HO ESPRESSO NEL PASSATO il parere che sarebbe stato meglio se l'Italia fosse stata unificata dai Borboni piuttosto che dai Savoia. Per tante ragioni. La dinastia napoletana era più cosmopolitica di quella piemontese, e Napoli era città, già nell'Ottocento, di più largo respiro che Torino. Sul malgoverno borbonico se ne sono dette di tutti i colori, ma questa è la sorte di chi perde. Molte critiche erano immeritate. Altre erano fondate, ma potevano essere rivolte tali e quali all'Italia settentrionale, dove il buon governo esisteva, pare di capire, solo nelle regioni amministrate dagli Asburgo: la cui saggezza ed efficienza sono ormai universalmente riconosciute, e rimpiante. Un'argomentazione mi sembrava la più convincente, fra le tante possibili, a favore di quella mia tesi: bastava osservare il risultato di quel che è successo, per auspicare che fosse successo qualche cosa di diverso. Se dunque un re napoletano, invece di starsene rintanato nel Mezzogiorno, avesse deciso di marciare verso il Nord... Avvenimenti recenti hanno militato, mi sembra, a mio favore: anche i Borboni hanno un erede, e la discrezione con cui si comporta merita rispetto. Voglio solo precisare, per dovere di onestà, che ho molta ammirazione per un Savoia, che fu a mio avviso un uomo di grandi qualità: mi riferisco a Umberto II. Eccezione che conferma la regola. NON HO DUNQUE CAMBIATO PARERE, negli ultimi tempi. Devo però confessare che, in seguito a qualche riflessione, mi sono reso conto di una mia incoerenza. Mi sono convinto infatti col passare del tempo che la sorte delle nazioni è, per così dire, segnata. Ogni nazione, in altre parole, è quella che è, così come ogni botte da il vino che ha. Ogni nazione è il risultato del livello e del comportamento dei gruppi sociali che la compongono, e difficilmente i singoli personaggi sono in grado di mutarne la natura. Ho un'età che mi ha consentito di vedere all'opera tanti governi di colore diverso. Ho ascoltato di volta in volta i propositi di chi li rappresenta. Ebbene: ogni governo ha più o meno tenuto la stessa condotta del precedente, e se qualcuno è stato diverso, la diversità era costituita solo da qualche individuale nefandezza. Non dico di più. Fatta dai Savoia o dai Borboni, repubblica proporzionale o maggioritaria, l'Italia è insomma sempre l'Italia. Magari cambia, a poco a poco. Ma così lentamente che stentiamo ad accorgercene.
di Piero Ottone (il Venerdì di Repubblica 22.8.2003) |