Editoriale del Portale del Sud I liberali ed il revisionismo della storia risorgimentale Alfonso Grasso Il pensiero liberale sembra da qualche tempo abituarsi a cercare la pagliuzza nell’occhio dell’altro, senza accorgersi della trave nel proprio. Nel caso del cosiddetto revisionismo storico "anti-risorgimentale" se la stanno prendendo infatti con la sinistra o con non meglio identificati “ex-PCI”. Mentre, come tutti sanno, il revisionismo (anche quello filo-fascista) trova platea e fautori specialmente tra i reazionari, che a livello politico si esprimono nelle forze di destra attualmente al governo. Si vede che il “metodo-Schifani”, cioè dar tutte le colpe ai “comunisti”, sta facendo scuola! A chi giova revisionare il risorgimento e il fascismo? No di certo a Bertinotti o a Fassino! Esso invece giova al leghismo, con cui le forze politiche liberali hanno fatto comunella, trasformandolo nel “maschio dominante” di questa maggioranza. I liberali, che giustamente si sentono eredi di coloro che hanno fatto il Risorgimento, non dovrebbero pertanto celarsi dietro la retorica sacralità, ma contribuire a far fluire nel Paese la verità storica, ammettendo che ci furono zone d’Italia che si giovarono del Risorgimento, altre (il Mezzogiorno) che la pagò, suo malgrado. I liberali dovrebbero anche ammettere che il Risorgimento, nato in funzione modernizzatrice ed anticlericale, ci ha invece convogliato in uno stato reazionario, quindi fascista, che ci ha disonorato con la persecuzione degli Ebrei, tanto da divenir complice dei nazisti. E che ne è “oggi” della separazione stato-chiesa? Tale autocritica è assolutamente necessaria da parte degli storici e degli opinionisti liberali, proprio per contrastare la strumentalizzazione leghista, e difendere la solidarietà nazionale, e quello stato unitario laico a cui, finalmente e faticosamente, stavamo approdando, prima dell’avvento con il 2001 del bossismo. |