luce
negli occhi, tipico delle donne incinte, è rappresentato con
maestria dall’ignoto scultore, che ha ben evidenziato un innaturale
rossore alle gote, tipico delle donne in stato interessante, avvolte
da un pallore perenne contrastato con l’ausilio di un colorito
artificiale, a cui non si sottraevano, certamente, le donne di tutte
le epoche e nemmeno le ebree.
Il Mantello, originariamente di
colore blu, tipico delle statue del 3 e 4cento, sembra posizionato
nell’unico modo possibile ad una ragazza che mostra con orgoglio e
con riservatezza la sua imminente ed evidente maternità.
La Madonna sembra al 7 mese, numero
del Cristo, prima di passare all’8 numero legato alla madre di Dio e
al tempio e infine al 9 che segna il tempo del parto e che però è
anche il numero proprio dei Templari.
Sul petto della vergine è
riprodotta la croce patente dei Templari, racchiusa in un cerchio,
retaggio della iconografia bizantina, a rappresentare la presenza
del Cristo nel suo ventre.
La veste damascata è sorretta da
una cintura(in-cinta) tipica delle donne ebree e annodata sul
davanti a mo di fiocco con il Nodo di Salomone, di facile apertura,
a dimostrare la discendenza divina e la continuità storica del
Salvatore, con il popolo di Israele.
La tradizione storica montecalvese,
ricorda che la statua della Vergine fu trovata miracolosamente in
quel di Corsano nell’anno 1630 e in concomitanza della Peste, di
manzoniana memoria e che l’evento, con conseguente processione
devozionale, abbia “liberato” Montecalvo dal gravissimo flagello:
"Libera nos a malo".
Molto probabilmente le cose sono
andate in modo diverso, ritenendo che, effettivamente la statua era
“custodita” presso il Convento di San Giovanni Battista in Corsano,
appartenuto ai templari e di poi agli Agostiniani, quale icona
templare e perciò soggetta a distruzione, (Il Concilio di Trento (XVI
sec) vietava di conservare immagini sacre non rispondenti ai canoni,
come la vergine incinta, quindi da distruggere).
La distruzione della statua grazie
a Dio non avvenne, forse per la particolare bellezza della sacra
icona o soprattutto per il recondito significato, la sacrale
simbologia di riferimento e la documentata presenza di Cavalieri
Gerosolimitani nei secoli successivi e nelle più importanti famiglie
montecalvesi, imparentate e legate alle più potenti famiglie
regnanti d’Europa.
Il miracolo vero o no che fosse,
abbinato ad un evento eccezionale, consentì il recupero di una
immagine sacra di eccezionale fattura e bellezza, a cui il tempo
aveva ridato una nuova funzionalità, conservando però, almeno in
parte, le straordinarie simbologie originarie.
Da oltre 3 secoli una delle opere
d’arte e di fede più importanti del basso medioevo, illumina la
Chiesa del Carmine di Montecalvo Irpino, conforto delle gestanti e
rifugio delle partorienti.
Molte donne hanno avuto la gioia
della maternità, grazie alla sua intercessione e la tradizione vuole
che una principessa di casa Borbone ne ha testimoniato la potente
intercessione con il dono di quel prezioso medaglione aureo che
campeggia maestoso e centrale sul manto d’oro e che rappresenta la
gloria della madre celeste nello splendore dei cieli.
Antonio Stiscia
Montecalvo Irpino,
26 Settembre 2009
Pubblicazione Internet de Il Portale del Sud,
agosto
2010
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