Pensiero Meridiano

L’Italia ripudia la guerra

di Nicola Lo Bianco

Celebrazione del 4 novembre: com’è lontana dalle nostre coscienze questo “giorno della vittoria”, conclusione di “magnificate carneficine” della 1ª guerra mondiale.

Un evento di una preistoria morale e civile, se non fosse che la guerra continua, continuano le stragi, l’uso della forza imperatrice, la violenza delle armi e del predominio economico, la sudditanza e l’oppressione degli inermi.

Ancora si insiste sulla bieca celebrazione di un evento belluino, quasi a dare un attestato di “nobiltà storica” alle attuali nefandezze perpetrate in giro per il mondo.

Allora, negli anni della guerra, si proclamava che era per la patria, e tanti vi trovavano una ragione. Oggi, al danno aggiungono la beffa dell’inganno: la guerra non è più oltraggio, crudeltà, atrocità, è “umanitaria”, porta la bandiera della libertà, la fanno in nome e per conto dell’umanità, una guerra buona, intelligente, di solidarietà e benevolenza: un’offesa all’intelligenza ed alla sensibilità del popolo italiano.

Questo giorno, se vogliamo serbare memoria e onore ai milioni di caduti, dovrebbe essere occasione per ribadire quanto e perché ci riconosciamo nell’art.11 della nostra viva e attualissima Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...”), occasione per riflettere, ad es., sulle parole di un fondatore della nonviolenza, Lev Tolstoj: «Nessuna guerra si vince, la guerra si perde e basta».

Non c’è nessun “nobile” motivo che giustifichi una guerra, essa è assassinio, fame, sporcizia, dolore, distruzione e degenerazione morale.

Essa è un attentato alla natura dell’uomo.

E invece, si continua a sventolare il tricolore con disonore:il 4 novembre, ci verranno a raccontare della giustezza, della necessità, della ineluttabilità della guerra;che essa “purtroppo” è l’unica strada da percorrere; che ci sono alleanze e patti “internazionali”, che sono precise incombenze riservate al Ministro della Guerra, il quale, ufficialmente, a conferma dell’inganno, si fa chiamare Ministro della Difesa.

Questo tipo di 4 novembre se lo celebrino “tra di loro”, ministri e sottosegretari, alte cariche dell’esercito e dello Stato, in TV, a rinnovare le solite omissioni e bugie.

Noi ci riserviamo di ricordare, nel mentre che il signor Ministro parlerà ai “suoi” soldati, di ricordare quello che lui dimenticherà di dire: che la guerra in Afghanistan ci costa 2 milioni di euro al giorno, due milioni al giorno; che mentre loro tagliano 8 miliardi di euro alla Scuola pubblica ed ai servizi sociali, il bilancio della “Difesa” è stato per il 2010 di 27 miliardi di euro; che per i prossimi due, tre anni, sono in agenda 17 miliardi di euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F 35; che fino a oggi la “democrazia” in Libia, oltre all’ignominia dell’aggressione, ci è costata 700 milioni di euro.

Insomma, il Ministro e i suoi amici tramano le loro guerre in palese violazione della volontà popolare, della Costituzione, del diritto internazionale, e a noi ci lasciano il compito di sostenere la finanziaria degli interessi privati e dei privilegi, dei banchieri e degli speculatori.

È una logica che non ci appartiene. Ci piacerebbe invece organizzare un giro tra lapidi e monumenti dei vari paesini, a leggere ad alta voce i nomi e i cognomi della “grande guerra”, a ribadire la nostra opposizione alla guerra, sintesi di una cultura della violenza non più concepibile, perseguita da chi divide il mondo in soldatini e generalissimi.

Siamo piuttosto d’accordo con quella vecchietta che salendo sull’autobus, in risposta non si sa a chi e a che cosa, gridava: “ancora ‘un si l’hannu livatu u viziu d’a guerra? a cu parra di guerra ch’avissi a siccari a lingua” (ancora insistono con il “vizio” della guerra? A chi parla di guerra, gli si dovrebbe seccare la lingua in bocca).

Ma è “gentuzza, signor Ministro, che lei, tra una guerra e l’altra, non ha tempo di ascoltare.

Pensare agli uomini come esseri superflui, usarli come strumenti per scopi che gli sono estranei ed ostili, è una logica putrescente che già da tempo ripugna alla coscienza dell’umanità.

Noi celebriamo il 4 novembre riferendolo direttamente alla marcia per la pace Perugia-Assisi, dove sono vitali e presenti le parole del suo fondatore, Aldo Capitini: «…la realtà è fatta in modo che tanti esseri viventi vivono per la morte di altri…».

Una realtà, si capisce, inaccettabile.

Nicola Lo Bianco

Novembre 2011

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